Palermo, 2 gen. – Diminuiscono gli sportelli bancari in Sicilia. Nel quadriennio 2017-2020 sono passati da 1471 a 1197 (-18,63per cento) con una minore presenza nelle aree marginali dell’isola. E’quanto emerge dall’Osservatorio regionale del credito, presentato oggi dall’assessore all’Economia della Regione siciliana, Gaetano Armao. Le banche con sede fuori dalla Sicilia sono attualmente in numero nettamente maggiore rispetto a quelle siciliane e maggiormente concentrate nelle aree polarizzanti dell’isola, 337 nell’area di Palermo e 269 nell’area di Catania.
La tendenza in espansione dei depositi, in corso nel 2019 e accentuatasi nel primo semestre 2020, riflette la contrazione dei consumi e l’esigenza di accumulazione di liquidita` da parte delle imprese, innescata dal diffondersi della pandemia. Nel territorio regionale e` stata confermata, tuttavia, un’incidenza percentuale delle sofferenze sugli impieghi più` elevata della media italiana, conun valore del 6,5 per cento rispetto al 4 per cento nazionale, ma soprattutto in considerazione degli impieghi di otto volte superiore a quella nazionale nonostante un piu` rilevante incremento dei depositi.
Il valore delle operazioni finanziate dal Fondo di Garanzia dimostra ulteriormente lo squilibrio tra Nord e Sud – spiegano dall’assessorato all’Economia – e le misure finanziarie di contrasto alla crisi, previste già` prima dell’estate hanno favorito il Centro Nord proprio per le caratteristiche imposte dal governo”. Uno squilibrio, sottolinea l’assessore Armao “appesantito dai maggior costi per la Sicilia derivanti dalla condizione di insularità che, di per sé, costa ai siciliani 6,5 miliardi di euro all’anno ovvero una cifra paragonabile agli effetti prodotti dalla pandemia nell’anno in corso.
(Adnkronos)