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Digiuno intermittente, l’esperto Iss: “Non serve a dimagrire e non è per tutti”

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(Adnkronos) – No alle esasperazioni tra favorevoli e contrari al digiuno intermittente. Meglio attenersi alla scienza a partire dal fatto che questo regime alimentare “non serve per il controllo del peso. Per coloro che lo studiano, questo metodo – che prevede di mangiare solo in finestre di 6 o 8 ore al giorno e poi digiunare le restanti ore – serve per azzerare il metabolismo. Questa ‘disintossicazione’ dà una risposta al mangiare troppo, tipica della nostra epoca nelle società occidentali”. Marco Silano, direttore del Dipartimento di malattie cardiovascolari, endocrine-metaboliche e dell’invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità, interpellato dall’Adnkronos Salute fa chiarezza sul digiuno intermittente che ha sempre più ‘tifosi’ e sostenitori ‘Vip’, nonostante i dubbi su un utilizzo indiscriminato suggerito, per esempio, da un recente studio che indica un maggior rischio di morte cardiovascolare fra chi lo adotta.  

Con l’azzeramento del metabolismo che si ottiene con questo metodo, precisa Silano, “si riesce ad abbassare, quasi annullandoli, i fattori molecolari che inducono la produzione di insulina, l’ormone che ‘dice’ al nostro organismo di trasformare il cibo che introduciamo in massa magra e, se poi questa è completa, in massa grassa”. In qualche maniera, digiunando, “si mette il ‘contachilometri’ a zero e poi si riparte. In questo modo i danni di un’alimentazione sbagliata sono mitigati”. Ma come qualsiasi tipo di regime alimentare, anche il digiuno “non deve assolutamente basarsi sul ‘fai da te’. Va adottato solo dopo aver consultato il medico”, raccomanda l’esperto. “Non è per tutti – puntualizza – e vanno valutate eventuali condizioni di esclusione, in particolare la salute di cuore e reni”.  

Inoltre, non è consigliabile protrarre a lungo questi regimi. Sul piano scientifico “non abbiamo dati a medio e lungo termine su quanto un ciclo di digiuno può essere ripetuto, anche perché gli studi in merito sono relativamente recenti sull’uomo. Abbiamo dati, relativi al digiuno, sugli organismi unicellulari, sugli animali più semplici, come alcuni vermi”, aggiunge Silano, sottolineando che il “nostro metabolismo oggi soffre perché, alle nostre latitudini, mangiamo troppo. Un’alternativa più che valida a questi schemi di digiuno, spesso anche abbastanza complicati e difficili da seguire, è semplicemente mangiare di meno – suggerisce -, riducendo le quantità di cibo di ogni pasto. Il problema reale è che attualmente mangiamo troppo, troppe calorie, troppi zuccheri raffinati, troppi alimenti processati. Invece di ricorrere a queste forme complicate ed eccessive, i cui effetti a lungo termine non sono stati ancora studiati, si può semplicemente muoversi di più e mangiare meno tutti i giorni”.  




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