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L’Omaggio a Maria Callas di Myrtò Papatanasiu e Alessandro Cadario, sintonia con estrema espressività

La sintonia e la complicità tra il soprano e il direttore facevano in modo che l’orchestra si amalgamasse completamente con le esigenze interpretative della Papatanasiu[...]

Un pubblico curioso e attento ha partecipato ieri al concerto in Omaggio a Maria Callas tenutosi al Teatro Massimo di Palermo.
Il lettore mi perdonerà una certa emozione da parte mia che, dopo tantissimi anni risalgo quella scalinata attraversando, come molti altri un’architettura dalla sobria monumentalità in cui tutto è perfetto, come un salone tirato a lucido per accogliere i suoi ospiti. E gli ospiti c’erano ed erano anche molti per godere dell’ineccepibile direzione di Alessandro Cadario in perfetta sintonia con l’estrema espressività di Myrtò Papatanasiu.

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Sobrietà, eleganza con qualche tocco di eccentricità, quasi doveroso a teatro, riempivano una platea in attesa con quell’aria quasi di una serata fuori programma per cui è piacevole, tra le tante possibilità, scegliere di passarla a teatro ad ascoltare della buona musica.
La buona musica naturalmente c’è stata da Gounod a Ravel passando da Verdi e Puccini.

 

Come si accennava prima la direzione dell’ottimo Cadario è stata precisa, con un’ammirevole capacità di imporre i silenzi netti, alternare con maestria e splendido gioco di bacchetta i forte e i piano dando vita, con un’incredibile proprietà tecnica, ai colori della melodia imposti dalla partitura. Una volta si diceva in questi casi che sarebbe stato come ascoltare un disco, ma onestamente non potrei dirlo, perché in realtà era come ascoltare proprio una partitura che prende vita.

Questo indubbiamente merito sia della direzione sia dell’organico orchestrale del Massimo.

 

Se, a freddo, una direzione a mio avviso eccellente ma che potrebbe aver deluso i feticisti del patos per cui sia quasi necessario “sporcare” un’esecuzione a beneficio del sentimento, a dimostrare la capacità esecutiva di Cadario la sua attenzione ad amalgamare l’orchestra alla splendida voce della Papatanasiu che, in rispetto alla più profonda tradizione callassiana di passione non mancava affatto.

Entrando in scena con un meraviglioso abito color limone, già dalla prima nota ha galvanizzato l’intero spazio creando quasi una bolla di calore interpretativo per cui, anche a occhi aperti, era possibile vedere dietro di se scene, costumi e organico di un intero melodramma.

La sintonia e la complicità tra il soprano e il direttore facevano in modo che l’orchestra si amalgamasse completamente con le esigenze interpretative della Papatanasiu che, modulando i fiati con estrema maestria, capacità per altro che le è valsa molti riconoscimenti internazionali, si è dimostrata a dir poco emozionante.

 

La sua esecuzione di Violetta in “addio del passato” commovente, la sua Mimì ingenua e astuta al tempo stesso così come lo richiede il personaggio ma, se mi è concesso dirlo, l’esecuzione delle cinque melodie popolari di Ravel, fulcro di una piacevolissima godibilità, hanno rimesso in pace col mondo anche per l’orecchio più esigente e il cuore più cinico.

Applausi e sonori apprezzamenti hanno chiamato alla ribalta tre volte Myrtò Papatanasiu e Alessandro Cadario per accogliere l’affetto del pubblico.

Una serata indubbiamente ben spesa.

 

 

 

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