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I “devoti” fondatori della città di Catania hanno inventato S. Agata e il suo culto

Da dove ha origine il culto di S. Agata? Come è possibile che una festa per una santa sia coinvolgente per migliaia di devoti? Era un culto di una dea preellenica? Nuove ipotesi suffragate da prove storiche e documentali

Partendo dai culti dell’Anatolia (grosso modo l’attuale Turchia) si trovano dei gruppi di teofori, come venivano definiti coloro che erano posseduti dalla divinità. Erano chiamati “catanoensi”: circa seimila, uomini e donne, che si spostavano a seconda delle feste che riguardavano le varie divinità. Il termine viene dal greco catà che significa “dall’alto” e noesis che significa “intelligenza” alias intelletto, alias conoscenza.

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È probabile che fossero devoti della dea Cibele, dea Madre Terra di origine anatolica e che poi i greci calcidesi, che hanno fondato Catania, portarono come culto. A Catania “i catanoensi” conservano un quartiere, una via, un lavatoio con un fiume sotterraneo detto Lognina e una chiesa dedicata alla Divina Maternità della Beata Vergine Maria, in precedenza dedicata alla Madonna delle Grazie. Ricordiamo che la chiesa originale è stata costruita dopo il terremoto del 1669 e che si trova su un cono vulcanico, dove è probabile ci sia stato un tempio dedicato alla Dea Cibele di cui sono state cancellate le tracce, tranne nel toponimo del nome del quartiere.

I “catanoensi” nelle cerimonie votive durante l’equinozio di primavera, guidati dai sacerdoti della dea, suonavano tamburi e cantavano invasi in un’estasi orgiastica, poiché la Dea Cibele era la dea Madre della fecondazione, ma anche della distruzione nota come dea tellurica, cioè padrona dei terremoti.

Senza risultare provocatori o offensivi rispetto al culto della patrona di Catania, la vergine e martire S. Agata, di cui sono state acclarate e confermate le origini del culto di natura isidea, cioè alle origini di Iside, dea madre di origine egizia, conserviamo ancora vestigia di questo culto nell’obelisco che sormonta il nostro simbolo dell’elefante in piazza Duomo a Catania. In realtà considerando che i simboli, le credenze e le culture della nostra città sono talmente intricate, complesse e sovrapposte, non sia escluso che la dea Cibele, che la dea Iside, e successivamente la nostra venerabile S. Agata, facciano parte dell’insopprimibile desiderio da parte dei devoti e devote di aver un contatto con la propria parte divina, da cui come esseri umani siamo stati generati. Per approfondire questo argomento consultate il nostro mensile:

https://www.leculture.it/cultura/mysteria/chi-erano-i-devoti-fondatori-della-citta-di-catania-detti-catanoensi/

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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