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Esperienze funzionali: Le identità di genere maschile e femminile. Una risorsa per la vita

Un buon 2024 pieno di pace e di speranza dal prof. Luciano Rispoli, Psicologo e Psicoterapeuta: “Sappiamo con certezza che esistono popolazioni non guerriere, e che la violenza non è affatto insita nell’essere umano, non è naturale, ma viene creata e alimentata a poco a poco”.

Nell’augurarci un buon 2024 pieno di pace e di speranza il prof. Luciano Rispoli, Psicologo e Psicoterapeuta Funzionale, Fondatore della Psicologia Funzionale e del Neo-funzionalismo,  ci illustra come le identità di genere (o sessuali come oggi si tende a definirle), non sono quelle legate solo alla presenza di caratteristiche genetiche e corporee, ma intese come l’essenza profonda delle persone. Le violenze tra uomini e donne e di conseguenza, nelle città, nei paesi, nelle nazioni e su tutto il pianeta nascono perché l’educazione “patriarcale” ci ha messo fondamentalmente l’uno contro l’altro. “Distanziamoci, innanzitutto, dalle stereotipie di genere, false identità indotte fondamentalmente da situazioni sociali, da convenienze nate in talune popolazioni e diffusesi in tutto il pianeta. È importante allora (se non fondamentale) comprendere al di sotto di queste stereotipie quali siano in realtà le qualità che caratterizzano i due generi prevalenti, femminile e maschile, qualità che andrebbero in ogni caso recuperate perché possano apportare elementi positivi alla nostra società, che possano far ritrovare un benessere di vita sostanziale in una società che finalmente sappia rispettare realmente tutte le diversità di genere presenti.

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Si tratta di ritrovare una condizione che è a monte delle differenze tra i vari sessi, una condizione che può creare collaborazione, sinergie, rispetto per tutti, di qualunque genere sessuale essi siano. Il vero modo per superare ingiustizie e disparità di genere, violenze contro le donne o le minoranze di genere sessuali, odio, femminicidio.

Da dove nascono le stereotipie che, in sostanza, attribuiscono al maschio (come fattori naturali) la forza, tenerezza e sensibilità verso gli altri ridotte, istinti aggressivi; e alle femmine un atteggiamento di supporto al maschio, di dolcezza e dedizione, di non manifestazione di forza o ribellione? Pensiamo all’educazione considerata normale che attribuisce ai maschietti giochi di movimento, sfrenati, e molti giocattoli di armi (per non parlare di film e videogiochi dove la violenza, l’uccisione, sono presenze costanti); e alle femminucce bambole e cucine e giochi di cucito. Che scopo può avere questa differenziazione così radicale se, come ormai dimostrato da numerosi studi antropologici e psicologici. la violenza non è un istinto innato? Queste stereotipie sono utili a tutte le società che si possono definire “guerriere”, sono esattamente indirizzate a creare dei guerrieri il più possibile forti e insensibili e, dall’altro lato, delle donne il più possibile acquiescenti che li accudiscano consentendo loro di combattere.

Da numerose ricerche psicologiche, sociologiche e antropologiche sappiamo con certezza che esistono popolazioni non guerriere, e che la violenza non è affatto insita nell’essere umano, non è naturale, ma viene creata e alimentata a poco a poco. In molte culture, in molte civiltà (ma non in tutte), si è venuta creando una netta separazione tra caratteristiche attribuite alle donne e caratteristiche considerate maschili. Si sono così perse le reali identità di genere, le qualità che differenziano maschi e femmine; e si sono create differenze esagerate, quasi all’opposto, che non sono naturali e connaturate con gli esseri umani, ma artificialmente sovrapposte alla modalità di essere di uomini e donne, diventando così vere e proprie stereotipie di genere. Nelle nostre culture qualcosa sta cambiando, ma ancora sono ampiamente diffuse e riprodotte queste stereotipie. Ad esempio, la modalità di usare la forza si sviluppa in maniera molto differente nei maschi e nelle femmine a causa di questa scissione (continuamente prodotta dalla società) fra caratteristiche maschili e femminili. L’identità di genere non è costituita solo da una componente biologica, è data anche da messaggi, da indicazioni, da regole di comportamento quotidiano che vengono a poco a poco assorbite dai bambini e dalle bambine, spesso trasmesse in modo inconsapevole. Purtroppo, non è ancora abbastanza chiara all’opinione comune l’importanza di ciò che questi messaggi producono nella differenziazione della struttura di personalità, di ciò che generano profondamente in bambini e bambine. Questo è il nostro augurio poter “insegnare” alle persone che le identità di genere maschile e femminile sono una risorsa per la vita perché entrambi i generi devono avere le stesse polarità e saperle usare in maniera differente per essere utili gli uni agli altri”.

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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