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Riutilizzo aree ospedaliere dismesse: interviene l’Ordine degli Architetti

CATANIA – Già nel 2009 l’Ordine degli Architetti di Catania organizzò i primi workshop che analizzavano il rapporto tra le opere e la città, mettendo al centro il dialogo col territorio. L’obiettivo era quello di misurarsi con i grandi temi contemporanei, avviando quel processo di “democrazia partecipata” in grado di far interagire differenti saperi e di coinvolgere tutti i portatori d’interesse del processo di riqualificazione. Oggi finalmente la riconversione e il riutilizzo delle aree strategiche del capoluogo etneo sono al centro del dibattito, così com’è avvenuto grazie al “tavolo” organizzato dal Comune per parlare di riprogettazione degli spazi che sorgeranno nelle aree dei presidi ospedalieri dismessi.

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«Un risultato – puntualizza il presidente dell’Ordine degli Architetti etnei Alessandro Amaro – auspicato da tempo, e finalmente divenuto modus operandi, grazie anche all’Amministrazione che ha saputo cogliere l’importanza del dialogo e delle strategie di rete. Cogliamo l’occasione per ribadire il nostro pensiero su alcune questioni sollevate con il progetto del Santa Marta e con quello futuribile dell’Ospedale Vittorio Emanuele. Ormai da anni spingiamo nella direzione dei Concorsi di progettazione in due fasi, che garantiscono la più ampia partecipazione delle professionalità (locali e non solo). In tal senso, avremmo voluto che si ricorresse a questo metodo anche per il Santa Marta – così com’è avvenuto anche per altre opere avviate dalla Regione, basti pensare alla nuova Cittadella Giudiziaria – ma sappiamo bene che la normativa sui Lavori pubblici prevede, sottosoglia, anche l’affidamento di incarichi diretti. La decisione ultima su come operare spetta certamente agli Enti e alla politica, che auspichiamo valutino di volta in volta l’opportunità dei differenti strumenti a disposizione per rilanciare l’architettura. In merito alle reazioni scaturite a seguito della presentazione del progetto della nuova piazza che sorgerà nell’area dell’ex ospedale, vogliamo sottolineare che occorre avere quel giusto rispetto del lavoro altrui, che dev’essere riservato a tutte le professionalità. Possono sì intervenire i cittadini a vario titolo, ma se è vero che da un lato l’Ordine da sempre vigila e garantisce ai cittadini la qualità dell’operato e la professionalità degli iscritti; dall’altro pretende che quest’ultima venga rispettata».

Il presidente ci tiene anche a ribadire il concetto legato al rinnovamento: «Non possiamo più pensare di essere conservatori o di ricorrere ai falsi storici – continua Amaro – se non interveniamo sulla nostra città, demolendo e ricostruendo, saremo costretti a farlo a causa di eventi naturali. Non dimentichiamo che il barocco, ai suoi tempi, era esso stesso innovativo e rappresentava l’architettura contemporanea dell’epoca nella città di Catania. Oggi che abbiamo ottenuto la disponibilità da parte del nostro Consiglio Nazionale (CNA) di utilizzare la piattaforma web per i concorsi di progettazione, speriamo che la linea tracciata possa proseguire con l’obiettivo di ridisegnare il futuro della nostra città. In maniera funzionale rispetto all’esistente, ma con quel tocco che solo l’architettura, con la sua lettura degli spazi e le sue “visioni” creative, può dare al territorio».

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