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Confindustria Sicilia: “misure Governo attese, ora intervento contro speculazione”

Roma, 21 mar. (Labitalia) – “Il provvedimento era atteso, anzi, forse, si poteva fare di più, specialmente al Sud, dove dobbiamo fare i conti con la marginalità geografica, i costi di trasporto sono sempre più alti e purtroppo ci muoviamo ancora molto su gomma. E’ un buon inizio… Certamente occorrerà stare attenti nel caso in cui questa escalation continuasse”. Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia, ‘promuove’ le misure messe in campo dal GovernoDraghi per contrastare gli aumenti di carburante ed energia e dare respiro alle imprese alle prese con una nuova crisi dopo due anni di pandemia che “purtroppo non sembra essere finita”, dice all’Adnkronos.
Per il numero uno degli industriali siciliani, però, sarebbe “opportuno” anche un intervento per arginare i fenomeni speculativi. “Finalmente anche il Governo si è accorto che molti di questi incrementi sono legati solo a mera speculazione – sottolinea -. Non ci sono refluenze dirette tra le varie crisi, pandemia e guerra, e gli aumenti vertiginosi. E’ necessario, allora, sollecitare un maggiore controllo sulle speculazioni, facendo in modo, a esempio, che il prezzo della benzina, che ancora stamattina era a 2.21/2.25, ritorni a valori accettabili, sotto i due euro”. A fiaccare le imprese siciliane non sono solo gli “aumenti vertiginosi” di gas e energia, ma anche “l’introvabilità di alcune materie prime”. “Abbiamo lanciato un allarme alla Regione su alcuni settori come l’agroalimentare, ma anche il comparto delle acciaierie, della metallurgia, della metalmeccanica”, avverte Albanese.

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Capitolo a parte il Petrolchimico di Siracusa. “Vive un momento tragico e drammatico che va affrontato con armi diverse”, avverte. Anche se, puntualizza il leader di Confindustria Sicilia, “un po’ tutte le aziende nell’Isola hanno avuto problemi. Il comparto della produzione sta subendo di più i fattori della crisi ed è quello che si sobbarca maggiormente il tema della fiscalità in Sicilia”. L’orizzonte futuro rischia di essere a tinte fosche. “Abbiamo aziende al limite dell’erosione del margine di utile, alcune tra poco preferiranno non produrre, chiudere e mettere i dipendenti in cassa integrazione. La stima è 20 milioni di ore di Cig per affrontare il doppio problema dell’irreperibilità della materie prime e dell’aumento dell’energia e del gas.

Molte nostre imprese hanno trasformato i propri impianti di produzione di energia, passando dal petrolio al gas e oggi si trovano completamente spiazzate”. Una strada da percorrere, “ma questo bisogna farlo con una norma di carattere nazionale”, sarebbe quella di “consentire in questo periodo di tornare ad altri tipi di combustibile. Oggi siamo al paradosso che il gas costa più del combustibile dell’aviogetto”, conclude Albanese.

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