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La sindrome di Don Giovanni. Uomini alla ricerca del Santo Graal femminile

Perché ci piace tanto Don Giovanni? Che sia attivo nel suo ardore e pentito nel suo afrore, Don Giovanni piace a uomini e donne senza soluzione di continuità in ambito anagrafico. E che cos’è Don Giovanni? Un ponte di forza sull’infinito sul dominare l’ineffabile potenziale d’amore e di piacere che lui pratica di cui vaneggia e di cui pontifica. Pontificare sul piacere: il massimo della trasgressione del libertino! Lui ratifica, approva e legifera come ogni buona etica filosofica insegna: Don Giovanni è figlio dell’illuminismo del razionale edonistico piacere assoluto che santifica assolve e sublima i divini piaceri. Don Giovanni è cristianizzato, in altre parole romantizzato nella passione, nel peccato, nella perdizione, nell’uso del sesso oggettivizzato: ma tutto ciò era lontano dal suo originario fulgore. Ed è qui che il teatro sotto forma di terapia ha trovato la massima espressione nella recente messa in scena del teatro L’Istrione. Lo storytelling di Francesco Russo, straordinario nel ruolo del fedele e scaltro servitore “Sgangarello” ed espressione tipica della commedia dell’arte che in questa riedizione del Don Giovanni (Valerio Santi) rappresenta la morale, dà ampio spazio al ruolo della madre, interpretato da Cindy Cardillo, in cui i sentimenti contrastanti di amore e ossessione maniacale delineano gli aspetti tipici del complesso di Edipo evidenti nel protagonista e nel rapporto con Zanetta, un’intensa Irene Tetto, l’unica donna amata dal protagonista al di là del semplice amplesso che dominerà Don Giovanni fino al tragico epilogo finale ed Isabella, Eleonora Sicurella, l’ennesima moglie abbandonata appena ottenuto il soddisfacimento del proprio piacere e difesa da un padre incapace di veder soffrire la figlia, interpretato da Concetto Venti. Dicevamo teatroterapia come specchio dell’anima nello spettacolo dell’Istrione c’era tutto: i tratti psicologici di questa particolare personalità, la sua costruzione durante lo sviluppo infantile, la sua genesi culturale e sociale, le possibilità di trattamento e prevenzione e soprattutto una scena di alto erotismo che ha fatto fremere il pubblico femminile: la visualizzazione chiara dell’Eros dell’ energia sessuale del messaggio universale di Don Giovanni! C’è un gesto che il Don Giovanni fa dopo che Zanetta gli sputa in viso: recupera il dono e lo assaggia intingendo e leccando tre dita sulle labbra esprimendo nello sguardo un selvatico albore. Ha trovato il Santo Graal. La figura del Don Giovanni non appartiene solo alla letteratura del passato, in quanto si possono incontrare, anche ai giorni nostri, “esemplari umani” del mitico seduttore libertino, il cui unico scopo era sedurre e conquistare ogni donna. Questo personaggio non si innamora mai: egli seduce le donne e poi le abbandona, non per soddisfare un piacere sessuale, ma solo per ingannare ed umiliare le sue vittime ed i loro mariti, dopo di che svanisce alla ricerca di nuove “prede”, incurante dei sospiri e delle lacrime lasciate dietro di sé. Il Don Giovanni è l’atleta dell’alcova, il campione di performances sessuali, ma non di certo un individuo che ha raggiunto una maturità personale, emotiva e psicologica! La sua ossessiva strategia di seduzione non fa altro che confermare la sua paura delle donne e del potere che esse esercitano su di lui. Per esorcizzare questa sua insicurezza egli utilizza il rituale della conquista ripetuta, ma colui che passa di conquista in conquista non ama le donne, ama solo sé stesso. Il Dongiovannismo è quindi uno stato patologico in cui il soggetto sente il bisogno incontrollabile, compulsivo, di sedurre tutte le donne che incontra. Sotto il profilo psicologico dietro un Dongiovanni si nasconde quasi sempre un individuo insicuro, che si stima molto poco e che trova la sua identità solo attraverso le conferme che gli vengono fornite dal successo della conquista. Non a caso, quando vi sono segnali di successo, il corteggiamento del Dongiovanni viene spesso interrotto ancor prima di raggiungere il rapporto sessuale. Il bisogno di continue conquiste, si potrebbe paragonare ad una “bulimia” erotica, che rivela un individuo che conosce alla perfezione l’arte della seduzione, ma che è profondamente incapace di abbandonarsi all’amore. Tale condotta libertina basata sulla superficialità dei rapporti, non può che portare alla solitudine e all’aridità dei sentimenti, al vuoto e all’amarezza, proprio perché esiste l’incapacità di stabilire un vero e sincero dialogo e scambio con un’altra persona: una relazione. Per questi uomini sedurre una donna, bella o brutta che sia, significa conquistarla e sottometterla e la finalità di tali gesti è solo quella di verificare il loro potere, ma soprattutto cercare la conferma di esistere: “seduco, dunque sono”. Il Don Giovanni ama solo sé stesso e nella sua preda cerca una conferma di sé, dei suoi desideri, uno specchio in cui riflettersi. La donna non è considerata una persona con cui confrontarsi, ma è un semplice strumento. Ogni donna funzionerà da rinforzo per il suo “ego” nell’affrontare la prossima conquista. Il guaio è che vi sono donne che impazziscono per questo tipo di uomini! Spesso queste donne sono tendenzialmente masochiste e affette da una sorta di “delirio di onnipotenza”, che le induce ad illudersi che solo LORO sapranno accendere il suo vero amore e che solo LORO potranno “redimerlo”. Il personaggio immortale del Don Giovanni rivive in modo caricaturale in tanti uomini che inseguono, spesso per tutta la vita, un ideale femminile che li perseguita e che li allontana sempre di più dalle donne reali. Ma la sfida è sempre aperta e le donne possiedono il Santo Graal. E i Don Giovanni sono sempre alla ricerca.

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