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“Mistero Buffo” di Dario Fo con Matthias Martelli

CATANIA -Dopo il grande successo dell’anno scorso, Palco Off ripropone, per la sua settima stagione teatrale, l’istrionico Matthias Martelli, ospitando  questa volta  Mistero Buffo di Dario Fo, per la regia di Eugenio Allegri.                                                                       Mistero Buffo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino e Teatro della Caduta, in collaborazione con Teatro Fonderia Leopolda, ha già fatto registrare sold out in moltissimi teatri italiani e non solo; è considerato il capolavoro di Dario Fo e nella riproposizione di quest’opera straordinaria,  Eugenio Allegri dirige Matthias Martelli, solo in scena, senza trucchi, con l’intento di coinvolgere il pubblico nell’azione drammatica, passando in un lampo dal lazzo comico alla poesia, fino alla tragedia umana e sociale.

Con questo capolavoro lo stesso Fo riprende un genere usato dai giullari medievali per capovolgere l’ideologia trionfante del tempo dimostrandone l’infondatezza: partendo dalla lingua costruita sul
suono, sulle onomatopee, sui cambi di ritmo, giunge a rendere giustizia a quel mondo di diseredati, di subalterni, di folli, di sognatori, di ubriachi, di sconfitti, che oggi come allora chiedono una rivincita, come recita la motivazione del Premio Nobel attribuitogli nel 1997: «A Dario Fo… perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi».

Eugenio Allegri dirige con mestiere e sapienza Matthias Martelli in questa esilarante giullarata popolare che ha costituito il modello per il grande teatro di narrazione degli ultimi vent’anni, facendo leva sulle talentuose prerogative attoriali di Matthias Martelli; ha scelto di rimanere fedele all’interpretazione dell’autore e alla tradizione giullaresca da lui riscoperta, mantenendo il risultato differente e distinto. “Solo così si può restituire Mistero Buffo – scrive il
regista – come un classico immortale del teatro italiano: facendo rivivere il fascino attraverso un’interpretazione fedele ma allo stesso tempo il più possibile personale. Bonifacio VIII, Le Nozze di Cana, Il primo miracolo di Gesù bambino, La resurrezione di Lazzaro, sono le giullarate messe in scena restituendo l’uso del grammelot modulato sulle differenti abilità vocali dell’attore costruendo una satira nuova, che combina la corrosività delle parodie giullaresche”.

Per fare questo Eugenio e Matthias hanno coinvolto fin dall’inizio del loro percorso lo stesso Dario Fo, il quale ha richiesto un video di una delle giullarate prima di concedere il permesso ufficiale. Hanno realizzato il video il 30 agosto 2016 al Teatro G. Perugini di Apecchio e  il permesso ufficiale è arrivato il 3 ottobre del 2016, dieci giorni prima della morte del Maestro Fo.

 

NOTE DI REGIA

… certo, non siamo più negli anni ’70, il clima nel paese è completamente mutato, non c’è più quel fermento culturale, di lotta politica alta, drammatica, epocale … Eppure la forza di Mistero Buffo è ancora la stessa, perché Mistero Buffo è un classico del “Teatro politico” universale, fortemente legato al suo autore, Dario Fo, che circa trent’anni dopo averlo messo in scena, nel 1997, riceve il Nobel dagli accademici di Svezia, che riconosco l’opera premiandola con la motivazione: “dileggia il potere per restituire dignità agli oppressi”. Ora Dario Fo non c’è più ma il suo lascito teatrale e culturale è inossidabile. Mistero Buffo” non è il risultato di una ricerca libresca, astratta, sulla cultura popolare nel Medioevo, ma è innanzitutto la possibilità di ritrovare una nuova visione del mondo: quella della storia fatta dal popolo. Vissuta e raccontata dal popolo stesso, in opposizione alla storia uffciale. In questo contesto “il giullare” era il giornale parlato del popolo. Attraverso la sua voce il popolo parlava direttamente, demistifcando il sacro e il potere, utilizzando l’arma del riso e del grottesco. E questo fin dal Medioevo: per questo “Mistero Buffo non è una novità”. Fa parte della cultura europea da secoli. Ed in questo senso Fo recupera anche una delle pochissime tradizioni autentiche del teatro italiano. Come nel “Mistero Buffo” al suo apparire con Dario Fo sulla scena, anche nel nostro “Mistero Buffo”, l’attore è solo in scena, senza trucchi, con l’intento di coinvolgere il pubblico nell’azione drammatica, passando in un lampo dal lazzo comico alla poesia, fino alla tragedia umana e sociale. Lo spazio scenico, lasciato vuoto, ha consentito a Matthias Martelli, attore/giullare, di interpretare le situazioni e i personaggi più variegati, passando da un luogo all’altro, da un tempo ad un altro e da un personaggio all’altro senza bisogno di scenografe. Secondo Peter Brook: “…Nel teatro è l’immaginazione che riempie lo spazio e fa sì che il pubblico partecipi”. Tuttavia, nella messa in scena, mi è sembrato utile inserire la proiezione di immagini, esclusivamente nelle introduzioni alle “giullarate”: immagini di repertorio e storiche, tratti pittorici e raffigurazioni e disegni dello stesso Fo che compaiono e poi svaniscono al cospetto di quella lingua immaginata chiamata Grammelot . Il nostro lavoro quindi affonda le sue radici in una forma di teatro che, attraverso la lingua corporale ricostruita col suono, con le onomatopee, con scarti improvvisi di ritmo, con la mimica e la gestualità spiccata dell’attore, passa continuamente dalla narrazione all’interpretazione dei personaggi, trasformandoli all’occorrenza dal servo al padrone, dal povero al ricco, dal santo al furfante, per riprodurre sentimenti, reazioni, relazioni, e tutte quelle altre cose che fanno, infine quella rappresentazione sacra e profana chiamata Commedia. Ci ha soccorso la pedagogia teatrale straordinaria e unica di Jaques Lecoq, altra Eccellenza che ebbi la fortuna di incontrare nel corso del mio vagare nel teatro in cerca di maestri, egli stesso amico e ispiratore dell’arte di Dario Fo. Entrambi ormai ci hanno lasciato e la perdita è grave. Lo testimonia a ritroso l’epitaffio del mimo Vitalione: “Io imitavo il viso, il gesto e il parlare degli interlocutori, e si sarebbe creduto che molti si esprimessero per mezzo di una bocca sola … Così il giorno funesto ha rapito con me tutti i personaggi che vivevano nel mio corpo”. Oggi tocca a Matthias riportarli in vita, quei personaggi, e riconsegnarli, se possibile, all’eternità del teatro. A me, uno tra i tanti, non resta che ringraziare Dario Fo, che alla mia vita di attore ed ora regista ha dato tanto; chi ha sostenuto e sostiene un progetto di tale portata: il Teatro della Caduta di Torino, coraggiosa e assai giovane compagnia che si va facendo adulta; il Teatro Stabile di Torino, che in più occasioni, come mi auguro sarà in questa, ha saputo puntare lo sguardo lontano nel tempo e nello spazio; infine il Comune di Follonica, con il Teatro Fonderia Leopolda che da due anni ho l’onore di dirigere, che con entusiasmo ci ha sostenuto: lì, più volte durante le nostre sessioni di “prove aperte”, abbiamo percepito, anzi meglio, sentito nelle orecchie, in tanti momenti e con grande conforto, la ragione profonda della scelta del “Mistero Buffo”: la risata libera, gioiosa e rigeneratrice degli spettatori. “Buon pro” ci faccia per lo spettacolo visto che adesso, rotti gli indugi, senz’altro cominciamo!

 

 

Mistero Buffo
di Dario Fo
con Matthias Martelli
regia Eugenio Allegri
aiuto regia Alessia Donadio
luci e fonica Alessandro Bigatti e Loris Spanu
artist management Serena Guidelli

 

Prima dello spettacolo vi sarà il consueto aperioff.

Dopo lo spettacolo vi sarà la consueta chiacchierata libera con l’attore e il regista.

Durante i giorni dello spettacolo, Matthias Martelli  condurrà, per il secondo anno consecutivo, il seminario Recitare all’improvviso,  rivolto ad attori e ad appassionati di teatro. Si partirà dalle radici del nostro teatro che affondano nella Commedia dell’Arte e nei Giullari Medievali e che ci insegnano come l’arte dell’improvvisazione fosse fondamentale nel rapporto con il pubblico.
Improvvisare era essenziale e invogliava gli spettatori a tornare il giorno successivo, perché avrebbero visto uno spettacolo sempre diverso.
Il laboratorio si svolgerà sabato 19 alle 15.00 e domenica 20 gennaio alle 10.00, presso Zo Centro Culture Contemporanee. E’ possibile iscriversi al laboratorio compilando il modulo sul sito di palco off.

 

 

 

 

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