Home Editoria Libri Bernard-Henri Lévy: nel suo libro “Il virus ci ha reso folli”

Bernard-Henri Lévy: nel suo libro “Il virus ci ha reso folli”

La risposta dello scrittore Bernard-Henri Lévy che ha appena pubblicato il pamplhet,  Il virus che rende folli per La Nave di Teseo, è l’ultima provocazione del filosofo francese: come per dire che ormai tutto il potere è nelle mani dei medici diventando così la salute più importante della libertà. Gli intellettuali hanno espresso la loro preoccupazione e un moto di rivolta  rispetto “al coma autoinflitto” da tutte le nazioni del Mondo: da Agamben in Italia; a Comte -Sponville in Francia e Timothy Snyder negli Stati Uniti e chissà quanti altri ancora. A BHL come lo sanno “sentire”, piacerebbe che la prossima volta che dovesse accadere, non sia mai più che accada, potessimo essere pronti per affrontarla, quanto meno da un punto di vista meno isterico e con sangue freddo, la pandemia.

Ormai quasi tutto era curabile ottimista e perbene e quindi il pathos greco diventava una chimera: ecco quello che ha stupito lo scrittore è stata la docilità italiana impensabile negli anni di piombo. Il restare a casa forse determinato dalle piattaforme private dove film e telefilm tengono a bada le nostre tensioni… è vero la pandemia ha sconvolto le nostre vite ha messo a repentaglio la nostra salute, la nostra economia e la nostra “testa”, trascinandoci in una specie di follia collettiva in cui si sono perse le cose più importanti, la lungimiranza, gli obiettivi e la capacità di giudizio. La “prima paura mondiale” che ha stravolto tutto, con cui è ora di fare diverse considerazioni. Infatti Bernard-Henri Lévy focalizza in cinque punti i rischi sul piano sociale e morale del Covid-19: la sanitarizzazione della società; una sorta di punizione atavica e fatale della pandemia; un confinamento nelle nostre case prima noioso, poi protettivo e organizzato; il ribaltamento dei valori della vita e infine la nebulizzazione di tutti gli altri problemi del mondo. Ascoltare solo i comitati scientifici non è stata una cosa buona perché anche gli psicologi e gli esperti in scienze sociali, i sindacalisti e tante altre persone avevano delle cose importanti da dire e da fare: non solo i medici che facevano il giro sulle televisioni…un mondo dove non ci sono più contatti e dove non possiamo più seppellire i nostri morti, un mondo in cui diffidiamo dell’altro fino a diventarne delatori, va verso un’implosione di civiltà. Il tracciamento ne è un’altra conseguenza: salvare la vita è un bene, ma la vita dev’essere anche libera. La salute non dev’essere il prezzo della libertà. Ci dev’essere un modo per debellare la pandemia senza stare in una continua sorveglianza sanitaria. È necessario recuperare, dopo questa esperienza terrificante, un’idea di mondo e di vita più libera, gioiosa, vitale. Non dimenticare quello che è successo ma guardare oltre. Nelle nostre infinite possibilità di ripresa.

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