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Il metodo Validation: empatia e fiducia per entrare in contatto con i grandi anziani

Naomi Feil costruisce in metodo “Validation”, che deriva dal verbo to validate in inglese, legittimare, riconoscere che i sentimenti di una persona sono autentici. Laureata alla Columbia University dello Stato di New York non è soddisfatta degli approcci che comunemente vengono utilizzati nella relazione con i grandi anziani, in particolare con gli anziani con deterioramento cognitivo, che comunemente venivano isolati, o ignorati, perché troppo disturbanti e la relazione era considerata inutile, una perdita di tempo. Per Naomi Feil negare i sentimenti significa negare legittimità all’individuo. Quindi è facilmente comprensibile che Validation utilizza l’empatia e la fiducia per entrare in sintonia con la realtà interiore dei grandi anziani disorientati. La fiducia è indispensabile, porta sicurezza, la sicurezza infonde forza, la forza genera autostima. Questo binomio legittima le persone molto anziane e ripristina la loro dignità. Al centro vi è il concetto di rispetto: la persona viene accolta, rispettata e si dà il giusto valore alle sue emozioni.

Il metodo Validation mette in secondo piano l’aspetto clinico dell’anziano, e si concentra sulla relazione, non si regola sui contenuti cognitivi, ma utilizza la comunicazione verbale e non verbale per sostenere i problemi relazionali. Ciò che genera una persona disorientata in stato di delirio raramente è chiaro e comprensibile, ma per la persona è impossibile agire diversamente. È perciò necessario accogliere il suo stato, riconoscere le emozioni negative e disporsi in atteggiamento di aiuto.

Ma chi sono le persone disorientate? Sono coloro che subiscono il decadimento fisico, portato dalla vecchiaia, con la diminuzione dell’udito, della vista, con la perdita progressiva delle capacità mentali, che, a loro volta, provocano tutta una serie di cambiamenti: la memoria si confonde, i ricordi del passato si mescolano con quelli del presente, i gesti si riferiscono a emozioni ed episodi del passato, ripetuti chissà quante volte (cullare un bambino, dondolarsi, cantare piano, abbracciare…). Anche le perdite sociali rappresentano un passo importante verso il disorientamento: l’allontanamento dal proprio lavoro, da familiari e amici defunti, la perdita dei propri ruoli (di madre, di amico, di capofamiglia, ecc.), la mancanza di stimoli affettivi, portano alla perdita d’identità.

Riassumendo, le persone disorientate sono coloro che hanno modelli comportamentali rigidi, si aggrappano a ruoli del passato e si sottraggono alla realtà, per riuscire a sopravvivere; a ciò si aggiunge il deterioramento delle funzioni cognitive e intellettive, e la conseguente perdita di introspezione. A questo punto, è importante precisare chi sia l’operatore di Validation: ciò che gli è richiesto è assai simile a quello che definisce un animatore, vale a dire che non deve esprimere giudizi sulla persona, né deve imporsi. Egli deve essere onesto con l’anziano che ha di fronte, rispettare la sua originalità ed avere per lui il massimo rispetto, a prescindere dalle residue capacità di comprensione. L’operatore deve immedesimarsi, per quanto sia possibile, nella persona che ha di fronte e deve cercare di condividere i sentimenti e le emozioni dell’altro; egli non è un analista. Il suo compito è di aiutare l’anziano a portare a termine nel modo migliore la propria vita: in questo cammino, non deve aspettarsi un facile e completo successo, ma sa che incontrerà delle difficoltà e dovrà riconoscere anche i progressi più minuti.

 

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