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I Catanoensi: il misterioso popolo di devoti che ha fondato la città di Catania

Attraverso un nuovo metodo di indagine storico-intuitivo ampiamente utilizzato in diverse università europee, una nuova ipotesi va affiorando sulle origini della città etnea

ph siciliareport

Da dove ha origine il culto di S. Agata? Come è possibile che una festa per una santa sia coinvolgente per migliaia di devoti? Era un culto di una dea preellenica?  Per comprendere questa nuova scoperta è necessario spiegare brevemente il metodo di indagine storico-intuitivo, già utilizzato ampiamente in diverse università europee, si inserisce in un quadro di rinnovamento del metodo tradizionale. Si tratta di una metodologia archeologica e storica che si affianca ad una modalità conoscitiva intuiva e non razionale. Moltissime opere nell’antichità, sono state realizzate per trasmettere un messaggio che gli antichi ricevevano da parte della divinità conosciuto con il termine di intuito che ci viene tramite l’ispirazione dal profondo di noi stessi. Ritengo che l’intuizione possa essere lo strumento che ci aiuta a comprendere  e ricreare lo stesso collegamento con l’“Oltre” che avevano quegli uomini,  collegamento che abbiamo perso con l’aver adottato la supremazia della ragione e dell’emozione.

Queste sono una serie di brevi “intuizioni”, suffragate da documenti storici e antropologici che verranno pubblicati in un piccolo saggio, dove vengono menzionati dei gruppi di teofori, come venivano definiti coloro che erano posseduti dalla divinità. Erano provenienti dalla Anatolia, e chiamati appunto “catanoensi”: circa seimila, uomini e donne, che si spostavano a seconda delle feste che riguardavano le varie divinità. Il termine viene dal greco catà che significa “dall’alto” e noesis che significa “intelligenza” alias intelletto, alias conoscenza.

È probabile che fossero devoti della dea Cibele, dea Madre Terra di origine anatolica e che poi i greci calcidesi, che hanno fondato Catania, portarono come culto. A Catania “i cataonensi” conservano un quartiere, una via, un lavatoio con un fiume sotterraneo detto Lognina e una chiesa dedicata alla Divina Maternità della Beata Vergine Maria in precedenza dedicata alla Madonna delle Grazie. Ricordiamo che la chiesa originale è stata costruita dopo il terremoto del 1669 e che si trova su un cono vulcanico dove è probabile ci sia stato un tempio dedicato alla Dea di cui sono state cancellate le tracce, tranne nel toponimo del nome del quartiere. I “catanoensi” nelle cerimonie votive durante l’equinozio di primavera, guidati dai sacerdoti della dea, suonavano tamburi e cantavano invasi in un’estasi orgiastica, poiché la Dea Cibele era la dea Madre della fecondazione, ma anche della distruzione nota come dea tellurica cioè padrona dei terremoti. Per ricostruire il percorso della Dea con il suo tabernacolo si farà menzione nel saggio di prossima uscita, al percorso dei “coribanti”, cioè i devoti, di altre città del meridione d’Italia, dove ancora persistono le stesse usanze che chiaramente per soppressione dei culti pagani, fanno riferimento alle sante, infatti si tratta sempre di figure femminili, che riguardano quel territorio. Senza risultare provocatori o offensivi rispetto al culto della patrona di Catania, la vergine e martire S. Agata, di cui sono state acclarate e confermate le origini del culto di natura isidea, cioè alle origini di Iside, dea madre di origine egizia, conserviamo ancora vestigia di questo culto nell’obelisco che sormonta il nostro simbolo dell’elefante in piazza Duomo a Catania. In realtà considerando che i simboli, le credenze e le culture della nostra città sono talmente intricate, complesse e sovrapposte, non sia escluso che la dea Cibele, che la dea Iside, e successivamente la nostra venerabile S. Agata, facciano parte dell’insopprimibile desiderio da parte dei devoti e devote di aver un contatto con la propria parte divina, da cui come esseri umani siamo stati generati. Approfondimento storico antropologico sul link https://www.leculture.it/cultura/mysteria/chi-erano-i-devoti-fondatori-della-citta-di-catania-detti-cataonensi/

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