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La psiche nei processi di guarigione

Esistono svariate credenze riguardo ciò che significa guarire e il modo in cui curarsi e forse ancora oggi si pensa più diffusamente che quando ci si ammala basti andare dal dottore che prescrive i farmaci da assumere e basta, restando ad aspettare. Non è un’accusa contro i medici o la medicina. Il punto cruciale, degno di nota, riguarda le recenti scoperte neurofisiologiche, scienze della psiche e fisica quantistica. Cerchiamo di capirne il perché.

Quali sono le convinzioni sulla vostra salute?

Credete di essere soggetti predisposti alle malattie?

Pensate di guarire velocemente o ammalavi spesso?

Nelle credenze e convinzioni sul benessere, anche e soprattutto quelle di cui non siamo consapevoli, scriviamo la storia che molto probabilmente vivremo. Studi hanno già confermato la potenza che esercitano i pensieri nell’influenzare il nostro sistema immunitario, quando pensiamo, difatti, si attiva una determinata area cerebrale con un’elettricità, le sinapsi causano vibrazioni che di conseguenza si diffondono nel nostro corpo. Immaginate di produrre un determinato pensiero ogni giorno, diventerà potente. Henry Ford afferma: ” sia che tu pensi di farcela, sia che tu pensi l’opposto, in entrambi i casi avrai ragione”.

È molto importante, quindi, essere coscienti del potere che sentiamo di avere nei confronti della nostra salute e anche al significato che diamo a determinati eventi, in negativo o positivo, che darà luogo a tutta una serie di reazioni a catena che influenzeranno la risposta che avrà la malattia come risultato, anche nei casi tumorali. Pensiamo, forse, di dipendere solo dai farmaci che ci dicono di assumere?

Dalle ricerche della dott.ssa medico psichiatra e psicoterapeuta Erica Poli, dal suo testo Anatomia della guarigione Anima Edizioni, sono stati estrapolati i dati comuni a più persone che sono riuscite guarire da malattie molto gravi. In tutte le storie, la guarigione è stata prodotta senz’altro dalla psiche, ma lo strumento principe è stato il cambiamento. La Poli afferma: scendendo più nel dettaglio, in tutti i casi, il cambiamento riguardava il rispetto di sé, l’amore, la stima di sé, una vita affettiva e spirituale gratificante, l’apertura e la comprensione verso sé stessi e gli altri, la disponibilità a cambiare le abitudini e gli atteggiamenti mentali negativi.

Nelle guarigioni incredibili, l’evidenza più rilevante, fu la consapevolezza, a un certo punto, da parte del malato che qualche aspetto della sua vita era in contrasto con il suo benessere più profondo, ma per qualche motivo lo trascinava ancora nel presente. Poteva trattarsi, ad esempio, di relazioni molto conflittuali in cui la persona ne viveva ancora i compromessi, vizi e dipendenze resistenti, ferite aperte e ignorate, rimpianti ancora attivi. La trasformazione avveniva nell’accettare di poter modificare la propria condizione di sofferenza interna e superare le resistenze, compresa la paura del cambiamento. La malattia ci mette forzatamente davanti i nostri copioni disfunzionali che per molto tempo abbiamo ignorato e ci obbliga a capire quanto possiamo farci male se reiteriamo le situazioni che sentiamo essere pesanti o dolorose.

In alcune malattie particolarmente gravi, l’intervento chirurgico e i farmaci sono essenziali, ma bisogna considerare che lavorano solo sull’organo che non funziona più, che ora si è rotto e bisogna procedere a sistemarlo. Ma oltre il corpo malfunzionante inizia un viaggio personale e chi guarisce non potrà più essere la stessa persona che era prima, la trasformazione diventa una conseguenza naturale di un profondo percorso interno. Possiamo senz’altro affermare che l’essere umano è un organismo complesso dove differenti livelli di organizzazione interagiscono tra loro, producendo effetti importanti.

Herbert Snow, che lavorava al London Cancer Hospital, condusse una ricerca epidemiologica: in 250 pazienti egli fu in grado di individuare, in 156, la perdita di una relazione affettiva importante nei mesi/anni immediatamente precedenti la comparsa della malattia; in 33, la presenza di uno stato di depressione cronica e, in 42, eventi traumatici sul piano fisico con evidenti ripercussioni sul benessere psicofisico. Solo in 19 pazienti non trovò alcun antecedente psicologico. Lo studio di Snow costituisce una pietra miliare nell’ambito delle ricerche inerenti la relazione tra mente e cancro.

Dobbiamo comprendere profondamente che la biografia di una persona è la sua biologia, e che la guarigione autentica e completa passa necessariamente attraverso la cura delle ferite psichiche o il superamento dei blocchi emozionali, dei nodi esistenziali, degli schemi e delle credenze limitanti. (Dott.ssa Erica F. Poli).

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