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Barcellona Pozzo di Gotto: esplosione in fabbrica fuochi artificio, tre arresti

Carabinieri
Foto archivio

Palermo, 14 gen. – Tre persone sono state poste agli arresti domiciliari per l’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio avvenuta il 20 novembre 2019 a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, provocando la morte di 5 persone e il ferimento di due. Il provvedimento, emesso dal gip del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, è stato applicato al 73enne Vito Costa, titolare della ditta produttrice di artifici pirotecnici ‘Costa Vito e figli’, al 65enne Corrado Bagnato e al figlio 38enne Antonino responsabili della ditta ‘Bottega del ferro’ di Barcellona. Disposto anche il sequestro dei compendi e dei beni delle due aziende nonché l’applicazione a carico dei tre indagati della misura interdittiva dell’esercizio dell’attività imprenditoriale per la durata di dodici mesi.
I tre sono gravemente indiziati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni personali, nonché violazioni concernenti le norme di prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro, la mancata informazione, formazione e addestramento dei lavoratori sui rischi cui erano specificamente esposti ovvero la mancata consegna dei dispositivi di protezione individuale. Le indagini, dirette dal procuratore capo Emanuele Crescenti, da subito sono state affidate ai Carabinieri del Comando provinciale di Messina e della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto. Al lavoro anche il Ris di Messina e i Vigili del Fuoco del Nucleo investigativo antincendio territoriale di Palermo i cui accertamenti hanno escluso che l’esplosione ed il successivo incendio fossero da attribuire a ‘causa elettrica’.

Secondo quanto ricostruito, l’esplosione avrebbe avuto come punto di origine il fabbricato 7, destinato all’attività di miscelazione dei colori dei manufatti pirotecnici. Dopo la prima deflagrazione, l’esplosione si sarebbe propagata al fabbricato 6, adibito allo stoccaggio dei manufatti pirotecnici finiti, e al fabbricato 8 adibito a laboratorio. Proprio al casello 7, al cui interno erano presenti diversi quintali di materiale esplodente, stavano lavorando sia con l’elettrosaldatrice che con la smerigliatrice i lavoratori della ditta Bottega del Ferro. L’esecuzione di questi lavori, in presenza di materiale esplodente, è stata la causa dell’esplosione.

La conferma della ricostruzione dei fatti è arrivata dal sequestro dello smartphone di Antonino Bagnato dove è stata trovata una fotografia, scattata pochi istanti prima della tragedia, che riprende uno degli operai mentre stringe tra le mani una saldatrice con cui lavorava alla sbarra di scorrimento delle grate installate nel casello. “In tale quadro – sottolineano gli investigatori – non avere rimosso il materiale esplodente dalla zona interessata ai lavori costituisce una grave imprudenza commessa dai tre arrestati”.
(Adnkronos)

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