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Frank Zappa: l’omaggio di Giovanni Sollima, direttore e violoncello solista con l’Orchestra del Teatro Massimo Bellini

È un fiume in piena Giovanni Sollima quando racconta le emozioni e le motivazioni più profonde che lo hanno portato al precoce e mai dismesso amore per la musica di Frank Zappa, al quale dedica un sentito tributo che il Teatro Massimo Bellini programma nell’ambito della stagione di concerti

“Frank Zappa l’ho seguito fin da quando ero adolescente, ero anche a un suo concerto – l’unico, credo – allo stadio di Palermo, finito dopo mezz’ora o giù di lì a colpi di manganellate, lacrimogeni, polizia che caricava ecc. Esperienza assurda i cui effetti – forse la stessa sommossa mixata a sonorità fortissime, o non so esattamente cosa – mi sono rimasti attaccati fisicamente e mentalmente per anni assieme agli effetti causati da una città – oggi positivamente irriconoscibile seppur tremendamente fragile – dalla quale, all’epoca, ti salvavi se reagivi o fuggivi a gambe levate o tentavi entrambe le cose. Più tardi avrei sentito qualche altro concerto live negli USA e più tardi ancora, dopo la sua morte, avrei conosciuto due dei suoi figli”.

 

È un fiume in piena Giovanni Sollima quando racconta le emozioni e le motivazioni più profonde che lo hanno portato al precoce e mai dismesso amore per la musica di Frank Zappa, al quale dedica un sentito tributo che il Teatro Massimo Bellini programma nell’ambito della stagione di concerti, la più ricca e variegata di sempre, secondo le linee guida fissate dal sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano insieme al direttore artistico Fabrizio Maria Carminati. Il doppio appuntamento è per sabato 4 maggio alle ore 20:30 (turno A) e domenica 5 maggio alle 17:30 (turno B). L’evento, programmato nell’ambito della Stagione di concerti dell’ente lirico etneo, viene al tempo stesso condiviso nel calendario  del Catania contemporanea/Fic Festival, che è promosso da Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza (riconosciuto dal Ministero della Cultura Centro di  rilevante interesse per la danza), in collaborazione con altre importanti realtà  istituzionali e artistiche del territorio, tra le quali appunto il Bellini. Durante l’intervallo, nel foyer del teatro, sono perciò previste le incursioni performative dei danzatori della Compagnia Zappalà Danza 2.

 

Giovanni Sollima, virtuoso del violoncello, compositore e bacchetta di prestigio internazionale, sarà protagonista non solo come solista ma anche come direttore, alla guida dell’Orchestra dell’ente lirico catanese.
Come lo stesso Sollima analizza nelle note di sala: “Fusion, Jazz, progressive rock avanguardia, ’900 storico quindi Webern, Varèse, Stravinskij, ironia graffiante, curiosità e passione per le parolacce italiane, teatro dell’assurdo, danza, sessualità, pornografia, radici, incursioni settecentesche e tanto altro ancora affollano il suo vastissimo mondo sonoro. La straordinaria capacità di Frank Zappa è di fare stare tutto in perfetto equilibrio, o in pericoloso equilibrio. O in perfetto e apollineo squilibrio.  Nei brani sinfonici – buona parte dei titoli provengono da The Yellow Shark – il senso ferreo della forma riesce a trovare visionarie vie di fuga. Mi colpì tantissimo in effetti l’attenzione di Pierre Boulez con l’Ensemble  InterContemporain e dell’Ensemble Modern di Francoforte, arrivata a ridosso degli ultimi sei anni di vita di Zappa. Ma l’estetica di Zappa viene da lontano, alcuni dei suoi lavori degli anni ‘80 e primissimi ‘90 in realtà hanno una gestazione più antica; messi da parte o “congelati” fino a trovare nuovi sviluppi 20 anni dopo. Ho messo in sequenza alcuni brani per orchestra (o large Ensemble) dagli organici variabili e densissimi.

 

“G-spot Tornado”, brano dalla vitalità ritmica contagiosa e a tratti complessa, sarebbe più o meno il “tornado del punto G”, che Zappa stesso definisce mitologica zona erogena femminile. “Envelopes”, in realtà del 1968, è forse il brano più “spaziale” e metafisico.  “Questi Cazzi di Piccione” sarebbe dedicato a Venezia e trovo fantastico che per Zappa fosse probabilmente l’unico modo di esorcizzare qualcosa che non riusciva a comprendere o giustificare. Lui stesso dice: ‘sta a significare These Fucking Pigeons’. Se siete mai stati a Venezia, beh, al posto degli alberi hanno i piccioni, e i prodotti dei piccioni. Il che probabilmente è una delle ragioni per cui la città sta affondando”.

 

La sequenza continua con altri lavori come “Be-Bop Tango” tra avanguardia e paradosso, “Get Whitey” e il potentissimo “The dog Breath Variations/Uncle meat”.
All’interno del programma figura un autore del ‘700 italiano; Francesco Zappa  (Milano, 1717 – L’Aia, 1803) violoncellista è compositore a cui Frank Zappa dedica un album nel 1984, nel quale esegue al Synclavier movimenti sparsi da Sinfonie o da brani cameristici. La cosa divertente è che presenta Francesco come suo antenato, mentendo dato che le origini di Frank sono siciliane, per la precisione di Partinico. Francesco Zappa tuttavia gli deve tanto dato che grazie a quell’album è uscito dall’oblio, e anche “noi” violoncellisti perché abbiamo così arricchito ulteriormente il repertorio settecentesco e perché il virtuoso Milanese ha quel tipico linguaggio di transizione dal barocco ad Haydn; la Sinfonia n.5 in re maggiore è assai speciale, praticamente due movimenti veloci – e quasi identici tra loro – incorniciano un lungo cantabile del violoncello solista, quasi un “mantra”.  Infine… la tentazione era fortissima… non so se per ragioni drammaturgiche, per spezzare o m altro ancora ho inserito un paio di lavori miei del periodo newyorkese (dal 1998 al 2003) due movimenti da Aquilarco e Intersong II (tratto da I Canti) in cui, in effetti, è presente sia il violoncello inteso come voce, anzi “voci” che le radici, le lingue “fossili” degli italoamericani di seconda e terza generazione, figure che mi hanno guidato in quel periodo come Philip Glass e tanto altro ancora.

 

Rifletto sul fatto che di musicisti come Frank Zappa – capaci di comunicare al pubblico di uno stadio e, al tempo, stesso abilissimi compositori perfettamente a proprio agio con forme sinfoniche o di teatro musicale – se ne contano davvero pochissimi. Me ne vengono solo due in mente, la cui poetica è agli antipodi ma, in entrambi i casi, il pensiero è potente e gli occhi e la mente spalancati sul mondo. Uno è Frank Zappa, l’altro è Franco Battiato.”

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