Home Esteri Leopoli città “sospesa” tra la paura e il suono delle sirene

Leopoli città “sospesa” tra la paura e il suono delle sirene

Leopoli città “sospesa” tra la paura e il suono delle sirene
Leopoli città “sospesa” tra la paura e il suono delle sirene

LEOPOLI (ITALPRESS) – Leopoli, città sospesa. Se fosse un libro o un film potrebbe essere il titolo più azzeccato per descrivere la situazione in cui vive la città da ormai oltre un mese. La splendida “capitale” austroungarica, con i suoi tesori architettonici ed una storia culturale che guarda a Occidente, è in bilico fra il tentativo di proseguire la propria quotidianità e la paura per ciò che potrebbe succedere ed in parte è già capitato. Lviv per gli ucraini, Lvov per i russi ma la denominazione conta poco: qui, da sempre, si respira un’atmosfera mitteleuropea ed anche in questa situazione così complessa lo spirito degli abitanti non è mutato.
Tutto, a Leopoli, scorre come prima della guerra. I negozi, salvo qualche rara eccezione, sono aperti. I ristoranti di Staryi Rynok, la magnifica piazza diventata negli ultimi dieci anni una delle più visitate di tutto l’Est Europa, hanno riaperto i battenti dopo una chiusura momentanea nella prima settimana di guerra. Il traffico è impazzito come sempre e nelle ore di punta si percorrono dieci chilometri in un’ora.
La gente esce, cammina, chiacchiera, si ritrova nei caffè per discutere dell’unico argomento che in questo momento è sulla bocca di tutti. “Slava Ukraini” è il saluto con cui inizia ogni conversazione dal 24 febbraio, il giorno in cui Putin ha deciso di invadere il Paese. “Gloria all’Ucraina” al posto di ciao o buongiorno. Chi può continua a lavorare, soprattutto nel terziario. Qualche problema in più ce l’hanno coloro che sono impiegati in aziende localizzate a Kiev o nell’Est e che a causa del conflitto hanno momentaneamente sospeso le loro attività.
Ma Leopoli, appunto, rimane in bilico perché la vita, anche qui, non è più quella di un mese fa. Innanzitutto perché la città è diventata la “stazione” di accoglienza per tutti coloro che scappano dalle altre regioni e che qui trovano rifugio, momentaneo o definitivo. C’è chi cerca di andarsene in Europa, chi invece ha deciso di rimanere in Galizia. E poi perché i due missili che sabato pomeriggio hanno colpito la raffineria hanno causato il panico. E’ vero che i razzi partiti dal Mar Nero hanno centrato un sito industriale ma si tratta di una zona in pieno centro e con tante abitazioni antistanti. Per la prima volta, la guerra ha bussato in città e lo ha fatto con una serie di esplosioni che hanno mandato in frantumi i vetri delle finestre nel raggio di almeno cento metri. Anche altrove il conflitto è iniziato così ma poi ha coinvolto case, scuole e ospedali. Sarà così anche a Leopoli? La gente spera di no ma in molti temono di sì.
Le sirene, nel frattempo, risuonano con inquietante continuità. Quella di ieri sera, attorno alle 22, ha costretto più di qualcuno nei rifugi. Quale sarà il prossimo obiettivo? Nel frattempo si passeggia, si va al parco e si approfitta di una primavera arrivata in anticipo: sole splendente, 20 gradi, mai visto un tempo del genere a marzo. Ma nel fine settimana, dicono i meteorologi, ritornerà la neve. Il barometro da domani è in picchiata. L’umore degli abitanti, qui a Lviv, non ancora: ma la paura, quella sì, cresce di ora in ora.
(ITALPRESS).


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