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Intitolare una via di Catania a Don Oreste Benzi : Richiesta di rettifica

Pubblichiamo integralmente una nota di richiesta di rettifica su una nota diffusa da Arcigay in merito al cambio toponamastico di una via a Catania per intitolarla a Don Oreste Benzi:
Gentile direttore,
sono Luca Luccitelli, capo ufficio stampa della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi più di 50 anni fa.
In merito all’articolo “Il dissenso di Arcigay a intitolare una via di Catania a Don Oreste Benzi” pubblicato su Siciliareport.it, le segnalo che non corrisponde al vero che don Oreste Benzi fosse una persona omofoba, con sentimenti di avversione verso le persone omosessuali, come riportato dalla vostra testata. Nell’articolo viene riportato che “don Benzi non si sottraeva alla volontà di contrastare le azioni e le manifestazioni di odio e discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale ed identità di genere”.
A tal riguardo Le segnalo l’intervista allo stesso don Benzi sul tema dell’omosessualità riportata nel recente libro “Ribellatevi!” (ed. Sempre, 2019) di Pasqualini e Zamboni. Nell’intervista sono presenti sia le citazioni riportate nel vostro articolo, sia la seguente che però è stata omessa.
Cito testualmente:
«D: Se un omosessuale venisse da te (don Benzi, ndr) per chiederti un consiglio a livello spirituale, come sacerdote cosa gli risponderesti?
R (di don Benzi, ndr): Prima di tutto vorrei essergli tanto fratello, padre e amico e fargli sentire che non è una persona di serie B o di serie C ma da valorizzare al massimo. Non gli farei prediche ma gli indicherei la via della vita, soprattutto dandogli un sostegno profondo, pieno. L’essere umano sente il bisogno di una relazione vitale, piena, completa, di rispetto. C’è tutta una cultura, purtroppo, che ha caratterizzato l’omosessuale come un qualcosa, qualcuno di strano, di diverso. Parlando a tu per tu scopri che l’omosessuale desidera superare la carnalità ed entrare nella visione più ampia, più vasta, in un infinito d’amore. Anche l’omosessuale ha bisogno di amare all’infinito».
Sempre sul tema, Le segnalo che in occasione della discussione in Parlamento sul disegno di legge sui c.d. “Dico” nel 2007 don Benzi dichiarò: «Io che vivo in mezzo al vasto mondo dell’emarginazione, mi rivolgo a voi fratelli e sorelle che vi ritenete omosessuali. Voi avete detto di sì a Cristo e alla Chiesa, siete fedeli alla castità, siete un segno luminoso di speranza alla vostra fedeltà».
Parole che mostrano come don Oreste Benzi, nel suo articolato pensiero sull’omosessualità, non solo non avesse alcuna avversione nei confronti delle persone con orientamento omosessuale, ma al contrario mostrasse nei loro confronti rispetto, compassione e sensibilità.
A queste parole si aggiungono poi i fatti. Don Oreste Benzi ospitò nelle case di accoglienza decine e decine di persone con orientamento omosessuale e persone transessuali per lo più vittime di tratta per sfruttamento sessuale. Ancora oggi come in passato, la Comunità Papa Giovanni XXIII accoglie persone omosessuali e transessuali, favorendo la loro integrazione attraverso il dialogo e l’incontro delle diversità. L’orientamento sessuale non era motivo di discriminazione per Don Oreste Benzi come non lo è oggi per la Comunità.
Definirlo “omofobo” è un falso storico, immagino frutto della scarsa conoscenza delle opere e della vita di Don Benzi, una vita spesa a costruire ponti e ad abbattere i muri, non ad erigerli.
La invito dunque a rettificare l’articolo integrando la descrizione della figura del sacerdote sullo specifico tema dell’omosessualità. Nella sua stesura attuale risulta tendenzioso e non in linea con il testo unico dei doveri del giornalista in quanto “omette fatti, dichiarazioni o dettagli essenziali alla completa ricostruzione” della figura del sacerdote dalla tonaca lisa.
Cordialmente,
Luca Luccitelli

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