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Università imprese e sindaci di Milano, Bari e Siracusa sul futuro delle città

 

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La “Città dei 15 minuti”, il paradigma di Carlos Moreno già applicato a Parigi dal primo cittadino Anne Hidalgo per la riorganizzazione urbana della capitale francese. Un modello su cui si sono confrontati i sindaci di Siracusa Francesco Italia, di Milano Giuseppe Sala e di Bari Antonio De Caro nel corso dell’evento del Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura dell’Università di Catania nell’ambito del Laboratorio materiali e modelli – Cantiere didattico sperimentale 2021.

In apertura il prof. Luigi Alini ha sottolineato che «le moderne strategie di rigenerazione richiedono modelli formativi e paradigmi nuovi per comprendere ed interpretare la complessa sfida che la transizione ecologica ci pone». «Il nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’opportunità imperdibile, una sfida che la comunità scientifica, il mondo delle imprese e chi amministra quotidianamente le nostre città dovrà raccogliere mettendo al centro temi come la salvaguardia delle aree verdi e delle biodiversità, azioni di forestazione urbana, la qualità dell’architettura – ha aggiunto -. Milano ha da tempo realizzato significativi avanzamenti e messo a punto procedure indicate da molti studiosi come una buona pratica, Bari ha avviato con grande coraggio nel 2011 il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana mettendo al centro dell’azione le periferie, politiche abitative e aree dismesse e Siracusa, anche tramite la stretta collaborazione con l’Università di Catania, si avvia a definire un “Piano delle Visioni” che propone scenari con cui si propone una possibilità di dialogo tra la città nuova e la sua vasta area archeologico».

«È il tempo di passare dalla pianificazione urbanistica alla pianificazione della vita urbana» ha concluso il prof. Alini citando lo slogan del pensiero di Carlos Moreno sottolineando i tre concetti proposti dalla teoria del docente franco-colombiano: cambiare il ritmo con cui viviamo la città (crono-urbanismo); utilizzare meglio lo spazio pubblico, gli edifici e le strutture pubbliche con funzioni e attività che cambiano nelle diverse ore della giornata (cronotopia); riappropriarsi, amare, riscoprire la bellezza dei nostri luoghi ed averne maggiore rispetto (topofilia).

A seguire il presidente di Ance Siracusa Massimo Riili ha sottolineato «l’importanza della collaborazione tra impresa e università per favorire il concetto di rigenerazione urbana» evidenziando studi sul “modello Moreno” per «rendere Siracusa una città policentrica».

«Un modello che prevede l’efficienza delle città e dei suoi servizi» ha aggiunto il presidente della Struttura Didattica Speciale di Architettura dell’Università di Catania Carmelo Nigrelli. Il direttore del Dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell’ateneo catanese Enrico Foti ha posto l’attenzione sulle «difficoltà nell’adattare questo modello, mirato a velocizzare la fruizione dei servizi godendo di ritmi di vita più bassi, a contesti particolari come le città del sud in cui vi è una diversa distribuzione dei luoghi di lavoro». Il rettore Francesco Priolo ha ricordato evidenziato «l’impegno dell’ateneo in questo campo e la necessità di rivedere gli spazi e la sostenibilità delle nostre città, temi al centro del lavoro delle istituzioni e università».

A seguire le proposte dei primi cittadini di Siracusa, Milano e Bari tra modelli da seguire, finanziamenti e proposte con un unico obiettivo: disegnare le città del futuro sostenibili.

«Siamo i sindaci dell’emergenza climatica e le nostre città necessitano di un salto di qualità grazie alle nuove risorse – ha detto il sindaco di Siracusa, Francesco Italia -. Il “modello Moreno” mette insieme la pianificazione urbanistica, per far fronte alla crescita disordinata delle città, e la richiesta di partecipazione dei cittadini nella gestione degli spazi. Siracusa è chiamata ad una sfida importante: rispettare gli obiettivi dell’Agenda 2030 rendendo la città e gli insediamenti umani più inclusivi, sicuri e sostenibili».

Per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, «il “modello Moreno” necessita di un’attenta valutazione dell’applicabilità sulla base delle dimensioni delle città stesse perché non è facile inserire in un’area, a cui si possa accedere a piedi o in bici, in 15 minuti, scuole, servizi sanitari, aree a verde, strutture sportive e servizi comunali». «È senza dubbio un’ottima ricetta che richiede una “ricostruzione” delle nostre città e adesso con la pandemia, che nella sua drammaticità ha consentito l’accelerazione del Next Generation Eu, l’Italia ha un’opportunità importante in quanto riceverà il 30% dei fondi europei da investire entro il 2027 – ha aggiunto -. Dovremo tirare fuori dai cassetti i progetti già definitivi per ricostruire le città e non sfogliare il libro dei sogni per spendere tutti i 200 miliardi di euro destinati all’Italia e rendere le città più verdi e più contemporanee. Il cambiamento deve partire dalle città».

Per Antonio De Caro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, «per vincere la sfida del Recovery Plan è indispensabile semplificare e velocizzare le procedure anche con assunzione di nuovo personale visto che i comuni sono gli “investitori” più importanti con il 25% della spesa complessiva in opere pubbliche». Ma ha anche illustrato gli interventi di rigenerazione urbana eseguiti a Bari «oggi città di mare grazie al nuovo waterfront e al collegamento tra la stazione centrale e la parte vecchia» e soprattutto «più sostenibile con la “mobilità light” indispensabile per far fronte al “distanziamento” sui mezzi pubblici nel post-lockdown». Il primo cittadino barese, inoltre, ha evidenziato «la riscoperta delle comunità delle periferie e delle loro identità ormai autonome grazie, secondo il “modello Moreno”, alla dotazione di servizi di prossimità come nuove biblioteche, asili, hub culturali e sportivi».

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