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Unict, violenza sulle donne tema d’attualità: “Occorre unire tutte le forze”

Il compito delle università e di tutte le istituzioni è quello di estirpare, con la diffusione della cultura del rispetto della donna, ma anche con azioni sempre più concrete, quello che ancora oggi è un vero e proprio disconoscimento della libertà delle donne

Il tema della violenza sulle donne, purtroppo, ancora oggi, è drammaticamente d’attualità, un fenomeno impressionante che scuote e interroga la coscienza del nostro Paese. Nel 2020 sono state assassinate 73 donne e oltre 20mila si sono rivolte ai centri anti violenza. Nel corso del periodo di lockdown si è assistitito ad un aumento della violenza contro le donne che vede tragicamente, a volte, coinvolti anche minori. Il compito delle università e di tutte le istituzioni è quello di estirpare, con la diffusione della cultura del rispetto della donna, ma anche con azioni sempre più concrete, quello che ancora oggi è un vero e proprio disconoscimento della libertà delle donne e della loro capacità di affermazione». Con queste parole la prorettrice Vania Patanè dell’Università di Catania ha aperto i lavori delle “Giornate Unict contro la violenza sulle donne – Violenze e discriminazioni di genere in teoria e in pratica”, l’iniziativa organizzata dal Coordinamento Unict per le Pari opportunità e dal Comitato Unico di Garanzia dell’ateneo catanese per celebrare la “International Day for the Elimination of Violence against Women” che prevede due seminari e una mostra.

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Stamattina, nell’aula magna del Palazzo centrale, in occasione del primo seminario “Stereotipi e pregiudizi – Una ricerca sulle narrazioni mediatiche e giuridiche della violenza di genere” -, la prof.ssa Patanè ha ribadito come in «una società civile e democratica sia impensabile che le donne subiscano violenze, il più delle volte in casa, ma anche sul lavoro e in tutti i luoghi dove provano a realizzare la propria personalità e che si assista a fenomeni di disparità tra i generi». «Ritengo fondamentale e invito tutte le donne che si sentono minacciate a rivolgersi a chi può offrire un supporto, occorre unire tutte le forze affinché il rapporto tra uomini e donne sia basato sul reciproco riconoscimento di parità e sulla difesa della dignità umana e rispetto della donna» ha concluso alla presenza di numerose studentesse e studenti degli istituti superiori di primo grado e universitari.
Ai lavori sono intervenuti anche l’assessore alle Pari opportunità del Comune di Catania Barbara Mirabella e le docenti dell’ateneo catanese Germana Barone (presidente del Comitato Unico di garanzia Unict) e Adriana Di Stefano (delegata del rettore alle Pari opportunità) che hanno sottolineato «la necessità di azioni di sensibilizzazione e educazione tra i giovani per debellare il fenomeno». «Le istituzioni, le forze dell’ordine e le associazioni devono trovare una strada comune per combattere il fenomeno basata su tre parole chiave: prevenzione, punizione e protezione» ha aggiunto la prof.ssa Di Stefano.
A seguire è intervenuta la prof.ssa Flaminia Saccà dell’Università della Tuscia che ha evidenziato come «l’Italia sia ancora lontana dalla parità dei sessi, è al 76.mo posto al mondo». Ma la docente ha anche illustrato i risultati del “Progetto STEP” finalizzato «ad un cambiamento culturale nella rappresentazione di genere in ambito giudiziario, nelle forze dell’ordine e nel racconto dei media» ha precisato sottolineando come lo studio sul fenomeno della violenza sulle donne si basi «sull’analisi di 283 sentenze, oltre 16mila articoli di stampa pubblicati tra il 2017 e il 2019 e su interviste a donne vittime di violenza».

 

«Nonostante il fatto che i dati della violenza sulle donne non siano chiari, sappiamo con certezza che è comunque diffusa: coinvolge quasi un terzo della popolazione femminile tra i 14 e i 70 anni di età e che la rappresentazione sociale è distorta sia sulla stampa, sia nelle sentenze dei tribunali – spiega la docente -. Una situazione che pone la donna vittima per ben tre volte: per quella subita, per quella in ambito giudiziario e per quei pregiudizi e stereotipi di genere che non vede uomini e donne portatori di uguali interessi. Sulla stampa, inoltre, si assiste spesso a “giustificare” l’uomo per la violenza compiuta e ad addossarne alla donna la responsabilità».
«Basti pensare che non esiste una corrispondenza tra i dati diffusi dal ministero dell’Interno relativi al 2019 basati sulle denunce e quanto riportato dalla stampa: per il ministero dell’Interno il 51,1% delle denunce sono relative a reati per maltrattamenti familiari, il 30,7% per stalking, il 17,1% per violenza sessuale, 0,7% per omicidi di donne e 0,4% per tratta e schiavitù. Nella rappresentazione della stampa, invece, il 53,4% per stalking, 44,5% per omicidio, 14% per violenza domestica e 9,8% per stupro» ha aggiunto la responsabile scientifica del progetto STEP, la prof.ssa Flaminia Saccà, ordinaria di Sociologia dei fenomeni politici.

 

Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche Elisa Ercoli dell’associazione “Differenza Donna” e il senatore accademico dell’ateneo catanese Giuseppe Trovato.
«Nonostante la Costituzione italiana sia entrata in vigore nel 1948, il delitto d’onore è stato abolito negli anni ’80 e sono nel 1996 sono state introdotte le norme contro la violenza sessuale – ha spiegato la dott.ssa Elisa Ercoli -. La società ancora oggi non ha approntato in modo strutturato la questione della discriminazione di genere, non vi è ancora oggi una solidarietà alla donna vittima di violenza che devono essere aiutate soprattutto dopo gli atti subiti, basti pensare ai procedimenti legali e alla protezione fisica. Per questo occorrono fondi per i centri anti-violenza e per le case rifugio oltre a nuove politiche per abbattere la discriminazione di genere».
L’iniziativa dell’Università di Catania proseguirà giovedì 25 novembre, alle 10,30, all’Auditorium di Villa Citelli con il secondo seminario dal titolo “Libere di contare – Contare per essere libere violenza economica e discriminazioni di genere”. Tra le relatrici Rita Palidda dell’Università di Catania e Marisa Acagnino, magistrata del Tribunale di Catania, Giulia Giampiccolo (Banca d’Italia) e Daniela Ursino (associazione Thamaia).
Sempre il 25 novembre, a Villa Citelli, sarà inaugurata l’esposizione “Le Signore eleganti e senza storia”, con una parte delle opere del Fondo Elsa Emmy, recentemente donato dall’autrice all’Università di Catania. Nella stessa sede sarà riproposta anche la serie di brevi biografie femminili “Anche la cancellazione è violenza” iniziativa nata dall’impegno di RivoltaPagina per l’Università e la città.

 

In foto di copertina da sinistra le docenti Germana Barone, Adriana Di Stefano e Vania Patanè.

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