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Unict, progetto europeo per migliorare qualità dei servizi di educazione nella scuola dell’infanzia

Il Dipartimento di Scienze della formazione ha ospitato i rappresentanti dei partner e illustrato le attività svolte in sinergia anche con istituti scolastici etnei

Migliorare la qualità dei servizi di educazione e cura della prima infanzia per bambini in età prescolare mediante l’osservazione e la condivisione di buone pratiche. Ma anche sostenere lo sviluppo professionale degli educatori e dei docenti degli asili nido e delle scuole dell’infanzia attraverso l’apprendimento di metodologie didattiche innovative.
Sono gli obiettivi di “Skills Development in Early Childhood Education and Care in Europe”, un progetto Erasmus+ sull’educazione STEAM – Science, Technology, Engineering, Art, Mathematics nella fascia 0-6, coordinato dalla prof.ssa Roberta Piazza, che vede il Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di Catania nel partenariato costituito da enti dell’Italia, Belgio, Portogallo, Bosnia e Bulgaria.
Dopo gli incontri formativi a Tuzla in Bosnia Erzegovina e a Porto in Portogalllo, l’ateneo catanese ha ospitato nei giorni scorsi i partner del progetto. Ai partecipanti sono state mostrate alcune realtà significative del territorio protagoniste nell’erogare attività educative STEAM per la fascia d’età 0-6. Gli ospiti hanno visitato la scuola dell’infanzia dell’Istituto comprensivo “Italo Calvino” di Catania, designato scuola polo per la formazione dei docenti nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale e, in particolar modo, le due sedi dell’istituto (quartieri Barriera-Canalicchio nella periferia nord di Catania). Qui i partner europei hanno potuto ammirare la costruzione di un modellino di vulcano in eruzione, l’attività di storytelling e di disegno dal vivo, gli esperimenti con la luce/il microscopio, il laboratorio di scienze in inglese con l’affiancamento di attività manipolatorie.
Inoltre, nell’ottica di una coniugazione efficace di teoria e prassi, all’osservazione delle pratiche ha fatto seguito l’illustrazione delle metodologie didattiche adottate dalle docenti Gioia Leonardi e Teresa Garaffo, che hanno messo in rilievo l’importanza dell’educazione scientifica e dell’educazione in natura/outdoor in età prescolare.

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Al Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania, i responsabili della formazione e dei servizi formativi dell’associazione culturale Officine culturali, Nicola Caruso e Patricia Vinci, hanno guidato gli ospiti alla scoperta dei diversi ambienti del sito culturale (dai chiostri al giardino pensile, passando per le cucine e i nuclei abitativi). Sono state illustrate le diverse attività educative realizzate nel monastero e un apposito spazio didattico – “Le officine dei ragazzi” – predisposto per la realizzazione di numerose attività tra fruizione del patrimonio artistico e rielaborazione personale dell’esperienza vissuta, attraverso un approccio ludico e immersivo: dal fare il pane, alla creazione di un libro di ricette, alla simulazione vera e propria di uno scavo archeologico. A tal fine è stata allestita un’area di scavo simulato sul “Decumano Massimo”, l’antica strada romana i cui resti si trovano all’interno del Monastero.

 

Tra i siti visitati anche il Museo dei saperi e delle mirabilie siciliane al Palazzo centrale d’Ateneo che presenta nelle diverse sale espositive svariati reperti archeologici, testi e documenti, strumenti di misurazione, minerali, farfalle, animali impagliati e sementi oltre a campioni di lava e di zolfo provenienti dal territorio siciliano. Le dott.sse Maura Fugazzolo (dottoranda in Scienze per il Patrimonio e la Produzione culturale) e Roberta Occhipinti (dottoressa di ricerca in Scienze della Terra e dell’Ambiente) hanno illustrato le numerose attività educative rivolte ai bambini delle diverse fasce d’età, come la narrazione di una fiaba per ricostruire la storia dell’Ateneo catanese, l’osservazione diretta dei diversi reperti e materiali della collezione museale, l’esplorazione tattile del grande plastico dell’Etna. Una “tecnica” già testata e “approvata” dai “piccoli visitatori” nel corso di diverse iniziative.

 

 

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