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Sviluppo sostenibile, un tema ancora poco conosciuto dai giovani

Le tematiche dello sviluppo sostenibile sono ancora sconosciute agli studenti italiani. È quanto emerge dall’articolo pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health (IJERPH) dal titolo “Sustainable Development Goals and 2030 Agenda: Awareness, Knowledge and Attitudes in Nine Italian Universities” che riporta i risultati dello studio “Sustainable Development Goals e Agenda 2030: un’indagine su consapevolezza, conoscenza e attitudini degli studenti universitari per l’anno accademico 2018/19”.

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Uno studio promosso dall’Università di Udine e coordinato dal prof. Silvio Brusaferro a cui ha partecipato anche l’Università di Catania da anni molto sensibile al tema della sostenibilità.

Per l’ateneo di Catania lo studio è stato curato dalle docenti dalla prof.ssa Antonella Agodi, direttore del Dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e tecnologie avanzate “G.F. Ingrassia” e dalla prof.ssa Martina Barchitta e con la collaborazione della dott.ssa Laura Vagnoni dell’Area per la Comunicazione e le Relazioni Internazionali.

 

L’indagine
L’indagine è stata finalizzata a valutare il livello di consapevolezza e conoscenza e gli atteggiamenti verso questi obiettivi tra gli studenti del primo anno di nove università italiane (Catania, Brescia, Foggia, Statale e San Raffaele di Milano, Roma, Torino, Udine e Verona) come riflesso del background che viene attualmente fornito dalla scuola secondaria.

Da marzo a luglio 2019, 1.676 studenti hanno compilato un questionario online basato su scala di Likert. Il questionario composto da 70 item è stato suddiviso in tre sezioni corrispondenti alle principali “aree” della sostenibilità: elementi ambientali, sociali ed economici.

La prima parte si è sviluppata intorno alla conoscenza dei Sustainable Development Goals e sui temi chiave della sostenibilità, la seconda sulle fonti di informazione e la terza sulle aspettative verso l’Università per l’acquisizione delle conoscenze. I dati ottenuti e raccolti sono stati analizzati considerando l’intero campione nazionale e raggruppando gli atenei per distribuzione geografica in due macro-sezioni: Nord-Italia (Brescia, Milano, Torino, Udine, Verona) e Centro-Sud Italia (Catania, Foggia e Roma).

Il campione preso in considerazione è risultato omogeneamente distribuito sul territorio nazionale, con una maggiore prevalenza di donne e un’età media pari a 21 anni. A livello nazionale il campione di studenti ha evidenziato che un terzo di loro ha frequentato un liceo scientifico prima dell’università, seguito dagli istituti tecnici e successivamente dalle altre scuole secondarie. Inoltre, circa la metà degli studenti frequenta attualmente un corso di laurea in ambito sanitario, siano essi medicina, infermieristica, biotecnologie o scienze motorie.

I SDGs e l’Agenda 2030 rappresentano programmi di sviluppo globale che coinvolgono l’intera popolazione in una missione comune finalizzata a porre fine a qualsiasi forma di povertà, a combattere le disuguaglianze e ad affrontare il cambiamento climatico. Il raggiungimento degli obiettivi garantirebbe la realizzazione di bisogni sociali come istruzione di qualità, servizi sanitari efficaci e opportunità di lavoro dignitoso per tutti. Ma per raggiungere questi obiettivi di portata globale occorre la conoscenza dei programmi dalla maggior parte della popolazione, dell’importanza e dei campi di applicazione in qualsiasi contesto professionale oltre che allo stile di vita personale. Un percorso che richiede il coinvolgimento di governi e istituzioni accademiche, scientifiche ed educative per ottenere un’accelerazione nell’adempimento dell’Agenda 2030.

Proprio l’Unesco ha evidenziato il ruolo di un’istruzione adeguata, e più specificamente dell’istruzione post-secondaria, come essenziale per l’interpretazione e l’attuazione dei SDGs e per la realizzazione dell’Agenda 2030. Un ruolo importante spetta pertanto alle Università, come luogo principale di apprendimento e ricerca prima dell’inserimento nel mondo del lavoro.

 

I risultati. La maggior parte degli studenti ha riferito di non aver mai frequentato alcuna attività didattica o iniziativa educativa inerente allo sviluppo sostenibile. Per quanto riguarda i concetti, gli indicatori di sostenibilità, i documenti e i modelli riguardanti lo sviluppo sostenibile, il campione di studenti ha riportato una scarsa conoscenza, con poche eccezioni. Il campo accademico in cui si è riscontrata una migliore conoscenza è stato l’area scientifica, seguita dall’area umanistica, dall’area economica e dall’area sanitaria.

A livello nazionale, l’apprendimento scolastico è risultato essere la via principale per l’acquisizione di conoscenze sulla sostenibilità, seguita da fonti online, televisione, fonti cartacee come libri, riviste e giornali e altre fonti. L’analisi ha dimostrato una moderata attitudine all’apprendimento dei SDGs con particolare interesse per i concetti di sostenibilità quali l’effetto serra, le disuguaglianze sanitarie e l’impronta ecologica. In particolare, un atteggiamento positivo di apprendimento è risultato più consistente per l’area umanistica.

I risultati ottenuti dallo studio sono coerenti con i risultati di altri progetti di ricerca, come l’indagine realizzata dalla Commissione Europea nel 2015, in cui la maggior parte dei soggetti europei intervistati non aveva mai letto né sentito parlare di SDGs.

Un primo piano specifico sugli studenti in ambiente accademico ha sottolineato l’esistenza di un grado generalmente basso di consapevolezza tra i cittadini e le comunità accademiche, oltre che una mancanza di iniziativa a convertire le nozioni di sostenibilità in azioni quotidiane.

Al momento l’acquisizione di conoscenze e competenze riguardanti lo sviluppo sostenibile sembra essere lasciata all’auto-informazione o all’educazione post-laurea. L’indagine ha confermato che, nella mente degli studenti, la sostenibilità è ancora per lo più percepita come una questione ambientale, con poca o nessuna considerazione per le componenti sociali ed economiche.

Persiste una percezione della sostenibilità come settore specializzato, legato alle scienze naturali, alla biologia o alla geografia, precludendo la possibilità di insegnare la sostenibilità come concetto multidisciplinare, con collegamenti a qualsiasi corso di laurea.

Il ruolo delle università. Lo studio delinea un quadro in cui le università possono intervenire virtuosamente per garantire e perfezionare un’adeguata formazione dei futuri professionisti sui SDGs.

L’implementazione di iniziative programmate per incoraggiare una vita più sostenibile da parte degli studenti universitari deve concentrarsi su diversi livelli poiché gli interventi possono aumentare la consapevolezza e la conoscenza oltre all’impegno e ai comportamenti sostenibili. Si può migliorare pertanto arricchendo le competenze di sostenibilità nel corpo docente, su diversi aspetti multidisciplinari, compresa la sostenibilità nei corsi accademici e nelle sessioni di esami, workshop, seminari e conferenze. Queste azioni possono fornire agli studenti un modello da imitare, per promuovere comportamenti e azioni sostenibili da ogni soggetto che si interfaccia con l’ambiente accademico.

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