Home Economia Federalberghi isole minori Sicilia: “vaccini di massa? senza turismo qui si muore”

Federalberghi isole minori Sicilia: “vaccini di massa? senza turismo qui si muore”

Lipari
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Palermo, 5 mag. – “Era del tutto evidente che le isole minori dovessero avere una corsia preferenziale per controbilanciare il divario dato dalla loro situazione sanitaria, territori di frontiera spesso privi di ospedali e dei servizi essenziali. La polemica politica delle scorse settimane, con le barricate di alcuni presidenti di Regione del Nord, era sterile, per non dire stupida”. Il presidente di Federalberghi Isole minori Sicilia, Christian Del Bono, commenta così con l’Adnkronos il via libera alla vaccinazione di massa nelle isole minori italiane confermato oggi dal commissario per l’emergenza Covid Figliuolo e anticipato ieri, per quanto riguarda gli arcipelaghi siciliani, dal governatore Nello Musumeci.  “Parliamo di numeri irrisori – taglia corto -, si tratta di mettere insicurezza delle zone disagiate del Paese. Stessa cosa andrebbe fatta per le comunità montane, difficili da raggiungere. In luoghi come Marettimo, Linosa o Alicudi se scoppiasse un focolaio la gestione sarebbe drammatica”. Insomma, è la tesi del numero uno degli albergatori delle piccole isole siciliane, la questione è strettamente sanitaria. “La priorità è la tutela della salute – scandisce -, poi è chiaro che puntiamo ad offrire una vacanza sicura ai nostri ospiti perché quest’anno la sicurezza è uno dei principali fattori ricercati dai turisti”. Ragioni sanitarie, questioni economiche ma anche una necessità legata alla stessa sopravvivenza di questi territori.

“Le isole minori vivono al 95 per cento di turismo, senza muoiono. Non ci sono alternative. La nostra è una mono-economia e questa è anche una delle grandi fragilità delle isole minori. I flussi turistici, peraltro ridotti a un periodo limitato dell’anno, sono l’unico elemento che ci consente di andare avanti”.
Il via libera ai vaccini di massa, però, secondo De Bono arriva “in forte ritardo”. “Io avrei dovuto aprire la mia struttura il 29 marzo, non lo farò  prima di giugno e come me tanti altri. Qui gli hotel sono tutti chiusi”. La stagione turistica alle Eolie inizia a marzo. “I primi ad arrivare sono tedeschi e francesi – spiega -. Viviamo al 50 per cento di turismo straniero, ma in questi mesi abbiamo assistito a cancellazioni continue. Troppa incertezza. Sappiamo che c’è un’emergenza sanitaria in corso, nessuno disconosce gli effetti della pandemia, ma come si può fare turismo con una babele di norme e ordinanze? Insomma, in questo momento non ci può essere turismo, ma solo alcuni temerari che decidono di partire all’avventura tra mille difficoltà. Senza contare il coprifuoco alle 22…”. Andrebbe abolito?”Io dico che se si rispettano regole e protocolli il problema non si pone. Tamponi da ripetere ogni 48 ore e coprifuoco sono una grossa barriera per il turismo italiano soprattutto perché in altri Paesi non ci sono. Servirebbe un’omogeneità di regole almeno in Europa”.

La certificazione verde, annunciata dal premier Draghi, è “un grande passo in avanti”, ma anche in questo caso, avverte il presidente di Federalberghi isole minori Sicilia, “si arriva in ritardo, gli altri Paesi già da tempo hanno fatto una roadmap delle aperture. L’Italia, invece, continua a scontare un’incapacità organizzativa, ma il turismo è un comparto che vive di programmazione”.

Il rischio, neppure troppo remoto, per Del Bono è che la stagione ormai alle porte registri numeri ancora più impietosi di quelli dello scorso anno. “Nonostante un agosto con un 15 per cento di presenze in più – sottolinea – abbiamo assistito a un dimezzamento dei flussi”. Questa volta potrebbe andare ancora peggio. “Molti si sono già organizzati per andare in vacanza all’estero, dove ci sono meno limitazioni e incertezze sulle regole da seguire. E poi la classificazione dell’Italia a colori è fortemente penalizzante per il turismo. Se dopo aver prenotato la vacanza a luglio la nostra meta diventa improvvisamente zona rossa che si fa? La precarietà è la peggiore nemica per il nostro settore”, conclude.
(Adnkronos)

 

 

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