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La Cuoca e la Segretaria: è una farsa, una pochade o un vaudeville?

CATANIA – Recentemente è stata messa in scena la commedia La Cuoca e la Segretaria dal Teatro L’Istrione nella versione al femminile che ne ha fatto Valerio Santi. “Il cuoco e il segretario” è una commedia buffa dello scrittore, drammaturgo e librettista francese Eugène Scribe (Parigi, 24 dicembre 1791 Parigi, 20 febbraio 1861). La confusione a cui molto spesso sono soggetti termini quali farsa, vaudeville e pochade fa sì che a volte essi vengano interpretati come sinonimi, quando in realtà si riferiscono a tre modi diversi di fare teatro, ognuno con le sue peculiarità.
Farsa: genere teatrale caratterizzato dalla brevità e dalla scoperta ricerca della risata. Si organizzò compiutamente nel XV secolo e inglobò gli spunti del teatro giullaresco e quelli, più remoti, della comicità greca e latina. I temi sono sanguigni, concreti, spesso grevi, ma senza compiacimento o raffinata malizia, impregnati di un materialismo ridanciano e dissacrante. Non mancano esempi di farsa letteraria, ma in questo caso si tratta spesso di contaminazioni tra gli spiriti originari della farsa (passati per lo più nella commedia dell’arte) e le suggestioni campagnole e pastorali della cultura umanistica. Fisionomia diversa ebbe il genere nell’Ottocento, in parte assumendo lo spirito più spumeggiante del vaudeville.
Vaudeville: Questo genere compositivo si differenzia dagli altri generi diffusi all’epoca per il contenuto satirico delle canzoni e per le tematiche di attualità trattate. Nella seconda metà del 1600 la sua popolarità è tale che diversi cantori, specializzati nel genere, utilizzano il Pont Neuf parigino come base per le loro esibizioni divertendosi a commentare in chiave musicale gli scandali del giorno. Il ritornello: “Sulla Senna più niente guadagnò, e a trafficare sul Reno cominciò”, riferito a un’attrice teatrale caduta in miseria che si era data alla prostituzione, farà storia. Questo induce la Comédie-Française, che non vedeva di buon occhio gli attori “di strada” e li considerava dei concorrenti sleali, a perseguitarli impedendogli di mettere in scena i loro spettacoli. Gli attori, per evitare di essere arrestati, prendono quindi l’abitudine di presentarsi sul palcoscenico con dei rotoli di pergamena sui quali è scritta la loro parte, e decidono di mimetizzare tra il pubblico alcuni complici incaricati di incitare gli spettatori a leggere ad alta voce quanto scritto nei rotoli. Se in un primo momento le loro parti sono solo in prosa, in seguito lo stesso stratagemma viene utilizzato per le parti cantate, con somma gioia del pubblico che si diverte ad essere pienamente coinvolto nell’azione. Le pièces teatrali iniziano così a essere intervallate, se non interamente composte, da vaudeville.
Pochade: vocabolo francese da poche, usato generalmente nel senso di abbozzo, schizzo. In Italia dalla fine del sec. XIX dicendo pochade si intende riferirsi a quel genere di vaudeville, tipicamente francese, che, abbandonate le originali ariette musicali, di cui originariamente era fornito, è tutto in prosa; e senza vere pretese d’arte, discendente dell’antica commedia classica, intende riprendere comicamente e in modo più o meno piccante gli intrighi e avventure di giovinotti vogliosi e di vecchi capricciosi, le marachelle coniugali, gli equivoci galanti e i ridicoli contrattempi, solitamente in ambiente di piacere spicciolo, con esibizioni di alcove, e abbondanza di macchiette più o meno stereotipate.
Il regista Federico Magnano San Lio che ha curato la versione dell’Istrione: «Questo tipo di commedia parte integrante della tradizione comica consentiva agli interpreti di costruire personaggi comici efficaci che avevano un’abilità tecnica consolidata e una conoscenza profonda dei caratteri e degli stili recitativi comici. Oggi l’arte recitativa teatrale deve fare i conti con realtà e generi diversi e la stessa definizione di “attore comico” viene dilatata per definire anche performer del piccolo schermo che in realtà fanno un uso del linguaggio e della battuta più vicina all’intrattenimento che al teatro; sarebbe utile distinguere con grande rispetto per entrambi l’intrattenitore dall’attore riconoscendo a quest’ultimo la capacità di “costruire” personaggi che rivelano una consistenza ed una “bellezza” artistica che va oltre il continuo susseguirsi di gag, spesso monotone e alla lunga noiose. Un genere di commedia francese il vaudeville nato alla fine del settecento che trattava in maniera leggera intrecci dove lo scambio di persona e l’equivoco generavano situazioni e personaggi esilaranti». Allora se non è stato nei contenuti della storia della Cuoca e la Segretaria (perlomeno Scribe sapeva chi stava colpendo e a chi stava facendo la parodia siamo nel 1840) che è il classico paradigma di situazioni comiche, da commedia degli errori (scambi di persona, agnizioni, trionfo dell’amore dei due attori giovani) il senso che gli attori dell’Istrione è stato quello aneddotico morale che a saper fare un vaudeville ci vuole passione, talento e divertimento. Gli attori che ci hanno trasmesso questa emozione e sentimento: Francesco Russo/Conte Pignotta, Rosaria Francese/Lora, Valerio Santi/Corrado, Concetto Venti/Antonio, Cindy Cardillo/Elena, Tino Mazzaglia/Visconte Vicovicchi, Luigi Nicotra/Gianni.

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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