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Il Teatro del Canovaccio presenta la nuova stagione 2019-20

CATANIA – Prendete Pirandello e la voce di quei suoi personaggi mai raccontati veramente, dopo volate fino a Shakespeare e intonate le sue storie eterne attraverso il cunto e il ballo, poi tornate in Sicilia per evocare la Sua voglia di indipendenza e il Suo grido di libertà, strizzate l’occhio ai mondi surreali e ironici di autori del nostro tempo e infine planate su Catania, la nostra Regina, e i suoi improbabili moschettieri molto poco “politically correct”.
Ed ecco la nuova stagione del Teatro del Canovaccio, oggi diventato “maggiorenne”, che come di consueto decide di miscelare agevolmente opere classiche, rivedute e corrette, con lavori inediti di giovani autori contemporanei, virando verso la sperimentazione di formule antiche e al contempo modernissime.

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Il debutto di questa diciottesima stagione prende il via il 28 novembre con lo spettacolo “Le tre corde”, scritto da Antonella Sturiale e diretto da Saro Pizzuto.
Liberamente ispirato alla commedia “Il berretto a sonagli”, il testo nasce da un’intuizione di Saro Pizzuto e sviluppata da Antonella Sturiale, la quale ha dato e corpo e voce ai due personaggi “minori” dell’opera, il galantuomo e romantico Cavaliere Fiorica e la dolce sognatrice Nina.
“Cosa succederebbe se provassimo a immaginarli dieci anni dopo? Che fine avranno fatto e cosa avranno imparato dalle tempeste della vita?”.
Mentre nella vicenda narrata da Pirandello i due protagonisti rimangono silenti e appartati in un angolo come se i fatti non appartenessero loro, in questo originale lavoro, invece, si esprimono, raccontando di sé e della loro scelta additata dalla società con il marchio infamante del tradimento, confessandosi con il cuore in mano e rivelando il mistero della loro relazione in un crescendo di emozioni, turbamento e commozione.
Un atto unico in cui le “tre corde” sono corde vere, simbolo delle prigioni in cui l’umanità intera è rinchiusa ma che si possono tuttavia trasformare in meravigliosa libertà.
Musiche originali del maestro Alessandro Cavaliere.
Con Fiorenza Barbagallo, Maria Grazia Cavallaro, Iolanda Fichera, Domenico Fiore, Luciano Leotta, Pippo Marchese, Saro Pizzuto e Agata Raineri.
Movimenti coreografici: Agata Raineri.
Dal 28 novembre all’1 dicembre.

Dal 12 al 15 dicembre sarà la volta di “Enric V” di William Shakespeare, riadattato in varietà da Cristina Gennaro e Stefano Migliorisi.
L’intramontabile dramma storico di Shakespeare viene rivisitato giocando su due livelli, ossia sul piano della narrazione del racconto e su quello del varietà come struttura che “informa” le azioni.
Canzoni, ballate e travestimenti contribuiscono al recupero della vena comica che caratterizza gran parte delle opere del Bardo, mentre la messa in scena viene attuata delineando i personaggi minori con i canoni tipici da Commedia dell’Arte, stravolgendo le scene e i soggetti nel numero, nel linguaggio e nel genere, utilizzando la lingua siciliana nella forma del cunto, adattando un testo inglese del ‘600 al modo di raccontare, idiomatico e declamante, proprio della tradizione siciliana dell’ ‘800.
Regia di Davide Migliorisi
Con Cristina Gennaro, Davide Migliorisi e Debora Pirruccio
Produzione “Dietro le quinte”.

Dal 6 al 9 febbraio andrà in scena lo spettacolo “Antudo”, scritto e diretto dall’eclettica Eliana Silvia Esposito.
ANTUDO è la parola, sconosciuta ai più, che rievoca le rivolte separatiste e indipendentiste della Sicilia dei secoli passati, dal Vespro del 1282 fino allo Statuto Speciale di Autonomia del 1946 e che oggi rappresenta l’energia che riesce a muovere pensieri e coscienze.
Un viaggio alla scoperta di chi eravamo per capire dove vogliamo andare. Un risveglio, una presa di coscienza di un’intera umanità, la lotta alle mafie, ai luoghi comuni, ai partiti nazionali, a chi baratta la nostra libertà con una poltrona.
“Antudo” è la Sicilia che apre gli occhi, che prende coscienza, che trova coraggio e che alza la testa.
In una sola parola, “Antudo” è il grido di libertà del popolo siciliano.

Dal 19 al 22 marzo il Canovaccio ospiterà “Carini un po’ nevrotici” di Aldo Nicolaj, indimenticabile commediografo, versatile e fecondo, che attraverso svariati stili – dal simbolismo al neorealismo, dal surrealismo al teatro dell’assurdo – ha criticato il modo di vivere contemporaneo, immortalando in maniera ironica la classe piccolo-borghese.
In questa commedia, due personaggi si incrociano per caso durante un acquazzone serale innescando, tra ironiche diffidenze, una dinamica nella quale entrambi reciteranno un gioco di ruolo, in cui le parti del personaggio cattivo e della vittima si concretizzeranno in un dialogo ironico e surreale che, in un alternarsi di luoghi comuni e verità latenti, restituirà il senso della vita che non può non apparire come un insieme di categorie generiche e qualche volta gratuite.
Un racconto sulla complessità della vita e delle relazioni umane, una lente grottesca che, partendo dalla quotidianità, sfiora temi importanti, senza però arrivare a una presa di posizione rivelatrice, lasciando piuttosto intravedere quell’universo che riguarda tutti ma che a volte risulta inesplicabile.
Con Salvo Musumeci e Saro Pizzuto.
Regia di Federico Magnano di San Lio.

La chiusura della stagione teatrale è affidata al talento di Nicola Alberto Orofino che, in questo suo ultimo lavoro, “I moschettieri”, torna da Lei, Catania, luogo privilegiato in cui si mescolano le contraddizioni – sacro e profano, vita e morte, prigione e libertà, serio e faceto – della nostra esistenza.
Protagonisti de “I moschettieri” sono 3 uomini, parodicamente difensori del sacro valore dello scippo, della santa pratica del pizzo, della virtuosa attività della rapina. Immaginarie, ma non troppo, personalità al servizio di Lei, “La Regina dei quatteri”, Catania, che col suo maestoso incedere “passa e fotte”, difesa dai suoi moschettieri prediletti.
Lo spettacolo è ideato da Roberta Amato, la cui scrittura ha la peculiarità di essere essa stessa racconto viscerale, drammatico e ironico.
In scena Gianmarco Arcadipane, Daniele Bruno, Vincenzo Ricca, accompagnati dall’esperienza e dalla passionalità di Egle Doria.
Regia di Nicola Alberto Orofino.

L’intento, come ogni anno, è portare in scena spettacoli diversi, capaci di toccare tutte le “corde emotive”, in grado di far ridere, commuovere, riflettere ed emozionare. Il tutto all’interno di uno spazio “neutrale” ove sia possibile “incontrarsi”, in quello stile che caratterizza il Teatro del Canovaccio, da sempre interessato ad armonizzare generi e stili differenti, abbracciando tutti i gusti del pubblico e soddisfacendo sia i palati tradizionali che quelli maggiormente interessati alla “sperimentazione emotiva ed artistica”.

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