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Domani la prima di “U vaccinu” versione aggiornata e corretta di “U contra” di Martoglio a cura di Fabbricateatro

Partendo dallo scenario di uno stato di fatto la Catania della zona di S. Cristoforo il cosiddetto mercato dei paradisi artificiali, la pandemia e le misure cautelative il regista Elio Gimbo alla riapertura della sua Fabbricateatro ci ha acciuffato portandoci nel suo mondo di frutta “candita, ammuffita e riciclata” dove il candore macchiettistico delle persone e dei personaggi ci ha permesso di ridere delle nostre recenti disgrazie tra illusioni opinioni e vano terrorismo. Di “fatto” è noto che tutti gli ismi sotto questo cielo caratterizzano ormai un mondo pregno di fake news e il “fatto” che i popolani di Martoglio possano essere disprezzati da coloro che intendano risiedere dall’altra parte della città fa sì che gli spettatori ridano di sé stessi senza che si accorgano che gli “altri” alla fine dei conti siamo sempre stati noi: cos’è che è cambiato rispetto a cento anni fa? Il periodo di Martoglio riguarda un’epidemia di colera: la scarsa pulizia e la grande ignoranza ci distanzia così poco dai nostri avi…

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Forse la differenza sta nel linguaggio del personaggio Don Procopio, un fantastico Savì Manna a tratti un po’ timido e introspettivo ma innegabilmente nevrotico, ossessivo compulsivo, nella paura del contagio, il tipico azzeccagarbugli di manzoniana memoria che Martoglio aveva inventato e pubblicato nel suo giornale D’Artagnan; o nella popolana Cicca Stonchiti, un’incredibile Sabrina Tellico raffinata nella sua “zavurdaggine” senza mai scadere nella volgarità che entrava perfettamente e con tutto il suo “corpo” nel personaggio civitoto dimostrando una grande congruità e centratura; o la comare “spacciatrice”, Sara la Petrajana, interpretata da una “potente” Cinzia Caminiti, pervicace caratterista e grande donna sapiente in grado di portare a buon fine qualsiasi equivoco di sorta; o nell’antagonista di Don Procopio Ballaccheri, Don Cocimu Binante l’apprezzato Carmelo Zuccaro, cantante neomelodico e attore di grande esperienza. Oppure ancora in una sequenza di giovani attori che alle prime armi, ieri sera c’è stava una prova generale per la Stampa, hanno dato prova che sicuramente “si faranno” nel corso delle repliche di tutta la stagione estiva: “U vaccinu” è uno spettacolo corale “che più si fa e più viene meglio”, per usare la terminologia di questo linguaggio inventato alla Martoglio.

Ancora una cosa sulla modernità di Martoglio è l’attenzione al suo femminile che di potenza vera si tratta: “u contra” da cui “U vaccinu” è tratto ed ispirato, sta per “contravveleno” che all’epoca della commedia riguardava un’epidemia di colera. Le “femmine” martogliane sono le donne che lavorano: i maschi sono gli uomini quelli che “studiano”, ma la figlia di Sara la Petrajana vuole studiare per poter amare liberamente il suo fidanzato, che è andato a scuola, magari per uscire dal clichè della microcriminalità. Saranno poi le donne che di lì a qualche decina d’anni supereranno gli uomini in quanto a quoziente intellettivo e pragmatico. Infatti gli uomini martogliani a cosa servono se non a distinguere il contagio tra “culunnisti” e “baddisti”?  Due sono le correnti di pensiero, quella del gruppo dei “baddisti” che pensa che il morbo si diffonda attraverso gli untori (la famosa badda di velenu, tipo polpetta avvelenata), e quella dei “culunnisti” secondo cui il morbo viene importato attraverso il vento di Scirocco. E solo il dottore bardato come un astronauta porterà alfine la meritata medicina la famosa “scoppolamina” che suo malgrado potrebbe significare anche la metafora dell’assunzione delle famose pillole di “minnifuttu”, “l’effetto placebo” così come non ci hanno fatto credere che possa esistere nel mondo “sodomitico”, è sempre Don Procopio che parla ovvero del malanno “somatico”, nel mondo della fobia e fissazione della “medicina pandemica”. Il messaggio di Don Procopio che richiama gli astanti all’ordine è trasversale: non bisogna rinunciare mai ai propri rapporti umani anche a costo di rinunciare a qualcosa nei termini del proprio interesse. Ed è forse qui che la confusione che regna sovrana tra i personaggi gli attori e gli spettatori diventa chiara e colpisce la parte buonista del nostro sentire. Da vedere per un grande divertimento sano e vernacolare.

Fabbricateatro informa che lo spettacolo sarà messo in scena nel pieno rispetto della normativa anti Covid-19. Per l’ingresso (costo del biglietto € 10) è consigliata la prenotazione al nr 347 3637379 (su cui è attivo anche WhatsApp) perché i posti sono limitati. E’ obbligatorio utilizzare la mascherina in ingresso e in uscita. E’ consigliato l’acquisto dei biglietti on line, ma sarà comunque possibile acquistarli in loco. E’ comunque necessario effettuare la registrazione dei propri dati: on line alla pagina https://forms.gle/MVbd4gDMQwpiXZAy5 , oppure consegnando l’apposito modulo già compilato in ogni sua parte all’ingresso. L’organizzazione raccomanda di mantenere una distanza di almeno un metro in fila al botteghino e ai servizi.
“U vaccinu”
Una libera rielaborazione di U Contra di Nino Martoglio
Regia Elio Gimbo
Con Cinzia Caminiti, Savì Manna, Carmelo Zuccaro, Sabrina Tellico, Daniele Scalia, Marco Cambiano, Alessandro Chiaramonte, Paola Collorafi, Francesca Coppolino, Carmelo Incardona, William Signorelli, Marilena Spartà
Aiuto regia Nicoletta Nicotra
Luci e fonica Simone Raimondo
Impianto scenico Bernardo Perrone
Repliche
Luglio: venerdì 31
Agosto: Sabato 1, domenica 2, mercoledì 5, venerdì 7, sabato 8, domenica 9, mercoledì 19, venerdì 21, domenica 23, mercoledì 26, giovedì 27, venerdì 28, sabato 29, domenica 30
Settembre: giovedì 3, venerdì 4, sabato 5, domenica 6

Tutte le foto sono Gianni Nicotra

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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