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Catania Summer Fest: alle Ciminiere in scena “Tieste” con Pambieri e Graziosi

Da venerdì 3 a domenica 5 settembre, in scena nell’anfiteatro Le Ciminiere di Catania, la tragedia di Seneca, prodotta dal Teatro della Città e diretta da Giuseppe Argirò. Protagonisti assoluti Giuseppe Pambieri e Paolo Graziosi

La vendetta e l’inganno nel connubio perfetto tra il potere e il male sono al centro della tragedia senecana Tieste. Dopo il grande successo riscosso nella prima parte della tournée nazionale –  a Formia, nell’ambito del Festival del Teatro Classico, a Sarsina nel cartellone del Plautus festival, a Segesta nell’ambito delle Dionisiache e a Tindari per “Il teatro dei due mari”, la nuova produzione del Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale arriva ora a Catania per tre date (da venerdì 3 a domenica 5 settembre, ore 21) nell’anfiteatro Le Ciminiere. Diretta da Giuseppe Argirò, la tragedia è interpretata da Giuseppe Pambieri nei panni di Atreo e Paolo Graziosi nelle vesti di Tieste. Ad affiancare la straordinaria e inedita coppia di attori, ci sono Sergio Basile, Elisabetta Arosio, Roberto Baldassari, Raffaele Santabarbara.
La pièce declina la violenza in tutte le sue forme connesse al sopruso e alla prevaricazione, non solo una violenza simbolica e rituale, ma reale, volta all’affermazione autoritaria e al disprezzo di qualsiasi norma giuridica che regoli la convivenza civile.

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Seneca indaga quella primordiale lotta tra il bene e il male e descrive il ribaltamento di valori esistente in ogni totalitarismo che persegue il proprio disegno politico, sociale ed esistenziale. L’odio familiare divora ogni cosa e rappresenta l’impossibilità di qualsiasi pacificazione sociale. La banalità del male fa da sfondo alla tragedia dimostrando che la violenza non è solo originata dalle passioni incontrollabili ma spesso è frutto di un disegno razionale, spietato volto ad affermare il potere ineludibile e mostruoso del tiranno che non conosce ostacoli e rinnegando gli Dei si sostituisce ad essi affermando il culto della personalità e pretendendo l’acquiescenza del popolo.

 

L’opera di Seneca, l’unica a non avere un modello greco corrispondente, è una tragedia senza catarsi e non offre alcuna redenzione ai personaggi che perdono ogni umanità dimostrando che la violenza e il disprezzo per la vicenda umana è un prodotto culturale determinato dal potere e dalla storia, che si ripete in modo inesorabile, non risparmiando nessuno.

 

 

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