CATANIA – L’atmosfera giovanile del Balletto di Milano che ha presentato una nuova versione della Carmen al Teatro Massimo Bellini ha una funzione ben precisa quella di avvicinare le nuove generazioni al balletto e all’opera lirica. C’erano i colori del jazz e la sensualità della danza contemporanea che racchiude il concetto di corpo anima e mente e anche qualche svirgolatura che non è passata inosservata. La giovanissima Carmen (Alessia Campidori) è simbolo di femminilità, passione, seduzione… senza inibizioni. Nella società odierna non ha più valore il senso di colpa della Carmen bizetiana. La Carmen ottocentesca infatti muore perché promiscua incapace a rinunciare alle passioni. Ricordiamo che di donne “perdute” è fatta l’opera, e la Carmen potrebbe essere perduta e paragonata ad una moderna donna “affetta” da femminicidio. Ebbene sì uno statuario Don Josè Alessandro Orlando amante di Carmen ne diventa suo carnefice non appena la donna incontra il torero Escamillo (un affascinante Federico Mella). La donna viene scelta non può scegliere la propria vita dettata dal desiderio e forse i corpi più delle voci riescono meglio a rappresentare le torbide passioni i complicati intrecci dell’Eros. Ma una figura che pare nell’opera sia ignorata è il destino crudele impersonato da un riflessivo e onnipresente Alessandro Torrielli. Coreografia Agnese Omodei Salè e Federico Veratti, Scenografia Marco Pesta,Costumi Federico Veratti. Foto di Giacomo Orlando. In scena fino al 26 novembre.
Carmen: balletto in quattro quadri
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