Home Sicilia Le nuove sfide dell’Infettivologia, specialisti a confronto a Palermo

Le nuove sfide dell’Infettivologia, specialisti a confronto a Palermo

Le nuove sfide dell’Infettivologia, specialisti a confronto a Palermo
Le nuove sfide dell’Infettivologia, specialisti a confronto a Palermo

PALERMO (ITALPRESS) – Politica sanitaria e ricerca clinica, presente e futuro dell’infettivologia nazionale, tra antimicrobico-resistenza disciplinata nel PNCAR, lotta alle epatiti, i nuovi scenari del Covid-19, iniziative contro l’HIV. Questi alcuni dei temi trattati dagli oltre 200 specialisti al Meeting sui nuovi modelli di Governance clinico-gestionali in Sanità, che è in corso di svolgimento nella località di Mondello, a Palermo.
“Il convegno di oggi è una finestra molto ampia su quelle che sono le nuove sfide dell’infettivologia per i prossimi anni, sono sfide che conosciamo, che seguiamo già da anni, la lotta all’HIV, la lotta all’epatite virale C, a tutte le malattie sessualmente trasmesse, e poi la lotta ai microorganismi resistenti – ha detto Salvatore Requirez, direttore dipartimento regionale sanità -. Ci sono delle sezioni all’interno di questo convegno che sono molto specificatamente mirate e permetteranno di raggiungere degli obiettivi formativi, come l’omogeneità di preparazione al fine di far crescere le competenze oltre le conoscenze non solo dei medici infettivologi, ma di tutti i medici che operano nell’area medica”.
“Siamo alla vigilia di una stagione di transizione – ha sottolineato Requirez – ci saranno le nuove direzioni generali in Sicilia, ci saranno i nuovi atti aziendali. C’è la necessità di intervenire in maniera omogenea nei modelli, perchè l’indirizzo clinico deve trovare una rispondenza di tipo organizzativo che sia non solo omogenea ma facilmente applicabile. Per fare questo, il dipartimento che io dirigo, interverrà sia a livello della formazione, sia a livello di programmazione per dare l’indirizzo di organizzazione panificata rispetto alla distribuzione ed alla dimensione delle strutture di infettivologia che dovranno diventare operative nella nostra regione a partire dal conferimento dei nuovi incarichi. Bisogna pensare a modelli organizzativi completamente diversi rispetto a quelli che ci hanno visto affrontare l’infezione da coronavirus nei primi mesi del 2020 e cioè la possibilità di organizzare modelli multifunzionali che facciano riferimento a dipartimenti inter-aziendali. Fare finalmente decollare un sistema di collaborazione fra le varie aziende che vede la modularità di alcune discipline dell’area medica che si possano flettere a seconda dell’emergenza per garantire la disponibilità, almeno sufficiente, dei posti letto necessari alla più completa e tempestiva assistenza”.
Il convegno si propone come punto di partenza per una nuova sinergia della rete infettivologica nazionale. Tra i temi affrontati vi saranno infatti anche antibiotico-resistenza, epatiti, nuovi scenari del Covid-19, vaccinazioni nel paziente fragile. Presidenti del Congresso sono Chiara Iaria, Direttore della Unità Malattie Infettive e Tropicali-ARNAS Civico Di Cristina Benfratelli, Palermo, e Antonina Franco, Direttore della Unità Malattie Infettive, dell’ospedale Umberto I di Siracusa. Il Congresso è patrocinato dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’Assessorato alla Salute Regione Sicilia, dal Comune di Palermo, dall’Ospedale Civico Di Cristina Benfratelli, dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. Previsti nei saluti in apertura, tra gli altri, gli interventi anche delle istituzioni locali. Il Meeting Nazionale si propone come punto di partenza per una nuova sinergia della rete infettivologica nazionale, ma non manca interesse per i temi di attualità.
“Abbiamo capito che in questa fase sul Covid-19 non dobbiamo fare allarmismo ma dobbiamo fare attenzione – ha detto Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT, sulla nuova variante Xbb del Covid-19 riscontrata in Cina -. I dati che provengono dalla Cina ci dicono che questa nuova avariante Xbb sta iniziando a circolare ed è diventata nettamente prevalente. Oggi siamo quasi al 90%, si stimano 67 milioni di casi in Cina; il virus ha perso virulenza, ma è l’immunità della popolazione che fa la differenza, quindi dobbiamo tenere alto questo concetto per vaccinare le persone fragili. In questo momento c’è rilassatezza nei confronti della vaccinazione, ci stiamo allontanando dai 4-6 mesi dall’immunizzazione in cui dobbiamo fare il richiamo soprattutto nelle persone più fragili, questo va detto con grande fermezza. Poi bisogna mantenere alta attenzione su quale virus circola: anche il Ministero lo ha ripetuto, il controllo delle varianti deve essere mantenuto per vedere se le varianti acquisiscono nuovamente virulenza, se rispondono alle vaccinazioni, come rispondo ai farmaci sia anticorpi monoclonali sia antivirali che abbiamo oggi nel nostro armamentario terapeutico. Dobbiamo seguire queste cose per non farci cogliere impreparati ed essere pronti a rispondere a eventuali ripresa dell’epidemia”.
“Certamente – ha aggiunto – si possono abbassare le misure di contenimento, ma la pandemia ci ha insegnato che queste misure devono essere tenute a prescindere dal Covid, per proteggersi da diverse malattie infettive. Avere attenzione, usare la mascherina quando siamo con i soggetti più fragili o quando noi stessi abbiamo qualche infezione respiratoria che noi stessi possiamo trasmettere agli altri, lavarsi le mani sono tutte precauzioni che andrebbero mantenute e dovrebbero far parte del nostro bagaglio culturale. Speriamo in futuro di dimenticarci del Covid ma non di queste precauzioni che dovrebbero essere mantenute”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Antonio Cascio, ordinario di malattie infettive dell’Università degli Studi di Palermo: “Il covid ci ha insegnato tante cose la più importante è che bisogna fare rete, che è importante implementare il rapporto fra ospedale e territorio. Si parla di nuove malattie che potrebbero arrivare in futuro, per questo bisogna essere pronti ad affrontarle facendo rete ed essere pronti con i laboratori adeguatamente attrezzati, con le strutture ospedaliere adeguatamente attrezzate”.
Per quanto concerne il nuovo Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale per la presa in carico del paziente con HIV/AIDS in Regione Sicilia è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale proprio lo scorso 19 maggio. “Questo PDTA costituisce una risposta ai bisogni del paziente – ha evidenziato Chiara Iaria -. Oltre a un’analisi dei dati locali, si formalizzano e uniformano i servizi che devono essere erogati dalle aziende ospedaliere, particolarmente importanti in tema di HIV/AIDS perchè si prevedono percorsi differenti per sottopopolazioni di pazienti con caratteristiche specifiche, definendo counselling, diagnosi, presa in carico del paziente, terapia e follow up, sempre in base alle linee guida internazionali”. Il PDTA è frutto del lavoro del Progetto APRI 2.0 – AIDS Plan Regional Implementation, realizzato dalla SDA Università Bocconi in collaborazione con la sezione SIMIT Regione Sicilia, dapprima con il Presidente Antonio Davì, quindi con il Prof. Giuseppe Nunnari, Presidente in carica, che terrà una sessione sul tema in sede congressuale.
“Il nostro ambulatorio segue circa 700 pazienti con infezione da HIV – ha sottolineato Chiara Iaria -. Tra i nostri servizi rientrano attività di counselling; la prescrizione e la somministrazione di terapie antiretrovirali e di farmaci long-acting; indagini di laboratorio e strumentali di inquadramento diagnostico e di follow-up; vaccinazioni; gestione e trattamento delle coinfezioni (HBV-HDV e HCV) e delle infezioni opportunistiche e delle comorbidità; screening completo delle altre malattie sessualmente trasmissibili e gestione terapeutica delle stesse; abbiamo anche un ambulatorio dedicato ai detenuti. Inoltre, la recente decisione di AIFA che ha reso rimborsabile la PrEP ha offerto una soluzione in più: aderiamo con entusiasmo alla possibilità di uso di questo strumento di prevenzione per le persone HIV-negative con comportamenti sessuali a rischio elevato, organizzando un ambulatorio PrEP dedicato. I servizi che offriamo ai nostri pazienti si sono notevolmente arricchiti negli ultimi anni e, con l’arrivo imminente di ulteriori nuovi long-acting e di farmaci per soggetti con limitate opzioni terapeutiche, continueranno ad accrescersi così da garantire sempre il miglior livello assistenziale per le persone HIV-positive”.
Le iniziative sul territorio hanno conosciuto una svolta lo scorso 1 dicembre, quando a Palermo è stato inaugurato il primo Checkpoint HIV, dando seguito all’adesione di Palermo al progetto ‘Fast Track City’, ossia una città impegnata ad azzerare i nuovi casi di infezione da HIV entro il 2030, un passo compiuto nel 2019 ma bloccato dalla pandemia. Il check-point è attivo presso la Casa dei Diritti in via Libertà 45, ogni mercoledì dalle 16 alle 18; qui è possibile fare test e acquisire informazioni. Inoltre, è stato attivato un sito (https://palermo.fastrackcity.it/) per informarsi e per per entrare in contatto con i medici infettivologi del check-point tramite un form. L’attività viene svolta grazie all’ausilio dei medici specializzandi di Malattie Infettive del Policlinico di Palermo, coordinati dal professore Antonio Cascio, Direttore della Unità di Malattie Infettive del Policlinico, e da Marcello Trizzino, dirigente medico infettivologo. Il check-point è un luogo sicuro, non ospedaliero, privo di discriminazioni, dove i cittadini possono parlare con gli infettivologi, avere informazioni sulla salute sessuale, ma anche fare un test rapido per HIV, HCV e sifilide, intraprendere un percorso di prevenzione (PrEP). Ad oggi sono stati effettuati circa 100 test rapidi per HIV, ed è stato possibile diagnosticare due nuovi casi di infezione da HIV.
All’Ospedale Umberto I di Siracusa è partito il progetto “Spazio Donna”: un’iniziativa volta a restituire importanza alle donne con HIV e a sostenere i progetti di gravidanza. In virtù dello U=U, infatti, anche la trasmissione verticale madre-feto può essere azzerata e una donna HIV positiva può condurre una gravidanza senza trasmettere il virus al nascituro.
“Dedicare spazio alla donna significa metterla a proprio agio e offrirle uno spazio in ambulatorio – ha spiegato Antonina Franco, promotrice dell’iniziativa, per la quale è stata anche recentemente premiata dal Comune – Questo spazio segue la donna dall’età fertile alla menopausa, con particolare attenzione soprattutto alla gravidanza. La presenza di HIV, l’uso della terapia o della PrEP, infatti, non hanno conseguenze sulla fertilità. Accogliamo e seguiamo sia partner concordanti (entrambi HIV positivi) che discordanti. Se uno solo dei due partner ha l’infezione, offriamo la possibilità di usufruire della PrEP nel soggetto negativo per prevenire il contagio. La donna in età fertile in terapia che vuole pianificare una gravidanza è seguita dalla pianificazione al parto, con attenzione anche al bambino grazie anche alla collaborazione dei ginecologi. Nelle coppie concordanti si esegue la terapia fin dalla pianificazione di una gravidanza: questa progettualità è molto efficace con le coppie italiane, mentre le donne straniere spesso arrivano già in gravidanza o addirittura prossime al parto, rendendo pertanto necessario effettuare la profilassi sia per la gravida che per il nascituro. Con i neonatologi valutiamo se il bimbo sia a rischio di contrarre l’infezione e si valuta l’uso della terapia. La nostra attenzione è rivolta non solo alle donne in età fertile, ma anche alle donne in menopausa, su cui prestiamo attenzione a co-infezioni, a screening di Infezioni Sessualmente Trasmesse ed epatiti. Inoltre, abbiamo collaborato con l’arcivescovado nell’apertura di una casa-alloggio che accoglie pazienti con AIDS che non hanno un supporto familiare: dieci posti letto, tutti al momento occupati, in cui si offrono vitto, alloggio, terapie”.
foto xd6 Italpress
(ITALPRESS).


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