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L’osteopatia al servizio del paziente con cronicità

 

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Nei giorni del sei e del sette di Giugno si è svolta a Roma presso il prestigioso Ergife Hotel il Congresso Annuale, giunto ormai alla sua quinta edizione, che ha visto unirsi sotto la medesima bandiera molti dei tantissimi professionisti che si dedicano all’Osteopatia, ormai da tempo inquadrata tra le professioni sanitarie ma carente di ogni decreto attuativo. Il tema principale del convegno verteva sul paziente con patologia cronica. Problematica sempre più presente nel panorama medico generale, che investe ogni professionista di molteplici responsabilità e lo obbliga ad una formazione ed aggiornamento costanti che gli permettano di incidere positivamente sul modus vivendi del paziente anche attraverso la creazione di una rete collaborativa di professionisti dove ognuno possa intervenire con il proprio know-how al fine di raggiungere il benessere del soggetto. Ciò deve passare necessariamente anche da un cambiamento di stile di vita da parte di quest’ultimo e la chiave di tutto risiede nella capacità di comprensione di ciò che rappresenta la malattia e la cronicità per il paziente che si avvicina ad una disciplina olistica come l’osteopatia ed anche la capacità di comunicare con efficacia, di trasmettere ciò che è realmente necessario alla guarigione. Motivo per cui il Registro degli Osteopati d’Italia si è premurato di organizzare quattro differenti workshop di approfondimento che hanno trattato temi legati alla medicina narrativa, alla comunicazione con il paziente con cronicità, alla gestione del rischio clinico in osteopatia e alla gestione del paziente pediatrico in osteopatia. La sessione dedicata alla presentazione delle ricerche e delle tesi scientifiche sotto forma di abstract ha potuto usufruire di una nutrita partecipazione. Ben venticinque di questi sono stati presentati sotto forma di poster ed altri quattro lavori sono stati esposti oralmente dai rispettivi relatori alla platea di osteopati che riempiva la sala ospitante i lavori congressuali. Ogni studio, prima di essere accettato è stato vagliato dalla commissione scientifica del Registro che lo ha ritenuto valido e pertinente con il tema del Congresso.

Insieme a Vito Adragna, Osteopata e Fisioterapista nonché insegnante di Metodologia della Ricerca in due differenti scuole di formazione (C.S.O.T. di Roma e AISERCO di Palermo) ho rappresentato il lavoro di tesi svolto da me e dai colleghi Letizia Leotta, Francesco Genovese, Claudia lo Cicero e Giovanni Lauricella. Il tema, scelto ed approfondito, verte sulla disfunzione somatica nei docenti dei cicli di istruzione dell’infanzia, primaria e secondaria. Si tratta di uno studio osservazionale trasversale pilota che ha come obiettivo a lunga scadenza quello di dimostrare che la cronicità può essere correlata anche all’ambiente di lavoro e che può esistere un legame tra il tipo di attività svolta e presenza di disfunzione somatica. Esiste molta letteratura scientifica sull’argomento ma non esiste alcuna ricerca che parli nello specifico della disfunzione somatica connessa ad una categoria specifica di popolazione. Pur essendo un inizio non avente la pretesa di dipanare la matassa, i risultati lasciano ben sperare in approfondimenti futuri sempre più dettagliati. La gran parte dei soggetti ha mostrato la presenza di problematiche al diaframma e a relative strutture fasciali e muscolari ad esso connesse. Il lavoro di ricerca si propone dunque di porre le basi per un approccio osteopatico che tenga conto non soltanto delle relazioni tra struttura e funzione dell’organismo ma anche del tipo di lavoro e di ambiente lavorativo frequentato dai soggetti aderenti allo studio. Certamente indicativo per la categoria in esame è l’uso prolungato della voce che potrebbe favorire l’instaurarsi di determinate problematiche. A ciò vanno aggiunte le abitudini posturali errate assunte durante l’orario di servizio e certamente la qualità dell’ambiente lavorativo spesso inadeguato e fin troppo stressante, aspetto che non può non essere preso in considerazione da una medicina olistica quale l’osteopatia. Il nostro studio vorrebbe aprire la strada a nuovi lavori, a nuove collaborazioni e si preoccupa di porre l’attenzione verso una professione i cui risvolti stressogeni pur essendo studiati vengono ancora troppo sottovalutati.

 

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