Cosa sono le demenze cognitive?
Sono sindromi cliniche caratterizzate da progressiva perdita delle funzioni cognitive, tra le quali memoria, pensiero logico, linguaggio, abilità visuo-spaziale, di entità tale da interferire con le usuali attività sociali e lavorative del paziente. Oltre ai sintomi cognitivi sono presenti sintomi non cognitivi che riguardano la sfera della personalità, affettività, funzioni neurovegetative e comportamento.
Perché è importante riconoscere la demenza?
Riconoscere i sintomi di una demenza è il primo passo verso la formulazione di una diagnosi corretta: permette al medico di escludere altre patologie, adottare la migliore terapia tra quelle disponibili; le stesse hanno dimostrato maggiore efficacia nei primi anni della malattia. La certezza della diagnosi è inoltre un diritto di tutti. Ad esempio l’Alzheimer Non è guaribile, ma curabile, per cui è importante una diagnosi precoce e corretta. Il sintomo iniziale, di norma, è un disturbo della memoria, successivamente presenta confusione mentale, disorientamento spazio-temporale, deficit di ragionamento, di logica, di giudizio, nonché disturbi psicocomportamentali (deliri, allucinazioni, insonnia e agitazione psicomotoria).
La popolazione italiana è sempre più vecchia?
Il numero dei soggetti over sessantacinque è aumentato di 9 volte, passando da 1,5 a 8,6 milioni; un italiano su cinque ha più di 65 anni ossia il 14% della popolazione e il trend è destinato ad aumentare.
Aumenta l’aspettativa di vita
Dalle stime effettuate nel 2009, la speranza di vita alla nascita è pari a 78,9 anni per gli uomini e 84,2 per le donne, mentre fino a qualche decennio fa, nel 1975, era di “soli” 71 anni e di 59 nel 1930.
Incidono sempre di più le malattie età correlate
Tra i primi fattori di rischio per le demenze l’età è il primo e più importante tra quelli noti. Il rapido aumento dei segmenti più anziani della popolazione comporterà inevitabilmente un aumento delle “malattie età correlate” associate al fattore età come risultato del semplice andamento demografico. Si è calcolato che a partire dal 2020 vi saranno 213.000 nuovi casi di demenza in Italia, contro i 150.000 mila rilevali nel 2000.
Le demenze senili rappresentano oltre 85% di tutte le demenze
È affetto da demenza circa il 5% della popolazione over 65 ma addirittura dopo ogni 5 anni successivi la percentuale raddoppia raggiungendo il 35-40% degli over 85. In Italia 1 milione di persone è affetto da demenza, dei quali circa il 63% ha più di 80 anni.
Oltre il 50% di tutte le demenze sono di tipo Alzheimer
La demenza vascolare rappresenta la seconda forma di demenza in ordine di frequenza. Sia per la forma Alzheimer che per quella vascolare, il rischio di malattia aumenta con l’età; significative differenze legate anche alla variabile “genere”: il rapporto uomini e donne che si ammalano è infatti 1:2.
Circa 18 milioni i soggetti nel mondo
In Italia soffrono della sindrome di Alzheimer circa 500 mila persone, di queste 50 mila sono persone ammalate nella sola Sicilia e purtroppo si stima che il numero sia destinato a raddoppiare entro il 2050.
Esistono strutture pubbliche che si occupano di questi disturbi?
Purtroppo la sanità pubblica ha un concetto della salute da un punto di vista manageriale: il malato deve guarire deve stare bene per poter essere utile alla società e reintegrarsi in famiglia e al lavoro. Con le malattie degenerative la strada è senza ritorno questi “malati non guariscono e non muoiono” e quindi hanno dei costi di mantenimento che diventano problematici in tempi di crisi. Ci vuole un altro approccio che non può essere la deriva della malattia aspettando solo la fine: anche i familiari devono essere aiutati e assistiti per questo abbiamo fondato a Enna il primo Centro Ascolto Alzheimer.
Tommaso Careri direttore ambulatorio di Neuropsicologia di Enna
