Per disodontiasi si intende la mancata fisiologica eruzione dei denti. Può manifestarsi in tutti i denti anche se l’evento è raro, ma nel 95% dei casi interessa i cosiddetti denti del giudizio, cioè i terzi molari e più frequentemente quelli inferiori. Le cause sono molteplici a cominciare dalla più evidente, la mancanza di spazio nella mandibola. Questa causa è a quanto pare supportata da recenti studi antropologici, che affermano che in base all’evoluzione dell’Uomo Sapiens, la forma del cranio si è modificata a favore delle ossa della parte superiore, che sono aumentate di dimensione, a discapito della parte inferiore del cranio, compresa la mandibola che si è rimpicciolita. Questa evoluzione sembra fra le altre cose, legata al cambio di alimentazione, ad esempio non si addenta più e non si strappa con i denti carne cruda, non si masticano più cibi duri.
Ma anche la posizione e l’inclinazione dell’asse del dente, contribuiscono al mal posizionamento e alla mancata eruzione, coinvolgendo anche la posizione del secondo molare, cioè il settimo. In questo caso monitorando la crescita del soggetto si può intervenire con l’ortodonzia.
L’instaurarsi della disodontiasi crea un problema notevole di infiammazioni che coinvolge il sacco pericoronale (l’involucro dove si forma il germe del dente), che se persiste può creare per continuità, ascessi importanti con coinvolgimento spesso delle strutture vicine, manifestazioni dolorose all’orecchio, al collo e comparsa di trisma (irrigidimento dei muscoli che impediscono l’apertura della bocca).
L’antibiotico e l’antiinfiammatorio possono nelle fasi precoci attenuare la sintomatologia, ma la terapia d’elezione è l’estrazione chirurgica del dente.
Ovviamente la diagnosi spetta allo specialista odontoiatra, che dovrà valutare se si tratta di pura inclusione, parziale o totale, o si tratta di ritenzione del dente, perché in questo caso mantiene una certa spinta eruttiva.
L’indagine di routine è l’OPT, cioè la cosiddetta radiografia panoramica, anche se per quanto riguarda i molari inferiori e meglio eseguire una CBCT, per valutare al meglio le correlazioni delle radici del dente con il nervo alveolare inferiore.
La CBCT è una indagine radiografica che elaborata da un software da una immagine in 3D, rispetto alla famosa TAC, l’esame è meno invasivo con bassissimo dosaggio di radiazioni, perché viene usata una sola acquisizione con un fascio conico(Cone Beam) e in più si ha la possibilità di cambiare i cosiddetti FOV, cioè il sensore, di varie dimensioni, cosi da poter acquisire solo un dente, una emiarcata, un’arcata, due arcate.
La CBCT può essere eseguita anche dal dentista in studio, senza bisogno di recarsi dal radiologo, purché il professionista la usi come ausilio complementare alla diagnosi e alla terapia, rispettando le regole decretate nell’art.101/20, che sono la giustificazione, l’ottimizzazione e la indilazionabilità dell’esame.
Medico Chirurgo Odontoiatra