Home Rubriche Psico-sessuologia La Sindrome di Koro: apologia del pene scomparso del comico merdaiolo

La Sindrome di Koro: apologia del pene scomparso del comico merdaiolo

La Sindrome di Retrazione Genitale (GRS: Genital Retraction Syndrome), detta anche Sindrome di Koro, consiste nella paura che il proprio organo genitale stia cambiando forma e rientrando all’interno del corpo, come se venisse risucchiato e fino a scomparire del tutto. Esiste la comicità, l’umorismo, l’ironia, il sarcasmo, la satira e l’invettiva: un modo diplomatico di combattere la mediocrità dei costumi sociali e dei grandi problemi inevasi tipo quello che riguarda la Misura della minkia (concetto estratto dalla canzone Enlarge your mind del gruppo musicale catanese degli Stipsy King, ovvero “i re della costipazione”). I catanesi hanno una sola parola per sintetizzare questo concetto: la Liscia. La comicità, ad eccezione della Liscia Catanese, si è sempre basata su doppi sensi inerenti agli organi genitali e defecazioni generiche. È appurato che il 90% degli esseri del mondo “civilizzato” ride: per un vaffanculo, minchia, cazzo, coglioni, fica, culo, tette, lingua, bocca, merda, cacca, piscio, sputo, sgracco, vomito, bene azzeccato! Anche qui c’è un 38% che ride comunque alla ricezione di questi suoni, a prescindere dal contesto in cui sono collocati. Questi feticci anatomici ed escrementizi rappresentano l’oggetto della comicità merdaiola. L’ironia, nella sua accezione ancor più sofisticata di autoironia, si trova ad un piano superiore, perché contiene l’oggetto, la logica, la perifrasi, della comicità merdaiola e il suo utilizzo, anche su se stessi. Ed è qui che si colloca la Liscia Catanese. Durante le battute di spirito, i motteggi e i lazzi, l’organo sessuale maschile, diventa metafora, gioco di parole: è un oggetto/soggetto ma mai per “presa visione”. È una sorta di eccitazione diffusa, un’invenzione scespiriana: le allusioni notoriamente creano un’aspettativa e quindi rappresentano la parte erotica mentale, per eccellenza. Dietro una minchia ci può essere un tradimento, un grande amore, un’impotenza, una paternità e “chi più ne ha, più ne metta”, a cura sempre della Liscia Catanese. In televisione per esempio, il comico merdaiolo, è ormai un genere conclamato: è stato lo spettatore telecomandato che l’ha creato? O è un prodotto dell’applauso stereotipato? Per noi miti umoristi, non fa testo il fatto di trovarci indifferenti a cotanta compiacenza. Ma quando ci troviamo in un recital dal vivo, e i più fortunati anche col vicino di sedia, a non ridere e a non applaudire, abbiamo un momento di stordimento, in mezzo allo schiamazzo e alle risa della moltitudine. Che cosa non abbiamo capito? In cosa abbiamo sbagliato? Quando ci siamo persi la nuova comicità merdaiola? E il senso Sacro della Risata? E la Battuta di Spirito? La crisi identitaria, che ci pervade, foriera di angusti auspici, scaturisce da questi novanta minuti: imprigionati di fronte ad un maniscalco insensato, che usa la sua bassa e inutile sessualità per entrare in relazione, con noi, le sue vittime sacriFecali. Testimoni della sua rabbia per aver contratto la sindrome di Koro, in un viaggio di turismo sessuale. Chiamata anche sindrome della tartaruga: sindrome culturale e maledizione diffusa tra gli uomini, dopo i quarant’anni con ventre prominente, che hanno avuto rapporti con donne del sudest asiatico, non protetti. Le cure originarie del disturbo, concepite nei villaggi dell’Indonesia, consistevano in trazioni meccaniche del pene, scongiuri, esorcismi e anche una passata di legnate. In Italia la sindrome colpisce tutti gli attori prominenti, tozzi, mediamente robusti con un’ eccessiva pancia gonfia, di mezza età, che interpretano il comico merdaiolo di turno alla ricerca del pene perduto: lui è il paziente e il palcoscenico femminile, il terapeuta. A volte pagante: aberrazioni delle perversioni sessuali femminili. Non per niente l’eretico psichiatra, sostenitore dell’energia sessuale Wilhelm Reich, disse: “i tedeschi hanno accettato la dittatura nella figura di Hitler perché hanno un problema vegeto/analitico/coccigeo con fantasie di dominazione”. E qui Micio Tempio col suo testamento batte tutti per Liscia: quando morirò le mie ossa diventeranno becchi di clisteri ammarruggiati e tanti per metterla nel culo e davanti a tutti quanti.

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