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Io “stolko” dunque esisto

di Dott.ssa S. Basile – Il termine stalking, e quindi stalker, deriva dal verbo to stalk nel significato di “camminare con circospezione”, “camminare furtivamente”, “colui che cammina in modo furtivo” indicante anche il “cacciatore in agguato”. A diventare “molestatore assillante” o “stalker” può essere una persona conosciuta con cui si aveva qualche tipo di relazione o perfino uno sconosciuto con cui ci si è scontrati anche solo per caso, magari per motivi di lavoro. Inseguimento, molestia, persecuzione possono manifestarsi sotto innumerevoli forme. Possiamo anche non accorgerci perché spesso noi donne pensiamo che lo stolker sia particolarmente attento, presente, disponibile e via dicendo: magari perché in quel momento della nostra vita avevamo bisogno di questo e quindi senza volerlo incoraggiamo questo tipo di atteggiamento. Le “attenzioni” possono essere qualcosa di sporadico oppure possono essere insistenti manifestazioni di un fenomeno psicologico e sociale anche conosciuto con il nome di “sindrome del molestatore assillante”, “inseguimento ossessivo” o anche obsessional following.

Due sono le tipologie frequenti di stalking: la prima tipologia comprende le comunicazioni intrusive, che includono tutti i comportamenti con scopo di trasmettere messaggi sulle proprie emozioni, sui bisogni, sugli impulsi, sui desideri o sulle intenzioni, a stati affettivi amorosi, a vissuti di odio, rancore o vendetta. I metodi di persecuzione adottati, di conseguenza, sono forme di comunicazione con l’ausilio di strumenti come smartphone, social o perfino graffiti o murales.

Il secondo tipo di comportamenti di stalking è costituito dai contatti, che possono essere attuati con comportamenti di controllo diretto, quali ad esempio pedinare o sorvegliare, oppure mediante comportamenti di confronto diretto, quali visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni. Generalmente non si ritrovano due tipologie separate “pure” di stalkers, ma molestie in forme miste in cui alla prima tipologia, in genere segue la seconda specie di azioni.

Il comportamento di stalking, ovvero la sua coazione a ripetere che sarebbe l’insopprimibile bisogno di farlo, che permette di delinearlo anche giuridicamente, ha fatto ipotizzare che tale problema fosse una forma di “disturbo ossessivo”. I disturbi psicopatologici ossessivi sono connotati da vissuti egodistonici (cioè quando non siamo contenti di esserlo) relativi ai comportamenti attuati e, conseguentemente, da un malessere provocato dalle idee, dai pensieri, dalle immagini mentali e dagli impulsi ossessivi legati alla persecuzione. Questi vissuti di disagio e di intrusione in realtà non risultano presenti in genere negli stalkers che, al contrario, sono egosintonici cioè tendono a trarre piacere dal perseguitare.

Perché la mentalità dello stalker è: Io stolko dunque esisto.

Oggi Cartesio, l’inventore del dubbio del cogito ergo sum, non avrebbe potuto teorizzare niente di meglio: lo stalker esiste in quanto è, tramite il suo comportamento. È così che trova la sua funzione esistenziale. Dato ciò per lui se siete: Rebecca la prima moglie, Giovanna la pazza, Desdemona o Lady Godiva è la stessa identica cosa: siete una donna da ossessionare!!! Vi ricatterà sentimentalmente facendo finta di volersi suicidare; farà scappare tutti i pretendenti al trono; metterà in cattiva luce il vostro migliore amico o amica; cercherà di sminuirvi allo scopo di rendervi fragile nelle sue mani.

Cinque sono i tipi teorizzati dallo psicologo Paul Mullen distinti da bisogni e desideri che lo motivano.

  • “il risentito”. Il desiderio di vendicarsi di un danno o di un torto che ritiene di aver subito ed è quindi alimentato dalla ricerca di vendetta. Si tratta di una categoria piuttosto pericolosa che può ledere prima l’immagine della persona e poi la persona stessa. Il problema più grave è legato alla scarsa analisi della realtà: perché il risentimento fa considerare giustificati i propri comportamenti che, producendo sensazioni di controllo sulla realtà, tendono a loro volta a rinforzarli.
  • “il bisognoso d’affetto”. Motivato dalla ricerca di una relazione e di attenzioni che possono riguardare l’amicizia o l’amore. La vittima in genere viene considerata, vicina al “partner o amico/a ideale”, una persona che si ritiene possa aiutare, attraverso la relazione desiderata, a risolvere la propria mancanza di amore o affetto. Spesso il rifiuto dell’altro viene negato e reinterpretato sviluppando la convinzione che egli abbia bisogno di sbloccarsi e superare qualche difficoltà psicologica o concreta. Questa categoria include anche la forma definita “erotomania”, in cui il bisogno di affetto viene erotizzato e lo/la stalker tende a leggere nelle risposte della vittima un desiderio a cui lei/lui resiste. L’idea di un rifiuto, vissuto come un intollerabile attacco all’Io, viene respinta con grande energia e strutturando un’alta difesa basata sull’allontanamento della percezione reale dell’altro, delle sue reazioni e della relazione reale che viene sostituita da quella immaginaria.
  • “il corteggiatore incompetente”. Ha un comportamento alimentato dalla sua scarsa o inesistente competenza relazionale che si traduce in comportamenti opprimenti, espliciti e, quando non riesce a raggiungere i risultati sperati, anche aggressivi e villani. Questo tipo di molestatore è generalmente meno resistente nel tempo nel perseguire la persecuzione della stessa vittima, ma tende a riproporre i propri schemi comportamentali cambiando persona da molestare.
  • “il respinto”. Un persecutore che diventa tale in reazione ad un rifiuto. È in genere un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono. Spesso oscilla tra i due desideri, manifestando comportamenti estremamente duraturi nel tempo che non si lasciano intimorire dalle reazioni negative manifestate dalla vittima: la persecuzione infatti rappresenta comunque una forma di relazione che rassicura rispetto alla perdita totale, percepita come intollerabile.
  • “il predatore”. Un molestatore che ambisce ad avere rapporti con una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata. La paura, infatti, eccita questo tipo di stalker che prova un senso di potere nell’organizzare l’assalto.

Come si vede tutte le tipologie rispettano l’affermazione: Io stolko dunque sono, esisto, circolo indisturbato per luoghi e calli. Per cui se amate frequentare o attraete solo psicopatici di questo tipo sappiate che siete in corrispondenza d’amorosi sensi senza saperlo con loro e che “sprizzate” vittimismo da tutti i pori, senza usare nessun profumo di marca. Una soluzione potrebbe essere lavorare sul vostro amor proprio, sulla vostra vera bellezza e sulla vostra famiglia andando a controllare che tipo di attaccamento affettivo avete avuto. Un attaccamento insicuro con papà e mamma crea la forma dello stalker già dalla culla: si tratterà di scegliere solo quale tipologia vi attrae di più! Se invece volete farvi aiutare andate da un terapeuta competente che possa diventare il vostro nuovo caregiver (badante) sentimentale.

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