Home Approfondimenti Gli Italiani del 2019: le “buone” fantasie sessuali che diventano realtà

Gli Italiani del 2019: le “buone” fantasie sessuali che diventano realtà

La sperimentazione è la cifra di una sessualità orientata al piacere soggettivo, di 15,5 milioni di italiani di età compresa tra 18 e 40 anni considerati nel loro comportamento sessuale. Dentro e fuori le coppie stabili, superando la distinzione tra la sessualità di routine e normalizzata delle coppie stabili e quella tutta passione e novità di solito legata all’infedeltà o alle avventure sporadiche.

La sessualità vissuta, percepita e raccontata contribuisce in misura maggiore di altre dimensioni alla complessa costruzione del benessere individuale.

Il sesso deve dare piacere e non può esimersi, anche nelle coppie, dal misurarsi con il metro della novità, del gioco, della complicità e quindi talvolta anche della pratica dell’estremo, alla frontiera soggettiva del trasgressivo da conquistare e oltrepassare.

Il sesso funziona col partner, ma non sempre e non solo. Per l’84,8% dei 18-40enni che hanno attualmente una vita sessuale, il partner sessuale è la persona con cui hanno una relazione di coppia stabile, il poliamore coinvolge il 5,3% degli intervistati, con il 4% che ha anche altri partner sessuali oltre alla persona con cui ha una relazione stabile (la classica infedeltà) e l’1,3% che ha più di una relazione sessuale stabile (poliamore propriamente detto). Il 6,3% ha una relazione con una persona che frequenta occasionalmente e il 3,5% ha relazioni con persone diverse occasionalmente. Con il poliamore (neologismo che esprime il concetto di “amori molteplici”) s’intende la posizione filosofica che ammette la possibilità che una persona abbia più relazioni intime (sentimentali e/o sessuali) contemporaneamente, nel pieno consenso di tutti i partner coinvolti, in opposizione al postulato della monogamia sociale come norma necessaria.

 

Quanto ai partner complessivi avuti nel corso della propria vita, emerge che per il 30% sono uno, per il 27% due/tre, per il 13,7% quattro/cinque, per l’11,5% da sei a dieci, per il 17,7% oltre dieci. Sono 2,8 milioni i giovani che hanno avuto rapporti sessuali con più di dieci partner nella vita. I maschi hanno avuto più partner delle femmine: è questo l’ambito in cui sembrano ancora trovare qualche supporto gli stereotipi di genere, con maschi che si vantano delle proprie performance e donne che le ridimensionano.

Venti anni fa aveva fatto capolino il termine “single” che aveva sviluppato forme proprie di associazionismo, reti relazionali e di ricerca del partner. In particolare le donne che vivevano sole, che erano state “soggette” all’immagine tradizionale e perdente della “zitella” avevano avuto una vera e propria rivalutazione sociale. I dati emersi all’epoca hanno dato il via all’immagine della single che sviluppa una pluralità di relazioni intime e vive intensamente una sessualità totalmente libera, fuori da relazioni stabili e durature.

 

Infatti, il 31,9% delle nubili ed il 47,7% delle separate/divorziate non aveva una vita sessuale, contro una media del 25,3% delle donne, del 15,1% degli uomini celibi e del 23,3% dei separati/divorziati. Inoltre, le donne divorziate o separate esprimevano un tasso di insoddisfazione rispetto alla propria vita sessuale sensibilmente superiore a quello del totale delle donne intervistate (il 30,4% aveva giudicato insoddisfacente o pessima la propria vita sessuale di contro al 13,2% della media del campione femminile). Prima che arrivasse la moda “pornografica” delle Milf e delle Gilf. Milf è un acronimo tratto dal linguaggio gergale anglo-americano composto dalle iniziali delle parole dell’espressione Mother I’d Like to Fuck (“Madre che mi vorrei scopare”).Gilf è, l’acronimo di Granny I’d Like to Fuck (Nonna che mi vorrei scopare).

 

Considerando che non esistono più le “madri” e le “nonne” del nostro classico immaginario collettivo, vecchie, sciatte e asessuate, ma che le 40enni e le 60enni sono belle donne, risolte e soddisfatte della propria vita e del proprio benessere psicofisico e sociale. “Ringraziamo” i siti porno per aver sdoganato la “vecchiaia femminile” in una sorta di “paradisiaca parafilia” modificando i paradigmi dell’immaginario collettivo maschile. Proprio dal censimento di venti anni fa, nascono i primi termini della definizione “boy-toy”, i ragazzi che si fidanzano con una “donna più grande” per motivi di soldi o di lavoro, pur conoscendo che per la donna in questione saranno soltanto un giocattolo, uno dei tanti. Ma vi è un’altra accezione molto interessante di questo termine. Essa riguarda la relazione stessa, in cui la parte femminile comanderà sulla parte maschile, giocando con lui similmente a come avrebbe fatto con un qualsiasi oggetto.

 

Forse proprio questo atteggiamento ha modificato un altro aspetto che i risultati della ricerca di venti anni fa che ha consentito di puntualizzare in modo originale riguarda l’evoluzione dell’identità maschile. Nel dibattito dell’epoca, basato sulla contrapposizione tra il tema della riduzione del desiderio maschile e quello del mantenimento di un’immagine di virilità fondata sulla performance sessuale, si inserisce così un elemento che innova, sia rispetto all’immagine di un uomo spiazzato dall’evoluzione del ruolo della donna, che a quella speculare di un mito intramontabile di potenza sessuale. L’ammissione di incertezza e preoccupazione in materia di prestazioni sessuali concerneva il 59,2% degli uomini intervistati. In particolare, nel 23% dei casi sono citate preoccupazioni per problemi di stanchezza fisica, nel 18% non è stato focalizzato un motivo particolare. Inoltre, ben il 42,6% del campione maschile ha ammesso di soffrire o di avere sofferto di disfunzioni sessuali. È stata una denuncia definitiva, a livello sociale, delle difficoltà e delle insicurezze sessuali maschili, non più considerate come una sorta di tabù inconfessabile, ma percepite come un aspetto che non metteva in discussione in modo drastico l’identità maschile. L’ammissione della preoccupazione circa una possibile defaillance sessuale, infatti, non appariva più di per sè in grado di mettere in discussione l’identità maschile.

 

Dal grafico si evincono una serie di “buone” fantasie sessuali che finalmente per buona pace dei terapeuti diventano “reali” e non più oggetto di frustrazione, castrazione e angoscia. Compreso il “famigerato” bondage/sadomaso, che se adulto e consenziente, ricordiamo che il censimento indagine ha un range 18/40 anni) ha conquistato terreno in maniera significativa: dal misconosciuto 0,5 dell’indagine di vent’anni ad un riconoscibile 12,5%. Sorge la domanda: ma prima non c’erano? C’erano! Ma non si dichiaravano, perché secondo il manuale psichiatrico erano dei “disturbati perversi e parafiliaci”, mentre oggi, grazie ad internet i bondage/sadomaso hanno pressoché “normalizzato” la loro posizione sessuale. Grande merito, nel bene e nel male, alla trilogia di “Cinquanta sfumature di grigio, rosso e nero” che ha permesso ad una consistente popolazione mondiale tra libri e film di connettersi su ambiti trasgressivi sessuali altrimenti negletti. Soprattutto le donne che finalmente si possono permettere di “scegliere”.

Fare giochi erotici con oggetti, cibi e bevande il 24,4% presuppone anche la presenza massiccia dei sex-toys. Da oggetti squallidi di materiale scadente relegati nel sottoscala di fantasie di ripiego, per uomini e donne solitari affetti da “dipendenza sessuale isterica” diventano nella loro versione glamour e di qualità (silicone medicale) oggetti cha da soli o in compagnia aiutano colmano e “curano” i loro fruitori. Tutto è iniziato con il ritrovamento anatomico del “perineo”. Zona intermedia nell’ambito genitale presente nei maschi e nelle femmine. E del conseguente uso per evitare e contenere prolassi e incontinenze. Parlando delle Geisha-balls abbinati agli esercizi per il pavimento pelvico del grande ginecologo Arnold Kegel.

 

– Più partner con il quick sex. Nei primi 40 anni si fa sesso con più partner rispetto al passato. Venti anni fa il 50% delle donne e il 24,7% degli uomini aveva avuto un solo partner, oggi è il 39,6% delle donne e il 22% degli uomini. Venti anni fa aveva avuto da 2 a 5 partner il 37,2% delle donne e il 42% degli uomini, oggi il 44,6% delle femmine e il 37,5% dei maschi. 6 o più partner il 12,7% delle donne e il 32,4% dei maschi venti anni fa, il 15,8% delle femmine e il 40,5% degli uomini oggi. La relazionalità sessuale è meno esclusiva, probabilmente perché si arriva a fare sesso più velocemente o, comunque, con più partner. Del resto, se il sesso è piacere, allora perché un dating, che magari non porterà all’amore eterno o alla costituzione di una coppia duratura, non dovrebbe comunque dare un po’ di piacere? Vale meno la logica del “conoscersi per un po’ prima di fare sesso”, o comunque il tempo della conoscenza si è molto accorciato.

 

Quel che più conta sono due aspetti decisivi nei comportamenti sessuali dei giovani:

– il sesso è piacere e non coincide con l’amore o l’affettività. Una visione più dei maschi, ma sempre più condivisa anche dalle femmine;

– la libertà delle scelte individuali orientate al piacere porta al ricorso a pratiche distinte dal rapporto sessuale completo, un aggregato di performance sessuali le più diverse, anche nelle coppie.

Il sesso è piacere: è la prima parola che gli intervistati associano al sesso è, per il 19,8%, piacere. Per il 16,5% amore, per il 16,2% passione, per il 13,9% complicità. Una graduatoria che trova conferma trasversale tra uomini e donne, per classi di età e per le altre variabili sociodemografiche. E la coppia di parole più citate è piacere-passione, anch’essa confermata trasversalmente ai gruppi sociali. Sesso è in primo luogo piacere, poi amore, poi passione e complicità. Per il 79,6% dei 18-40enni la sessualità è scissa dall’affettività e dall’amore: per il 15,1% sempre e per il 64,6% qualche volta, mentre solo per il 20,3% non c’è sesso senza amore.

Per il 77,4% delle donne c’è scissione tra sessualità e affettività (per il 10,9% sempre), tra gli uomini son convinti della scissione l’81,8% (di cui il 19,1% dice che è sempre così).

 

Cosa è cambiato rispetto a venti anni fa? – Più piacere, meno amore. È letteralmente decollata la concezione del sesso legato al piacere, la dimensione molto individuale anche dentro le coppie. Il nesso sesso e amore nei 18-40enni di venti anni fa era molto più stretto. Colpisce l’evoluzione delle donne, tra le quali venti anni fa riteneva separabili sesso e amore il 37,5%, mentre oggi il 77,4%. Tra i maschi era il 61,9% e oggi l’81,8%. Le donne, un tempo molto più legate al sesso come espressione dell’amore, oggi la pensano più o meno come gli uomini.  Stiamo allentando lo stigma sul sesso e piacere al femminile che finalmente esce allo scoperto senza per forza dichiarare un coinvolgimento emotivo e affettivo? Se è per libera scelta e piacere personale, che sia il benvenuto, nel nuovo paradigma della parità dei sessi: psico-fisiologico-sociale-culturale. Ave piacere consenziente, adulto, in tutte le forme che ti possa esprimere soprattutto nel rispetto del genere di identità, sociale, sessuale e “psicoattitudinale”. Articolo precedente

 

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