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Come diventai Mirandolina ovvero La locandiera di Carlo Goldoni stasera al Teatro Canovaccio di Catania

CATANIA –  Mirandolina è uno degli esempi più completi di personaggi teatrali che riesce ad emanciparsi dalla stretta caratterizzazione delle maschere della “Commedia dell’Arte“. È un personaggio dalla psicologia profonda e articolata. Mirandolina è la splendida protagonista femminile della commedia “La Locandiera” di Carlo Goldoni, probabilmente la sua opera più conosciuta e rappresentata. L’intera commedia si svolge all’interno della locanda che lei stessa gestisce. Si tratta di una bettola ovvero la tipica putìa a Firenze, in questo caso a Catania, frequentato da numerosi aristocratici e nobili. Al fianco di Mirandolina c’è Fabrizio, il suo fedele cameriere tuttofare. Fin dall’inizio, si capisce che la nostra è una giovane donna d’affari, che grazie al suo intuito e al suo fascino riesce a gestire egregiamente la locanda. È chiaramente un personaggio femminile che non ha certo bisogno di una figura maschile che la guidi nelle scelte per affermarsi nella società. Fabrizio è un suo gregario. Mirandolina è indipendente ed ama esserlo. La bella locandiera è perciò l’archetipo della donna di carattere, carismatica e ammaliatrice, che riesce a farsi valere dagli uomini, attraverso anche un uso ironico e mordace della parola, oltre che della sua bellezza prorompente. Mirandolina è infatti una donna lavoratrice, padrona del proprio destino e fortemente indipendente, che non vuole sposarsi perché sa che il marito potrebbe bloccarle “la crescita”, stiamo parlando del 1753

Di contro, possiede anche quelle caratteristiche tipiche che vengono affidate ai personaggi femminili teatrali, sociali, animiche, fino alle origini dell’umanità. La locandiera di Carlo Goldoni è una donna affascinante, gentile, un po’ frivola e decisamente scaltra. Mirandolina è consapevole di avere un certo ascendente sugli uomini e lo sfrutta, senza vergognarsene, per trarre maggior profitto per la sua locanda. Ed è tutta qua la modernità di questo meraviglioso personaggio: Mirandolina non agisce mai in nome dell’amore, come altre eroine teatrali. Lei agisce sempre e solo per il proprio profitto economico. E proprio in questo senso, è rappresentante in carne ed ossa dell’ascesa della borghesia del Settecento. A volte seduce gli uomini anche solo per capriccio come se fosse il contraltare del Don Giovanni mozartiano. È così Mirandolina è una sorta di escort raffinata padrona del suo tempo, del suo corpo, dei suoi soldi che decide se vuole di fare “sesso” se le piace, ma il flirting è il suo pane il suo modo di sedurre i clienti promettendosi a tutti senza darsi a nessuno. Si comporta esattamente così, quando cerca di conquistare il cuore del Cavaliere, un avventore della locanda che si dimostra molto rude nei suoi confronti.  È affascinante, quanto scaltra e intelligente, ed è logico che riesca sempre nelle sue imprese. È particolarmente spietata nel mettere in atto il suo gioco di seduzione e non si preoccupa minimamente se così facendo possa far soffrire il pover’uomo, la cui unica colpa è stata quella di non cadere ai suoi piedi appena l’ha vista. Vendica così tutte le donne del passato, del suo presente, e a chi la vede e continua a vederla rappresentata, anche del suo futuro. Dopo aver opportunatamente spennato tutti i suoi avventori e avergliela fatta “annusare”, ricordiamo le generose scollature dell’epoca, e mai fatta “assaggiare” finisce per sposare il suo sottoposto l’adorato Fabrizio, servitore della “rosa”, e lasciargli nel suo “finto potere” l’avvenuta rivelazione “della sua virilità”. Mirandolina sa che “l’erezione” figlia della “divinità priapea” ha necessità di sentirsi “potente” della sua “trazione” ormonale, sanguigna, e “idraulica”, come ebbe a dire un mio amico urologo “il pene funziona come una pompa idraulica: estrae sangue e lo pompa nelle vene che passano dal corpo cavernoso, cioè cavo; è come se fosse una caverna vuota che va riempita, ma il sangue per andare alla caverna, ha bisogno di essere motivato. È il potere di supremazia, la venerazione della sua persona crea l’erezione, prima mentale e dopo fisica”.

Dal monologo di Mirandolina si possono trarre delle ispirazioni mirabolanti su cui fare laboratori pertinenti:

Atto Primo, Scena Nona. Dalla Locandiera di Goldoni.

Uh, che mai ha detto? L’eccellentissimo signor marchese Arsura mi sposerebbe? Eppure, se mi volesse sposare, vi sarebbe una piccola difficoltà: io non lo vorrei. Mi piace l’arrosto, e del fumo non so che farne. Se avessi sposati tutti quelli che hanno detto volermi, oh avrei pure tanti mariti. Quanti arrivano a questa locanda, tutti di me si innamorano, tutti mi fanno i cascamorti, e tanti e tanti mi esibiscono di sposarmi addirittura. E questo signor cavaliere, rustico come un orso, mi tratta sì bruscamente? Questi è il primo forestiere capitato alla mia locanda, il quale non abbia avuto piacere di trattare con me. Non dico che tutti in un salto s’abbiano a innamorare: ma disprezzarmi così è una cosa che mi muove la bile terribilmente! È nemico delle donne? Non le può vedere? Povero pazzo! Non avrà ancora trovato quella che sappia fare. Ma la troverà, la troverà… E chissà che non l’abbia trovata? Con questi mi metto di picca. Quei che mi corrono dietro, presto presto mi annoiano. La nobiltà non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo. Tutto il mio piacere consiste nel vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne. A maritarmi non ci penso nemmeno: non ho bisogno di nessuno; vivo onestamente e godo la mia libertà. Tratto con tutti, ma non mi innamoro mai di nessuno. Voglio burlarmi di tante caricature di amanti spasimati: e voglio usar tutta l’arte per vincere, abbattere e conquassare questi cuori barbari e duri, che son nemici di noi, che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura.

La modernità e l’affrancamento di Mirandolina “feroce donna” evoluta portatrice di altri temi oltre la docilità, la maternità, e la ricettività dal 10 dicembre (al teatro Regina Margherita di Caltanissetta) fino al 24 gennaio in giro per l’Italia da Amanda Sandrelli e da stasera da Carmela Buffa Calleo al teatro Canovaccio fino a domenica, è un modo per tramandare e non far dimenticare MAI che il potere di seduzione morbido, affascinante, voluttuoso ce l’abbiamo NOI, senza che per forza ci dobbiamo STARE fino alla fine del flirting.

Da spiegare e fare vedere ai “maschi” che sono convinti che la seduzione femminile debba per forza arrivare ai rapporti sessuali.

Campagna attiva per il consenso sessuale.

 

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