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Cogitazioni al tempo della quarantena

Gli uomini hanno sempre modificato la propria techné. Nell’antica Grecia per far ridere il pubblico negli spettacoli si metteva un uomo che legge, perché allora pochissimi “leggevano”. Negli anni Novanta, tutti sorridevano nel vedere gesticolare per strada un passante al cellulare. Il futuro sarà network, scompariranno i linguaggi conosciuti così come è scomparsa la capacità prensile dai nostri piedi. L’alfabetizzazione è un costo durato 5000 anni. Volendo 15000, considerando “alfabetizzazione” ogni forma di linguaggio. In futuro la connessione tra sapiens sarà interattiva e multisensoriale, come accade attualmente per i computer messi in rete o con iclouds. Non avremo più bisogno di parlare la lingua dell’Altro perché saremo interconnessi con altri linguaggi e avremo accesso immediato anche alle emozioni, al sentire dell’Altro.
Il network è l’”àpeiron”. È quella “cosa” che prima Talete, poi Anassimandro e infine Anassimene hanno provato a descrivere con gli elementi: acqua e poi aria. Evidente che ciò che per Anassimene è la “condensazione e rarefazione dell’aria”, per il Vedanta il concetto di “purusa” ecc., non sono altro che la descrizione dell’ineffabile sentire di qualcosa che nel futuro già c’è. A mio avviso una forma di intelligenza impersonale e realizzantesi in un divenire che è l’”àpeiron” stesso, ossia il Network che genera l’”arché”.
In fin dei conti è sempre lo stesso problema affrontato da prospettive differenti. Per es., da un punto di vista semiologico, nella diade significato/significante, laddove per significato potremmo intendere l’Arché, o il Bene platonico ecc. In altre parole, la razionalità esonda in altri ambiti, paradossalmente. Ciò è ancora più evidente nelle scienze come la fisica, l’astrofisica ecc., ove è tangibile lo sforzo tensivo della ragione atto a forzare gli ambiti della logica nel tentativo di (ri)aprire le porte del magico, del territorio dell’Osceno che farà irruzione nella vettorialità del significante.

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Certe cose devono comunque risuonare, altrimenti è meglio lasciar perdere. È nella sostanza un problema di adattamento per gradi. Ciò è sempre stato comune alla nostra specie nell’arco della nostra evoluzione. Il problema non è il 5G “in sé”, o ciò che creava problemi nel secolo scorso, o ciò ancora che ha contribuito a generare le epidemie del passato; la risposta è nella costante necessità di cambiamento che la nostra specie (come i virus) opera ciclicamente. Tutte le rivoluzioni sono “OGM”, a cominciare da quella agricola. Quindi occorrerà un sacrificio enorme per questo ulteriore step dell’accesso al Big Network, in ciò che definisco “fase dell’accelerazione”. A differenza di molti “cospirazionisti” (termine ridicolo che usiamo per convenzione), io non penso che ci sia “negatività” nei processi “evolutivi”, ma che tutto procede nel senso vettoriale necessario del “Bios-Nous”. Certamente, nessuna evoluzione accade senza devastanti sacrifici e tragiche perdite.
Inoltre, chi può dire che noi non siamo già opera di una sofisticata o grezza operazione di software, di una simulazione più complessa rispetto a quella che noi conosciamo?
La “Verità” non è ontologicamente sondabile. Occorre abbandonare la pretesa di conoscere la verità del mondo. Tali problematiche sono state affrontate (nella cultura occidentale) fin dai tempi di Platone e Aristotele. Ciò che noi definiamo “epistéme” è espressione (a mio modesto avviso) dell’impossibilità di avere un principio unificatore del molteplice. Quindi la verità è inconoscibile (per gli abitanti di questa sephirot).

Come previsto negli anni scorsi: stiamo tornando all’isolamento degli Stati Nazionali. Ciò rappresenta il più grande fallimento dell’idolatria della cultura scientista degli ultimi secoli. Quelli che denunciavano il sovranismo sono al centro della peggior dittatura sovranista. Nell’arco di poche settimane è stato necessario ricorrere a logiche da vecchi manuali di storia. Siamo stati trasportati in un altro tempo geografico. Forse siamo i testimoni di un evento epocale. Gli unici ad aver evocato scenari simili in tempi non sospetti sono stati pazzi, santoni e artisti visionari. Con buona pace dei soloni del Cicap, il mondo non finirà mai di stupirci, se ascoltiamo la voce dei reietti.

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