Home Rubriche L'intervista Sebastiano Mancuso e la sua dolce Carlotta

Sebastiano Mancuso e la sua dolce Carlotta

Sebastiano Mancuso sta provando a Parigi con la compagnia Absinthe Teatro Piano Piano Dolce Carlotta e ci racconta le sue emozioni…

Lo spettacolo è una produzione della Compagnia Absinthe Teatro, che dirigo già da qualche anno, e debutterà il 29 marzo e replicheremo Domenica 31 Marzo, due serali ore 21:00, al Teatro Angelo Musco di Catania; è una drammaturgia emozionante che ho voluto curare nei minimi dettagli, dalle musiche di scena ad ogni singolo simbolismo che compone la scenografia. La scelta musicale è caduta sui Pink Floid e Kevin MacLeod grandi compositori contemporanei che hanno permesso di raccontare questo nuovo spettacolo in maniera efficiente. Questa piece conclude il ciclo del “triller Psicologico” a teatro, precedentemente iniziato con “che fine ha Fatto Baby Jane?”

Al centro del racconto Carlotta, una donna americana, dello stato della Louisiana, che combatte contro tutti per difendere l’esproprio della propria casa. Amori iniziati e mai conclusi, l’orribile morte dell’amante di Carlotta, John, trovato mutilato e senza testa, sempre in quella casa. Velma, sempre alla ricerca di una normalità quotidiana. Un equilibrio difficile da raggiungere per tutti; la vita in fondo è il continuo tentativo di far andare le cose nel modo migliore possibile. Miriam, carnefice e vittima di sé stessa “giostratrice narcisista” della vita di Carlotta e di quella di Drew, un uomo buono e bello che viene trasformato da questo amore sconcertante di Miriam, in un ragazzotto cattivo che lo porterà all’auto distruzione.

Piano Piano Dolce Carlotta è uno spettacolo che racconta la speranza della redenzione , che parla di relazioni umane annientatrici e del rapporto che abbiamo col passato del suo influire sul presente, intendo le promesse sulle scelte che durante la vita facciamo, che a volte ci portano a morire su esse stesse. È un testo denso, sembra un trattato di psicoanalisi collettiva, e la catarsi sta nel fatto che ci può essere redenzione per tutti.

Ma è anche ricco di cambi emozionali repentini e leggerezze dal sapore comico.

È un testo che è venuto da se, sai come quando cerchi un libro da leggere e passando dalla libreria te ne cade uno a terra così senza motivo? Cercavamo una continuazione che in qualche modo concludesse Baby Jane. e allora sempre Farrell sempre lo stesso stile, ma più maturo e più articolato.

Così nasce una messa in scena dove si cerca di spiegare il significato di quel circolo vizioso che discrimina qualsiasi preconcetta idea sulla malattia mentale. Qual è quel meccanismo che sopprime la voce della propria coscienza sulle proprie azioni?  Cos’è che da libero sfogo nel mettere in atto delle compulsioni, cioè quei comportamenti ripetitivi od azioni mentali che hanno lo scopo di ridurre l’ansia, che a volte sono devianti nel raziocinio anche per la propria persona?

È un circolo vizioso: ossessione-ansia-compulsione.

Le ossessioni tornano ripetutamente come a formare un e tramite tra una domanda e una risposta mai data, uno psichismo di difesa, che è appunto la compulsione. Una follia ragionante che sembra lasciarci consci delle nostre azioni ma che in realtà vengono generate da quel disturbo ossessivo – compulsivo.

E poi c’è il teatro come mezzo di speranza sociale che tratta temi che provengono dall’uomo e sono per l’uomo, qualcuno diceva che la natura è la rivelazione di Dio e che l’arte è la rivelazione dell’uomo. L’arte, e di questa il teatro in primis, dovrebbe servire all’uomo per indirlo a riflettere su una propria crescita personale e sociale.

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