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Le donne indipendenti i sensi e gli ardori: le poliedriche ricerche di Dora Marchese

Studiosa eclettica e originale la dott.ssa Dora Marchese è una forza della natura. La sua naturale curiosità e la sua indipendenza la portano a scoprire nuove strade di indagine storica che sorprendono in primis lei stessa: perché mai niente è come appare…

 Chi è Dora Marchese?

Sono una ricercatrice indipendente, docente e saggista. Collaboro, infatti, da molti anni con la Facoltà di Lettere dell’Università di Catania dove, dopo la Laurea in Lettere Classiche (indirizzo archeologico), ho conseguito i titoli di Dottore di ricerca prima in Filologia Moderna (2004) e poi in Lessicografia e Semantica del Linguaggio letterario europeo (2012), entrambi presso il DISUM. Ho lavorato presso Fondazione Verga di Catania. Ho al mio attivo diverse pubblicazioni scientifiche in riviste nazionali e internazionali di grande levatura. L’archeologia, l’arte e la letteratura sono le mie passioni. Il mondo ha bisogno di bellezza e di sapere. Attraverso lo studio, il culto della bellezza, il sapere e la ricerca, l’essere umano si eleva in una infinita crescita personale e collettiva. Amo, infatti, citare la risposta che Gesualdo Bufalino diede a chi gli chiedeva come si sarebbe potuta sconfiggere la mafia: “La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari”.

Come, quando e perché ha iniziato a scrivere?

La risposta a questa domanda sta nel capire quale è l’attività del ricercatore. Il ricercatore non è un giornalista, anche se può scrivere articoli su giornali e riviste. Non è nemmeno uno scrittore, nel senso che i suoi lavori vengono pubblicati come saggi e non come romanzi o altre forme riconducibili alla narrativa. Il ricercatore accerta dei fatti: conferma o smentisce una tesi, approfondisce un dato storico o scientifico. Il ricercatore è stimolato innanzitutto dalla curiosità di sapere. Tutti i miei libri, infatti scaturiscono da ricerche condotte durante gli anni di dottorato, o durante i progetti condotti come assegnista di ricerca, o ancora come collaboratrice della Fondazione Verga di Catania. Ho sempre cercato di condurre studi originali e interessanti. Nel 2004, ad esempio, mi sono occupata di paesaggio e di luoghi degli scrittori. Ancora questa “moda” non c’era… i luoghi di Montalbano o i Parchi letterari, le vie degli scrittori, ecc. erano idee in nuce… Il mio studio è stato molto innovativo anche perché, pur partendo da una base letteraria, si è arricchito degli apporti di altre discipline come la geografia, l’estetica, l’architettura, la psicologia, ecc. È nato così il volume La poetica del paesaggio nelle «Novelle rusticane» di Giovanni Verga, pubblicato nella collana «Biblioteca della Fondazione Verga», per il quale ho ricevuto il “Premio Rossocuore” per la Letteratura.

Poi, sempre in tempi “non sospetti”, precedenti alla moderna ossessione per il cibo e la cucina, mi sono interessata alla dimensione gastronomica all’interno delle grandi opere letterarie dell’Otto- Novecento. Nasce così Il gusto della letteratura. La dimensione gastronomico-alimentare negli scrittori italiani moderni e contemporanei, Carocci, 2014.

Ci parli degli altri libri che ha scritto

Un altro saggio che mi ha dato grandi soddisfazioni è Descrizione e percezione. I sensi nella letteratura naturalista e verista, Le Monnier-Mondadori Università, 2011. Prendendo le mosse dal capolavoro zoliano, L’Assommoir, in cui per la prima volta tutti i cinque sensi irrompono violentemente nella narrazione, si traccia un quadro ampio e documentato di come le percezioni sensoriali, in specie quelle olfattive, si sviluppino e si modifichino profondamente sullo scorcio del secolo, impregnandosi di forti connotazioni politiche, sociali e economiche, originando un nuovo modo di concepire l’inventio letteraria.

 

Un’altra “avventura” è quella che mi ha portato a scrivere il libro: L’epica della passione. La Sicilia di Macalda di Scaletta, Lisa Puccini e Gammazita, Carthago, 2018. Nel settembre 2015  grazie alla richiesta di Fulvia Toscano direttore artistico di Naxoslegge, a Scaletta Zanclea è stata intitolata a Macalda la piazza antistante il castello dove, secondo la tradizione, la Baronessa di Ficarra fu rinchiusa fino alla morte. Ho, quindi, pensato di ricostruire la tradizione, storica e letteraria, sorta intono alla Signora di Scaletta con un testo diviso in tre parti dedicate, ciascuna, alla figura storica di Macalda, a quella letteraria di Lisa Puccini e a quella leggendaria di Gammazita, arricchite da una sezione antologica in cui leggere le fonti originarie. La storia è quanto di più avvincente si possa immaginare. Sembra quasi la trama di un romanzo: in Sicilia, al tempo degli aragonesi, una donna di umili origini, ambiziosa e indipendente, riesce nella scalata sociale fino a dare del tu a re e regine. È Macalda di Scaletta, baronessa di Ficarra. La sua controversa figura è stata variamente interpretata, penetrando nell’immaginario collettivo fino a ispirare scrittori come Giovanni Boccaccio per il suo personaggio di Lisa Puccini nel Decameron e a impiantarsi nel nucleo fondante di una delle leggende più amate di Catania, quella di Gammazita.

Ancora le donne nelle sue ricerche…

Si, devo dire che, quasi senza accorgermene, ho dedicato molti studi alle figure di donne sui generis, forti, dimenticate o interpretate secondo i canoni non sempre “neutri” dell’epoca. Ho scritto numerosi articoli su Matilde Serao, una figura molto affascinante (di cui parlo approfonditamente nel libro Descrizione e percezione), su donne orbitanti nella cerchia dei veristi e dei futuristi, e da ultima su Macalda di Scaletta. Anche nel mio ultimo saggio, in uscita in questi giorni, c’è un intero capitolo dedicato alle donne.

L’ultimo libro

Il mio ultimo libro si intitola: “Nella terra di Iside. L’Egitto nell’immaginario letterario italiano”, ed è edito da Carocci. Sono davvero eccitata ed esaltata. Questo libro nasce dall’incontro tra la mia antica passione per l’Egitto, incrementatasi grazie agli studi universitari d’archeologia, e la mia attività di italianista. La sua ambizione è quella di coniugare un rigoroso impianto filologico a una lettura godibile e coinvolgente. Un libro, dunque, non solo per studiosi e specialisti, ma per chiunque sia appassionato di Egitto ed egittologia, ed ami la storia, l’archeologia e la letteratura.  Il volume narra un’esotica avventura umana e letteraria che parte dalla spedizione napoleonica in Egitto, passando dalla realizzazione del Canale di Suez e dall’Aida di Giuseppe Verdi, dalle battaglie di Dogali e Adua, per giungere al periodo delle politiche giolittiane e fasciste e alla Radio Cairo con cui Fausta Cialente informava gli italiani durante la Seconda guerra mondiale. Proprio il Cairo e Alessandria sono, tra Otto e Novecento, un grande palcoscenico per gli italiani, siano essi viaggiatori, esuli, emigrati, avventurieri, scienziati, portatori di ideali risorgimentali o anarchici convenuti intorno alla “Baracca rossa” di Enrico Pea. Queste straordinarie esperienze vengono raccontate in poesie, romanzi, testi teatrali, da D’Annunzio, Marinetti, Ungaretti, Rafanelli. L’Egitto antico e moderno di Giuseppe Regaldi e Le figlie dei faraoni di Emilio Salgari conquistano l’Italia e nelle Memorie sull’Egitto di Amalia Nizzoli sono descritti per la prima volta gli harem. Nello stesso periodo lo studioso siciliano Emanuele Ciaceri scopre che il culto di sant’Agata, patrona di Catania – ricordato da Giovanni Verga – è modellato su quello di Iside, e un viaggiatore etneo, Natale Condorelli, immagina l’Egitto naturale sponda culturale ed economica della Sicilia, crocevia del Mediterraneo.

 Un progetto ambizioso che non sembra avere eguali a livello nazionale…

No, in effetti la mia casa editrice mi ha confermato che uno studio di questo genere, in cui soprattutto la letteratura ha una parte predominante, non è ancora presente sul nostro territorio ed è per questo che ha già suscitato tanto interesse.

Lo dimostrano anche la Prefazione e la Nota introduttiva siglati da sue grandi studiosi…

Si, in effetti lo storico Lorenzo Braccesi e il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco hanno dimostrato il loro apprezzamento al mio lavoro scrivendone, rispettivamente, la Prefazione e la Nota introduttiva. Questo è per me motivo di vanto perché si tratta di studiosi di vaglio e di grande rigore.

Uno dei capitoli più interessanti del libro è quello dedicato ai rapporti tra la Sicilia e l’Egitto. Come le è venuta questa idea?

Da siciliana mi è venuto naturale pensare a questo collegamento che è molto interessante e sul quale c’è ancora molto da indagare. Se, infatti, l’obelisco egittizzante che sormonta il Liotru, simbolo di Catania è sotto gli occhi di tutti, quasi nessuno sa che era di Catania un importante scrittore che ha compiuto un viaggio in Egitto di cui ci ha lasciato il resoconto… Questa è una chicca presente nel libro!

 

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