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Dalla peste al pestaggio : anche Milano senza regole certe diventa violenta

La notizia è che una transessuale di origini brasiliane è stata presa a calci e a manganellate come testimoniano le immagini girate con un telefonino da studenti universitari che abitano nella zona e che, postate sui social, hanno impressionato e indignato

La notizia è che una transessuale di origini brasiliane è stata presa a calci e a manganellate come testimoniano le immagini girate con un telefonino da studenti universitari che abitano nella zona e che, postate sui social, hanno impressionato e indignato.
La polizia e i suoi vertici giustificano il proprio operato facendo notare che la transessuale, ben nota nella zona, era personaggio molesto perchè nelle vicinanze del parco Trotter infastidiva i bambini davanti alla scuola e minacciava di infettare con Aids la polizia locale.
Milano è la città che ha conosciuto la peste e l’assonanza terminologica che mi ha suggerito il titolo in realtà è più pertinente di quanto sembri a prima vista. Involontariamente diviene assolutamente calzante.
La peste «manzoniana» entrò a Milano nell’autunno del 1629. All’inizio sottovalutata, si diffuse lentamente nei primi mesi del 1630 per poi scoppiare con una virulenza mai vista prima, tanto da passare alla storia come una fra le più tremende.
La popolazione milanese sottovalutò allora la peste come oggi sottovaluta il problema di ordine pubblico. La notizia del pestaggio alla transessuale avrebbe avuto la sua sede naturale di svolgimento in una città come Napoli, Roma o Palermo. Che succede, sta cambiando la geografia della criminalità quotidiana?
La civilissima Milano rimane attonita. Ma perché la polizia al di là della ricostruzione dei fatti e del peso postumo della ragione e dei torti, ha pensato di reagire con probabile sproporzione (ma questo lo accerteranno i Giudici)?
«Nelle città c’è tanto disagio, tante persone poco equilibrate, tante situazioni delicate – ha commentato il sindaco Giuseppe Sala -, è una questione di cui si parla poco, si parla tanto di immigrazione e poco di quante persone problematiche ci sono in giro: è qualcosa di cui i sindaci delle grandi città sono consapevoli e su cui serve che lo Stato abbia la volontà di lavorare”.
Ecco il punto: il lavoro dello Stato, lo Stato non può accontentarsi che il problema venga messo all’ordine del giorno. Se lo Stato è chiamato dai Sindaci a “lavorare”, come chiede il Sindaco di Milano, non può che dotare le forze dell’ordine di strumenti e risorse per affrontare la criminalità quotidiana, a Napoli come a Milano. Ed occorre che, a monte, delinei un quadro normativo certo di regole e sanzioni precise, tanto precise che resistano, nella sua applicazione, alla naturale indignazione ed esecrazione dei patiti del social.
Una minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico resta tale, pur con il vissuto che il suo autore si porta dietro. Questo ulteriore elemento concorre semmai a richiamare un altro grande problema, del tutto irrisolto, quello dell’emarginazione e del disagio dei quartieri, sempre più abbandonati alla droga, ai traffici dell’immigrazione irregolare, alla sporcizia e al degrado.
Ma rendere le periferie delle città più vivibili è l’ultimo dei problemi di ogni amministrazione perché esigerebbe un lavoro mastodontico. Ed anche tutto sommato rinviabile, perchè il quartiere degradato diviene una sicura rendita elettorale per l’opposizione di turno, nelle future competizioni elettorali.
Ed allora non si possono imputare alle forze dell’ordine comportamenti abnormi se le norme di riferimento sono lacunose o incerte.
Ricordo che alcuni anni fa si manifestò con particolare virulenza in tutta Europa il problema dell’ordine pubblico negli stadi e i commentatori di allora affermarono, a vario titolo, che l’Inghilterra avrebbe avuto seri problemi a risolverlo, visto la particolare collocazione degli stadi con le tribune a stretto ridosso del campo da gioco. Ed invece si liberò in fretta del problema degli hooligans.
Dopo 15 aprile 1989 con 96 morti massacrati per un crollo allo Sheffield-stadio si studiò a fondo il problema e si corse, anche drasticamente, ai ripari: è servito circa un anno alla Commissione presieduta del giudice Peter Taylor, per stendere il cosiddetto rapporto Taylor che individuava le criticità del sistema non solo nell’incapacità di isolare i violenti, ma anche nell’intrinseca pericolosità di stadi vecchi e mal condotti.
Quanto al primo punto nuove leggi hanno consentito l’accesso di agenti infiltrati nelle tifoserie, e dato mandato a Scotland Yard di arrestare “in diretta” chi non avesse rispettato le regole e i divieti di introdurre alcolici o petardi: soggetti destinati a essere processati per direttissima nel giro di un paio di giorni.
La ristrutturazione degli stadi ovviamente costosa venne in parte finanziata con l’aumento dei biglietti per lo stadio, fattore che ha in parte, più o meno direttamente, “selezionato” la tifoseria, aprendo le porte a sostenitori più facoltosi e meno inclini ai disordini. Ecco come il rapporto Taylor, sul quale mi sono documentato, ha risolto il problema.

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Come in tutte le situazioni di criticità occorre affrontare strutturalmente i problemi, dopo è comodo andare alla ricerca dei colpevoli : gli attori di questa vicenda, in fondo, finiscono per essere accomunati nella stessa sorte.

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Claudio Basile
Claudio Basile
Avvocato Claudio Basile Per info e contatti: [email protected]
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