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Una passeggiata a Noto Antica fuori dal barocco tradizionale

Noto – Chi non conosce Noto: capitale del barocco, patrimonio dell’umanità … con il matrimonio dell’anno i Ferragnez hanno reso “immortale” questa città! Ma quanti sanno che la sua bellezza Noto la deve alla totale distruzione della sua originale sede? Il sito originale, Noto Antica, si trova sul Monte Alveria, a pochi km da dove sorge quella odierna. Di lei si dice: dove non riuscì l’uomo, poté la natura! Chiamata Municipium sotto il dominio dei Romani, fu capovalle (la Sicilia fu suddivisa in tre Valli – Val Demone, Val di Mazara, Val di Noto) dalla dominazione araba in poi e fregiata del titolo di civitas ingegnosa da Ferdinando il Cattolico, fu patria di molti elementi di spicco fra il XIV e il XVI secolo, nonché uno dei principali centri culturali, militari ed economici della Sicilia sud-orientale. Circondata da imponenti mura (molte delle quali ancora in piedi) e da profonde vallate, non fu mai presa con la forza. Solo il violento terremoto del 1693 riuscì a distruggerla. La leggenda narra che fu Ducezio, Re dei Siculi, a scegliere questo sito nel V secolo a.C., in vista della guerra contro gli invasori greci. È un singolare monte a forma di cuore, circondato da profonde gole che lo rendevano imprendibile, fuorché per uno stretto istmo che venne fortificato. Questa sua posizione la tiene lontana dal turismo di massa ed io proprio per questo l’ho scelta come meta per la nostra passeggiata. Superare l’istmo, attraversando un ponte di pietra, ci dà la percezione di quanto fosse difficile raggiungere la città che sorgeva su uno sperone di roccia circondato da ripidissimi canyon. Avvicinandosi si vedono i bastioni e le mura, infine si arriva davanti alla porta monumentale da cui si accede alla città, rigorosamente a piedi: La Porta della Montagna.

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Sulle mura risaltano le feritoie che servivano per la difesa, oltrepassata la porta ci troviamo a fianco del Castello, a cui si accede da una ripida scala in pietra. Ma prima di salire, fra piante di capperi e arbusti di eucalipto, si intravedono delle grotte: tombe o abitazioni, prova che il sito fosse abitato in tempi ancor più remoti.

Saliamo quindi al Castello Reale, edificato dal figlio di Ruggero d’Altavilla divenne infine carcere. In quel che rimane del cortile in cui i carcerati (prigionieri di guerra, pirati, scommettitori o giocatori d’azzardo) trascorrevano le ore d’aria si trovano graffiti e scritte. Guardando con attenzione si possono scoprire nomi, date, croci o anche il disegno fantasioso di galeoni. Sul pavimento troverete diverse incisioni rettangolari per dei giochi con le pedine. La parte più interessante delle incisioni purtroppo rimane al momento inaccessibile all’interno della torre maestra.

La passeggiata poi si snoda lungo un sentiero bianco e polveroso, che era la via maestra della città; incontriamo ciò che resta dell’Ospedale e della Chiesa di Santa Maria di Loreto, di Palazzo Landolina di Belludia, della Chiesa e collegio dei Gesuiti, della Chiesa del Carmine.

Passeggiando per le vestigia della città medievale ci si imbatte in resti della città di epoca greca: il ginnasio e le fortificazioni, gli Heroa. Fu l’archeologo Paolo Orsi, agli inizi del novecento, a identificarli come “Heroa” cioè luoghi dedicati al culto degli antenati defunti come era uso in epoca ellenistica. Le pareti dei due grottoni comunicanti sono costellate da decine e decine di nicchie di forma rettangolare. Si tratta dei pinakes. Nelle nicchie venivano inseriti dei quadretti votivi di terracotta, nelle grotte ci sono ancora stralci di affreschi.

Finita la passeggiata ritorniamo sui nostri passi, riattraversiamo la Porta della Montagna e possiamo benissimo fermarci a fare un pic nic nell’area attrezzata della pineta: salsiccia di Palazzolo arrostita e scacce noticiane!

le foto sono di Tiziana Urso Informatore Territoriale dei Beni Culturali Ambientali

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