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Tzim Tzum Bang: “Sulle origini del Cristianesimo” di Nicola Bizzi e Arturo Reghini

Il libro di Arturo Reghini  “Sulla Tradizione Occidentale”  pubblicato e curato da Nicola Bizzi per Edizioni Aurora Boreale  con interventi di Moreno Neri e Roberto Sestito, esamina le origini della Tradizione Occidentale e nel caso in fattispecie questa puntata verte sui seguenti punti: come ha sottolineato Roberto Sestito, con la stesura di “Sulla Tradizione Occidentale”, Reghini si adoperò per:

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1 – Contrastare tutti coloro che affermavano che Roma antica non aveva mai posseduto una propria specifica tradizione iniziatica, o addirittura una propria spiritualità.

2 – Spiegare perché è probabile o perlomeno verosimile che una tradizione iniziatica pagano-romana sia giunta ininterrottamente fino ai nostri giorni.

3 – Contestare l’occidentalità del Cristianesimo.

4 – Individuare nel simbolismo agricolo il linguaggio iniziatico specificamente romano.

5 – Indicare nel mito di Giano e Saturno, che fa uso di questo simbolismo, il nucleo centrale dell’iniziazione romana.

Cinque punti decisamente ambiziosi sui quali però – vorrà perdonarmi il Fratello Arturo Reghini – ravviso almeno due fattori di potenziale debolezza e sui quali mi viene spontanea almeno una critica. Naturalmente, in quanto Eleusino, non posso che concordare con Reghini sull’assoluta estraneità del Cristianesimo dall’alveo della più autentica Tradizione Occidentale, e, di conseguenza, sull’infondatezza di qualsiasi pretesa di una presunta Tradizione Occidentale “cristiana” o “cattolica”. Allo stesso modo, non posso che concordare con Reghini sull’assoluta evidenza della sopravvivenza, dall’antichità fino ai giorni nostri, di alcuni importanti filoni dell’antica Tradizione iniziatica, sopravvivenza della quale ho del resto piene prove. Ma è sulla definizione di tale Tradizione che mi permetto di dissentire da Reghini. Egli la identificava esclusivamente come Tradizione “pagano-romana”, esaltandone appunto la pretesa “romanità” e l’altrettanto preteso “romano” simbolismo agricolo del suo linguaggio iniziatico, contestando tutti quegli esoteristi del suo tempo e del secolo precedente, in particolar modo quelli Francesi come Ragon, De Guaita e Papus, che si erano permessi, senz’altro più a ragione che a torto, di dissentire da una simile linea interpretativa. Il mio pensiero e il mio orientamento esoterico sono anni luce lontani rispetto a quelli di uno Stanislas De Guaita o di un Gérard Encausse (Papus), allo stesso modo in cui mi sento lontano da qualsiasi retaggio rosacrociano o martinista, ma mi rammarica profondamente la mancata comprensione, da parte di Reghini, delle posizioni di Jean Marie Ragon. Un intero secolo separava il percorso terreno di questi due giganti del pensiero esoterico ed iniziatico, ma ritengo che se avessero avuto l’opportunità di conoscersi e di confrontarsi, si sarebbero senz’altro capiti. Ragon, un autore che, al pari di Reghini, dovrebbe essere letto e riscoperto da tutti i Liberi Muratori, e che oltre ad essere Massone fu un Eleusino, non è vero che denigrasse a prescindere la Tradizione iniziatica romana. Ne ravvisava semmai i limiti e riteneva che essa dovesse essere necessariamente vista nel più ampio quadro della Tradizione pelasgico- ellenico-mediterranea nella quale essa affondava le proprie radici, attraverso la Dottrina e la Disciplina sacra degli Etruschi da un lato e le proprie origini troiane dall’altro, e dalla quale aveva tratto buona parte dei propri fondamenti. Infine, a mio avviso, un altro limite della visione reghiniana, anche se solo un limite di forma più che di contenuto, è l’esaltazione della “paganità” e il ripetuto uso stesso, fino all’enfatizzazione, del termine “pagano”. Ho messo di proposito questo termine tra virgolette perché non si tratta di un aggettivo o di un epiteto che amo o che uso volentieri. Non lo amo e non lo uso volentieri perché nasce, da parte cristiana, con l’intento meramente dispregiativo di screditare e denigrare tutto un mondo religioso ed un insieme di Tradizioni misteriche e spirituali plurimillenarie che il nuovo culto tentò, con un’intolleranza e una violenza del tutto estranee all’antico sistema di valori dell’area mediterranea, di distruggere e di estirpare. Gli Eleusini, quindi, al pari degli esponenti e degli Iniziati di altre Tradizioni misteriche, inclusi i Pitagorici, non si sono mai definiti, né mai si definiranno “pagani”. “Pagani”, semmai, furono (e sono tutt’oggi) ai nostri occhi i Cristiani, con la loro in tolleranza e con la loro avversione verso i sacri valori dell’universalità e della Tradizione ellenico-romana. Ci tengo a chiudere questo mio intervento con una citazione dello stesso Reghini, tratta da Sulla Tradizione Occidentale: «L’occultamento della sua stessa esistenza per una tradizione pagana deve essere apparso, a dir poco, opportuno. Basta pensare all’odio profondo ed inveterato della religione dominante in Occidente contro il paganesimo per rendersene conto. Anche quando si attaccano fra di loro, le varie sette cristiane si accusano di paganesimo; si direbbe che, secondo la loro mentalità, accusa più grave non sia possibile trovare. I protestanti per affermare l’eccellenza e la genuinità del loro Cristianesimo rinfacciano ai cattolici il loro paganesimo e la Chiesa Cattolica anche recentemente per condannare il movimento dell’Action Française si è basata sopra il suo preteso carattere pagano. Questa ossessione antipagana, se da una parte indica per loro stessa confessione che non è poi vero che, malgrado tutto, i Cristiani siano riusciti a fare tabula rasa del paganesimo, dimostra d’altra parte quale vitalità e quale virulenza abbiano ancora gli odii ed i rancori profondi della religione dominante contro il paganesimo; e si vorrà convenire che questo diffuso e tenace malanimo determina una condizione di fatto che non è precisamente la più propizia ed allettante per una opportuna e proficua affermazione di esistenza e manifestazione di un centro iniziatico pagano. Perciò, quando anche il silenzio fosse rimasto assoluto, potrebbe darsi che si trattasse di silenzio ermetico o pitagorico, e non risulterebbe provato trattarsi necessariamente o verosimilmente di un silenzio di tomba». Arturo Reghini, essendo stato un Iniziato di tutto rispetto ed un’esponente di rilievo della Tradizione Pitagorica, sapeva bene come e quanto – e soprattutto nella sua Firenze – durante il Rinascimento quel silenzio fosse stato rotto, e come la voce dell’Antica Tradizione Occidentale si fosse levata più forte che mai, ad attestare la sua piena vitalità.

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Capo Redattore Psicologa e sessuologa
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