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La melagrana frutto dell’inconscio

(di Ercole Fiandro) Ishtar, Demetra, Cibele. Da qui inizia la nostra ricerca. Ogni Dea meriterebbe un approfondimento enciclopedico ed anni di studio e meditazione. Questo frutto è al centro di molteplici miti provenienti non solamente dal mondo greco. Pare sia presente nell’Oltretomba greco ma anche citato tra i sette frutti della Terra Promessa. Molta della mitologia che gli si impernia attorno ha a che fare con perdite e sacrifici. Certamente col sangue, probabilmente legato al colore dei suoi chicchi che, per la tradizione mediorientale risultano essere in numero di 613. Vi è sempre un legame di cui la melagrana è protagonista e testimone, come ad esempio il legame tra Demetra e Ade che altri non è che Plutone. Ciò ci rende semplice evincere come il frutto sia legato a questa divinità posta a capo dell’Oltretomba. L’analogia astrologica è quella di scendere all’interno dei propri Inferi per generare una trasformazione totale dell’individuo. Bisognerebbe qui soffermarsi sulla differenza esistente tra una trasformazione meramente esteriore ed un’altra a partenza invece interiore e per facilitare il paragone si potrebbe per un attimo immaginare la differenza di metamorfosi tra farfalla e camaleonte. Per evolverci abbiamo bisogno di trasformarci e questo processo deve portarci dentro e dall’interno parte tutto. Questo dettaglio è strettamente correlato con la carta connessa a questo simbolo, la Papessa. Una volta iniziato il percorso attraverso la carta del Bagatto, abbiamo bisogno di trovare l’accesso nascosto dentro noi stessi, accesso che, ironicamente, spesso e volentieri siamo noi stessi ad occultare. Bisogna assaggiare il chicco aspro della melagrana ad aprire la porta dei nostri inferni personali per capire cosa si nasconde dietro la maschera accuratamente costruita dal nostro Ego. Solo una profonda conoscenza di noi stessi ci permetterà successivamente di penetrare anche le profondità di chi fa parte della nostra rete sociale. Conosci te stesso, il mantra è sempre identico, da secoli si propaga da bocca ad orecchio nel silenzio della nostra caverna. Tutte le fiabe ci avvertono comunque di un dettaglio non trascurabile, l’ingresso della grotta, degli Inferi, del Castello è protetto da una bestia mitologica non meno pregna di significato rispetto alla nostra Melagrana. Dunque attenti prodi lettori, poiché si può anche non tornare interi dal Viaggio verso i propri Inferi personali. Ma se si giungerà alla fine del percorso forse si troverà qualcuno che, col suo sguardo, sarà certamente più inquietante di qualunque allegorica fiera. La propria anima. Ci fisserà con calma serafica, in silenzio. E ci domanderà ognuna delle cose che non avremmo mai voluto sentire e se vorremo andare oltre, dovremo proseguire alla ricerca delle risposte che per un tempo più o meno lungo non abbiamo cercato, per paura, per dolore, per menefreghismo, perché crescere è doloroso e fa sempre piacere che ci sia qualcuno o qualcosa che risolva i problemi per noi. Un paravento che ci protegga dalla tempesta come dalle lingue di fuoco del Drago che ci attende. Ma come ci insegna Ishtar, man mano che scendiamo sempre più a fondo ci verrà chiesto di spogliarci completamente. Siete disposti a cimentarvi?

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