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Chiaraluce Fiorito: il corpo è la casa dell’anima

Chi è Chiaraluce Fiorito?

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A mio modo ho cominciato con il Teatro ad indagare sulle molteplici forme dell’animo umano e delle sue varianti partendo da lontano ,dal Mito,dal sacro fuoco della tragedia classica , dal quale tutto parte e si consuma all’infinito per la sua travolgente complessità e per il suo eterno conflitto tra potere del divino e l’impotenza dell’uomo, la giustizia degli Dei e l’umanità errante che l’anela, la legge dello Stato e la legge del cuore: insomma la tragedia dell’umanità tanto contemporanea emerge da un remoto passato per diventare un tangibile presente e in\sicuro futuro.

 

Dove mi sono formata come attrice?

Sul colle Temenite, al teatro Greco di SR ho trascorso i miei anni di iniziazione, una borsa di studio per la scuola di teatro dell’I.N.D.A (istituto nazionale del Dramma Antico adesso diventata fondazione) ha aperto un percorso iniziato nel lontano 92\94 e che non sembrerebbe avere traguardi conclusivi ma li chiamerei traguardi rigenerativi,ogni traguardo ne rilancia uno nuovo.

 

I fili rossi

Partire da lontano e volere riagganciare i fili di un cammino è spesso complesso e si rischia di perderli strada facendo, i fili sono le esperienze con i compagni di viaggio, i colleghi, i maestri, gli autori, i copioni avuti fra le mani, i sacrifici delle prove, il calore dei personaggi interpretati.

Il palcoscenico, il camerino diventa la casa dell’interprete, dell’attrice.

In tedesco casa si traduce HAUS e guarda lo strano caso…

“HAUS “ è un monologo senza veli.

 

Un filo interscambiabile unisce l’autore alla sua creatura, l’interprete, in questo caso l’attrice, ma fino a che punto l’attrice sarà vittima e quanto in lei ci sia del carnefice e saprà proteggere senza farsi dominare dalla sua unica vera ragione di vita e cioè restituire al pubblico la sua anima senza rifugiarsi dietro al personaggio e quanto l’autore riuscirà a costruirle una vita identica a quella reale anzi superiore?  L’autore dice: ”Il corpo è la casa dell’anima. Se tu devi spogliare la tua anima, devi prima spogliare la sua casa, cioè il corpo.

Haus è il camerino dell’attrice, un domicilio provvisoria in cui viene rinchiusa;

Haus è la sua condizione d’attrice da cui scappare facendo una copia delle chiavi sottratta all’autore durante un momento dalla pausa prove;

Haus è l’unica vera casa dove si può fare finta e allo stesso tempo credere.

“HAUS”, un monologo senza veli. Diretto ed interpretato da me. Scritto da Mario Giorgi , autore bolognese, rimasto nella carta per tanto tempo finché non mi è stato proposto dall’autore, legati entrambi da un lontano file rouge teatrale.

HAUS, sarà in scena il 24 febbraio h.21.00 per la rassegna Altre Scene a Zo centro di culture contemporanee –  produzione Retablo. (Haus è pubblicato nel volume antologico “L’almanacco 2005”, Portofranco).

 

Tutti i miei lavori autonomi,indipendenti da scritture teatrali e da enti pubblici o privati hanno un file rouge che indaga l’animo umano attraverso storie,racconti,narrazioni da restituire ad una platea, ad un pubblico partecipante, attivo e non passivo .Ecco spero in un filo unico di dare e avere,di donare e ricevere all’infinito senza chiedersi,spettatore e interprete, dove finisce la realtà e inizia la finzione e questo avviene pure con la narrazione di fiabe popolari che dedico sempre ad adulti e bambini.

Aggiungo un particolare da cui traggo sempre ispirazione anzi è il motore, il carburante da cui parto sempre: il mio passato di danzatrice, la disciplina, il rigore e nello stesso tempo il reale impulso istintivo di un gesto. Il corpo infatti determina la verità in un atto, in una parola, ne indica il modo, ne indica il contenuto, il significato.

Quindi il gesto racchiude emotività cioè vita.

I prossimi lavori

E… proprio il mio prossimo lavoro parte da un rito tribale. Una danza che percuote l’animo,ne deturpa il fisico,ne detiene il corpo e la mente ,ti annulla,ti culla,ti uccide,ti rende insonne,sei mare,acqua,acqua mista a sangue,a sangue e sale,sangue e sale e alcool,mista a  violenza,a sopraffazione,a miseria;quello che può salvarti invece disorienta e lo allontani,lo respingi e così facendo salvi almeno colei che hai solo ospitato per nove mesi senza un bacio,senza amore,senza una carezza ma solo con una lama puntata alla gola. Una drammaturgia rivelata, protetta, detta a denti stretti,a fiato corto che stravolge le regole dell’amore più puro, un viaggio. Il racconto è un viaggio e i viaggi spesso possono diventare lunghi e pericolosi quando scappi da B.City in un gommone, di notte,al freddo, con il frutto di una violenza dentro di te. “Mi chiamo Maris e vengo dal mare “e che il viaggio abbia inizio e che i porti vengano aperti.

 

 

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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