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HomePsicologicaRiflessioni sul caso Bibbiano: ripartire dall’avere cura delle relazioni umane

Riflessioni sul caso Bibbiano: ripartire dall’avere cura delle relazioni umane

“La prigione peggiore che un essere umano può vivere è nel groviglio interiore, frutto del contenuto umano-relazione in cui può cadere. Tale prigione ha la capacità di modificare la mente e il corpo attraverso il vissuto giornaliero”.

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Una società migliore e di qualità è basata sulle “buone relazioni” capaci di generare spazi e luoghi ricchi di energie vitali e benefiche. La buona prevenzione parte dall’imparare a relazionarsi con il prossimo.

Lo psicologo è un professionista sanitario esperto nella relazione di aiuto. Dovrebbe conoscere grazie al suo percorso di studi universitario e di specializzazione, il funzionamento delle relazioni umane sapendo riconoscere gli scompensi e le potenzialità terapeutiche.

Un lavoro psicologico di responsabilità morale e di condotta, nel rispetto delle linee guida del codice deontologico dell’Ordine nazionale degli psicologi. A maggior ragione quando si parla di Adozione e Affido.

L’adozione è l’incontro di due mancanze: quella di un bambino senza genitori, e di una coppia che non può avere figli. L’Istituto dell’adozione, tuttavia, risponde fondamentalmente al bisogno del minore di vivere in una famiglia che lo accolga e lo ami e non a quello dei genitori di avere un figlio.

Gli operatori rivestono, nella realtà dell’adozione, un’indispensabile risorsa per le famiglie e per i bambini. È importante che essi possano incentivare lo sviluppo da parte dei genitori e del figlio adottivo, di quei fattori di protezione che favoriscono una buona riuscita del percorso adottivo e l’integrazione del bambino nella nuova famiglia. In questo lavoro c’è da tener  presente  il tempo del bambino, che non sempre coincide con quello dell’adulto, quindi risulterà necessario intervenire con un percorso terapeutico.

Casi come quello dell’inchiesta sulla Val d’Enza aprono molte domande. I professionisti che oggi lavorano nei servizi sociali o di child protection e quelli chiamati a valutare e decidere dell’allontanamento di un bambino dalla propria famiglia hanno la formazione giusta per far fronte a questa complessità?

I fatti di “Bibbiano”, ci portano a considerare l’importanza dell’agire in trasparenza, sempre nel rispetto della privacy delle parti coinvolte, evitando lavori delicati in totale autonomia all’interno di piccoli universi comunitari”.

In linea con la nota emessa dall’Ordine Nazionale degli Psicologi, prima di tutto “quei pochi professionisti indagati non possono oscurare la grande competenza e abnegazione con cui migliaia di psicologi ogni giorno scendono in campo per dare risposte concrete ai bisogni emergenti, piccoli e grandi, dei nostri concittadini”.

E’ evidente che modificare un disegno di un bambino per documentare un abuso è qualcosa di inaudito. Ma senza arrivare a quello, il modo in cui si pongono le domande a un bambino – in particolare in tema di maltrattamenti e abusi – può influenzare le risposte.

L’ascolto del minore è materia assai delicata ma ci sono molti studi scientifici e linee guida e gli operatori hanno il dovere di formarsi adeguatamente. Non si può procedere in base alla sensibilità propria.

In merito ai percorsi di specializzazione professionale degli psicologi e al continuo aggiornamento formativo, nell’imparare dallo studio delle relazioni umane non c’è mai fine, ma lo studio e il lavoro metodologico non vanno mai di pari passo.

E’ importante che ogni professionista utilizzi strumenti terapeutici consolidati e riconosciuti dalla comunità scientifica, a maggior ragione quando tale strumento deve svolgere un compito della massima importanza e la mancanza di serietà può creare gravi danni alle parti coinvolte.

E’ di fondamentale importanza per lo psicologo di far supervisionare costantemente il proprio operato, per poter offrire sempre un buon servizio ed evitare di cadere in mal operati.

Non solo formazione, ma anche confronto e lavoro di équipe.

Lo psicologo è un essere umano e anche in lui, per quanto bravo e preparato sia, possono affiorare nella mente mille dubbi, criticità, momenti di incertezza sul come agire.

Il concetto di supervisione in termini più ampi andrebbe allargato ad un migliore intervento strutturale e di sistema per favorire chiarezza, trasparenza e fluidità nel modo di lavorare anche grazie all’organizzazione sinergica di tutti gli organi competenti.

Oggi appare non più derogabile una mirata azione di prevenzione, all’interno del mondo della scuola. E’ da qui che bisogna ripartire attraverso l’introduzione delle figure del Medico e dello Psicologo scolastico.

L’azione di trasparenza deve partire da un ruolo più definito e certo della figura dello psicologo all’interno dell’istituzione scolastica, per rafforzare la rete delle relazioni e per promuovere benessere e migliorare la qualità della vita di tutti gli attori coinvolti (famiglie, alunni, docenti, operatori, ecc.).

Il potere e l’ego non possono continuare a gestire l’amore per i figli, l’esperienza di vita in libertà, gioia e fiducia nelle relazioni umane”.

Dott. Aldo Marinacci *
Psicologo – Sessuologo Clinico
Iscritto all’albo della Federazione Italiana Sessuologia Scientifica (F.I.S.S.)
www.studioarmoniamarinacci.it

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