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La cause dell’esplosione del Burnout: quando la qualità e la quantità del lavoro mettono a rischio la nostra salute e quella degli altri

La sindrome del burnout comporta una forma di esaurimento emotivo, depersonalizzazione (la coscienza del soggetto si distacca da sé), un atteggiamento sul cinismo, un sentimento di ridotta autostima e realizzazione personale. Il soggetto tende a sfuggire l’ambiente lavorativo si assenta lavora con entusiasmo ed interesse sempre minori, provando frustrazione e insoddisfazione, e infine  riduce l’empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi. Il burnout si accompagna spesso ad un deterioramento del benessere fisico, a sintomi psicosomatici come l’insonnia e psicologici come la depressione. I disagi si avvertono dapprima nel campo professionale, ma poi vengono con facilità trasportati sul piano personale: l’abuso di alcol, di sostanze psicoattive ed il rischio di suicidio sono elevati nei soggetti affetti da burnout, specialmente se soffrono di stadi di depersonalizzazione.

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Sono state codificate le fasi in cui si può ipotizzare l’insorgere di questa problematica soprattutto per chi sceglie lavori che hanno rapporti con l’utenza, clienti, pazienti.

La prima fase, preparatoria, è “l’entusiasmo idealistico” che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale, della serie “Io ti salverò”.

La seconda fase, “la stagnazione” in cui il soggetto, sottoposto ad eccessivo stress e carichi di lavoro, si rende conto che le sue aspettative non coincidono con la realtà lavorativa. Quando l’entusiasmo, l’interesse e la gratificazione lavorativa comincia a scemare.  Della serie “non so se potrò salvarti”.

La terza fase “la frustrazione”, il soggetto affetto da burnout si sente inutile, inadeguato,  insoddisfatto, sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato; può mettere in atto comportamenti di fuga e astensione dall’ambiente lavorativo, e tenere atteggiamenti aggressivi o autolesionistici. Della serie “non posso salvarti”.

La quarta fase, “l’apatia”, il soggetto non ha più interesse e passione per il lavoro sta  nell’indifferenza, fino “morte professionale”. Della serie “non posso salvare nemmeno me stesso”.

 

Le cause più frequenti di Burnout sono:

  • Un sovraccarico di lavoro: quando la persona percepisce un carico di lavoro eccessivo tale da esaurire le energie individuali e l’impossibilità di recuperarle,
  • In presenza di un carico ragionevole, il tipo di lavoro non è adatto alla persona e quindi si percepisce di non essere in grado di svolgere una certa attività.
  • Il carico emotivo del lavoro è troppo elevato poiché scatena una serie di emozioni che sono in contraddizione con i sentimenti della persona.
  • Il senso di impotenza: il soggetto non ritiene che ciò che fa o vuole fare riesca ad influire sull’esito di un determinato evento.
  • La mancanza di controllo: l’estraniamento si verifica quando l’individuo percepisce di avere insufficiente controllo sulle risorse necessarie e una sufficiente autorità.
  • Il riconoscimento adeguato peril lavoro svolto.
  • Il senso di comunità: quando crolla il senso di appartenenza comunitario all’ambiente di lavoro, quando si percepisce che manca il sostegno, la fiducia reciproca ed il rispetto e le relazioni vengono vissute in modo distaccato ed impersonale.
  • L’assenza di equità: quando non viene percepita l’equità nell’ambiente di lavoro in ambiti quali, ad esempio, l’assegnazione dei carichi di lavoro e della retribuzione o l’attribuzione di promozioni e avanzamenti di carriera.
  • I valori contrastanti: il disadattamento nasce quando si vive un conflitto di valori all’interno del contesto di lavoro e cioè quando la persona non condivide i valori che l’organizzazione trasmette oppure quando i valori non trovano corrispondenza, a livello organizzativo, nelle scelte operate e nella condotta.

Conseguenze

A livello individuale: atteggiamenti negativi verso i clienti/utenti, verso se stessi, il lavoro, verso la vita. Riduzione della soddisfazione lavorativa, dell’impegno verso l’organizzazione, della qualità della vita personale, peggioramento dello stato di salute.

A livello organizzativo: aumento dell’assenteismo, aumento del turnover, diminuzione della performance, della qualità del servizio e della soddisfazione lavorativa.

A volte lo psicologo specializzato nello stress lavoro correlato può utilizzare la grande forza del gruppo proponendo all’ufficio del personale un gruppo di sostegno come succede per l’anonima alcolisti.

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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