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Il funzionamento della rabbia secondo il prof. Luciano Rispoli fondatore della Scuola di psicoterapia funzionale

Intervista sul funzionamento della rabbia secondo il prof. Luciano Rispoli. Il suo viaggio negli studi, nella ricerca, nella professione,nelle istituzioni, nei congressi, nella formazione gli ha permesso di costruire e fondare l’area di pensiero, teorica e metodologica, del Neo-Funzionalismo. Ma il percorso è stato lungo, non sempre lineare, non del tutto facile, ma estremamente interessante e avvincente.

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Prof. Rispoli che cos’è la rabbia?
La rabbia non è solo un’emozione ma è un vero e proprio funzionamento, un modus comportandi per esprimere e cambiare aspetti della nostra vita di cui siamo insoddisfatti. Il funzionamento, secondo la psicologia funzionale, è inteso come la vitalità e la capacità di vita piena di ogni organismo. Il funzionamento è inteso su vari piani dell’essere umano: il piano cognitivo/simbolico, il piano posturale, il piano fisiologico e quello emotivo. Un esempio: quando siamo arrabbiati c’è un evento che ha scatenato la rabbia (il piano cognitivo/simbolico), assumiamo una postura arrabbiata gridando, tirando cose, sbattendo i piedi o un’azione violenta, abbiamo una serie di cambiamenti fisiologici, tra i quali l’aumento del battito cardiaco, della frequenza respiratoria e della temperatura corporea e il piano emozionale di conseguenza diventa “provare la rabbia” a tutti gli effetti.

Ma quando la rabbia diventa un funzionamento “alterato?
Come funzionamento possediamo la rabbia fin da bambini. Il bambino e la bambina si arrabbiano quando non vengo ascoltati quando chiedono una cosa e non ricevono “attenzione”.  Dopo aver provato in vari modi, il bambino che “funziona” se è ascoltato scioglie “l’effetto rabbia” in pochissimo tempo passa ad un contatto affettuoso e alla contentezza perché ha ottenuto quello che voleva. La rabbia quindi ci aiuta ad individuare e rispondere istintivamente a situazioni di minaccia, oltre a fungere da potente forza motivante. Se si perpetua il mancato ascolto delle esigenze del bambino l’emozione rabbia, quella “sana”, coinvolgerà l’intero corpo non si scioglierà e rimanendo, diventerà un funzionamento alterato.

Quindi se uno sfoga la rabbia dovrebbe stare tranquillo e invece questo spesso non succede per quale motivo?

Se stiamo con la rabbia fior di pelle in auto si grida in città come Napoli o Catania poi si torna a casa o al lavoro e siamo sempre arrabbiati pur avendo “sfogato” la rabbia non stiamo bene. Magari quando eravamo piccoli non potevamo esprimere la rabbia perché a casa era considerato fuori luogo  arrabbiarsi, per cui questa diventa rancore che cova e continua logorare. Si nasconde in profondità e quando emerge, si mostra camuffata da comportamenti quali il sarcasmo, attacchi di rabbia, fatica cronica o sintomi depressivi.

Cosa succede da un punto di vista fisiologico ad essere sempre “arrabbiati”?
Abbiamo detto che la rabbia sana fa bene. Con la rabbia alterata utilizzata come funzionamento ne paghiamo le conseguenze, resta tutto dentro: adrenalina, diminuzione di endorfine, di ossitocina,  aumenta il cortisolo, si indebolisce il sistema immunitario aumenta il rischio di una serie di patologie.

Allora come si può fermare una persona che si arrabbia sempre?
La rabbia è l’ultima spiaggia dobbiamo capire le altre modalità, l’attenzione con dolcezza chiedere per ottenere quello che ti serve.  Ci sono stati per anni modelli terapie corporee che si occupavano principalmente di scaricare la rabbia: la rabbia non si scarica, più ci si arrabbia e più si innesca il circuito fisiologico e si alimenta una forma di dipendenza. Bisognerebbe, se si vuole aiutare la persona arrabbiata a recuperare i funzionamenti quali “prendersi l’altro” e “portarlo a sé”; essere gentili con “la tenerezza” “chiedere per ottenere cose” “la forza calma”.

Di solito è sempre il problema o essere aggressivi o passivi: o si vince o si perde. Esiste un via di mezzo?
Esiste una polarità centrale quale è l’assertività: sostenere la mia opinione con la forza calma, comunicare “oltre questo punto non puoi andare”, questo atteggiamento crea “il rispetto” con “la morbidezza” si cura recuperando queste cose a livello individuale.

Invece quando si tratta di rabbia per le ingiustizie subite a livello collettivo?
La rabbia può essere causata dai mali della società: per reagire alle ingiustizie bisogna creare alleanze; lottare insieme agli altri; smuovere le cose a livello sociale. Quando subisci ti senti impotente, in maniera passiva o aggressiva massacrando la tua fisiologia, il sistema immunitario neurovegetativo, endocrino. Quando invece puoi recuperare la forza calma ti godi e senti le cose positive della vita, della natura, e avere una missione da portare avanti. Fino a quando sei un adolescente puoi fare il ribelle “arrabbiato”: dopo i18 anni o diventi rivoluzionario o sei patetico. A noi la scelta: se restare arrabbiati e ammalarci oppure di goderci pienamente la vita in buona salute.

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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