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Il disturbo di accumulo e il collezionismo: come una patologia può diventare arte

L’accumulo compulsivo è un disturbo dello spettro ossessivo-compulsivo il cui tratto caratteristico è la difficoltà a separarsi dagli oggetti accumulati, anche se di nessun valore. Circa il 75% delle persone che soffrono di accumulo compulsivo, soffrono anche di disturbi dell’umore o di disturbi d’ansia. In particolare i disturbi che si trovano associati più frequentemente sono la depressione, la fobia sociale e il disturbo d’ansia generalizzato.

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Il disturbo di accumulo è anche noto come disposofobia che significa letteralmente “paura di buttare”, dall’inglese to dispose, “gettare”, “buttare”, “disfarsi (di qualcosa)”, con il phóbos, “panico”, “paura”, comunque sia il suffisso non descrive in maniera completa le caratteristiche del disturbo, ovvero arrivare all’incapacità di prendere la decisione di buttare qualsiasi oggetto, indipendentemente dal valore. L’accaparramento compulsivo provoca impedimenti e danni significativi ad attività essenziali della vita domestica: mobilità, alimentazione, pulizia e sonno. Nel 2014 è stato riconosciuto come categoria diagnostica a sé stante. Diffuso in tutto il mondo, apparentemente senza distinzioni di ceto, etnia, cultura di appartenenza o livello di istruzione, ha un’incidenza calcolata sul 4-5% della popolazione. Gli accumulatori hanno le seguenti caratteristiche: acquisire, senza poi disfarsene, un gran numero di beni che appaiono inutili o di scarso valore; spazi vitali ingombrati in modo tale da impedire le attività per le quali tali spazi sono stati progettati; disagio significativo o menomazione nel funzionamento causati dall’accaparramento; ritrosia o incapacità a restituire oggetti presi in prestito (l’accaparramento impulsivo potrebbe a volte portare a cleptomania o furto).I soggetti affetti credono che gli oggetti accumulati siano molto preziosi davanti alla minaccia che vengano buttati, indipendentemente dal loro valore, economico e affettivo. Di seguito, un elenco dei tratti più comuni per riconoscere tale disturbo: sono perfezionisti; dipendono dal contatto visivo con gli oggetti; hanno relazioni contrastanti con i propri familiari; hanno un indice di massa corporea superiore alla media; soffrono di depressione; sono disponibili al distacco dagli oggetti solo se rassicurati che non saranno buttati/sprecati; vivono in un eccessivo disordine; provano piacere dal proprio disturbo (egosintonia), a differenza di persone affette da altre patologie; sono collezionisti; hanno una intensa paura di sbagliare e commettere errori; soffrono di ossessioni riguardo ordine e simmetria; sono attratti dall’utilità degli oggetti, dal non sprecare e dal senso di responsabilità; evitano il disagio (punto chiave nello sviluppo e nel protrarsi del disturbo); hanno una storia personale caratterizzata da assenza di calore, accettazione e supporto nei primi anni di vita; parlano in modo molto elaborato, con troppi dettagli e perdendo il filo del discorso; le capacità di comportamento finalizzato, pianificazione, organizzazione, decisione, attenzione e motivazione risultano in parte compromesse.

 

Le differenze e le affinità tra accumulatore e collezionista. Le affinità, visive e compulsive, con il disturbo da accumulo sono le stesse, ma se il collezionista, come l’accumulatore, può arrivare anche a stravolgere la propria abitazione e a dedicare una gran parte di essa alla propria collezione, questa viene catalogata con cura, gli oggetti che la compongono sono accuratamente manutenuti e normalmente vengono dedicati spazi e mobili alla loro esposizione. La persona con il disturbo accumula seguendo una compulsione irresistibile, ma una volta che gli oggetti sono entrati in casa perdono di interesse e di valore, finendo per essere accatastati in modo grossolano in quanto ormai privi di interesse; il valore degli oggetti viene però amplificato e magnificato, non appena si presenta il rischio di perderli, con reazioni emotive che possono passare dalla disperazione, all’aggressione di chi in quel momento costituisce un “pericolo” e potrebbe sottrarre o peggio buttare gli stessi.

Ma chi sono veramente gli accumulatori? La parola è la stessa per gli accumulatori di energia per il denaro per le informazioni su internet per le foto virtuali accumulo è sinonimo di blocco o di risparmio? Chi può stabilire quello che ci fa bene o male ad esempio lo shopping come terapia: chi è che può dire dove fermarsi? Resta sempre tutto lì nella misura o meglio nella funzionalità. Ricordiamo per esempio la figura di Paperon De Paperoni accumulatore di denaro in monete e cartamoneta: non è la rappresentazione del vecchio banchiere o delle grandi fortune legate a famiglie immarcescibili?

 

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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