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Il colloquio psicologico è alla base della professione dello psicologo: come difendersi dagli abusi di professione di questa nuova ondata di sedicenti e improvvisati operatori olistici?

Dal 2018 lo Psicologo è una professione sanitaria. L’ingresso all’interno delle strutture ospedaliere darà più forza e soprattutto definirà i confini di questa professione così inquinata da altre figure di dubbia formazione? Definiamo quali sono le professioni sanitarie: sono il Farmacista, il Medico chirurgo, l’Odontoiatra, il Veterinario, il Biologo, il Fisico, il Chimico. Poi ci sono le Professioni sanitarie infermieristiche, professione sanitaria ostetrica, professioni tecnico sanitarie, professioni sanitarie della riabilitazione, dove troviamo l’Educatore professionale, professioni sanitarie della prevenzione. Spesso e volentieri tutti i professionisti di cui sopra nessuno escluso si sentono o si sono sentiti responsabili della psiche umana oltre che della gestione del corpo dei pazienti/utenti. Ma quantomeno hanno a che fare con una professione sanitaria.

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Ogni giorno è un fiorire di attribuzioni e autoreferenze nell’ambito della salute fisica e psicologica. Abbiamo counselor, santoni, guru, esperti in psicologia ed educazione sessuale,  che non hanno nemmeno una laurea triennale come educatori professionali, professione sanitaria, che con un corso di sei weekend, si improvvisano depositari del benessere sessuale di coppia e dell’educazione sessuale anche dell’educazione dei minori, entrando nel terreno minato del “colloquio terapeutico”. A quanto pare secondo l’ultima legge sulle professioni sanitarie del dicembre 2018, il “colloquio terapeutico” è di competenza di chi ha studiato per anni, che ha un codice deontologico e se sbaglia paga in prima persona, non trincerandosi dietro “albi” che non hanno motivo di esistere. È proprio così: tutti i corsi che non sono università riconosciute e psicoterapia con iscrizione all’albo, hanno soltanto un valore pedagogico, educativo, preventivo e terapeutico soltanto, e dico soltanto, se l’operatore ha una laurea che sostiene la competenza in questo ambito. Cerchiamo di essere più chiari: se non ho una laurea in materie inerenti le professioni sanitarie, non posso parlare di anatomia umana, tanto meno di sessualità o di connessioni che riguardano la coppia o problematiche psicologiche affettive e sessuali: in cosa consistono “i colloqui” individuali, di coppia e di famiglia? Chi è che sa cosa succede all’interno di questi gruppi? Dove inizia e dove finisce la competenza di questi “non legittimati” educatori che trattano questioni così delicate? Ma si sa nessuno delle “signore e signori” frequentanti questi corsi richiederebbe, a chi si presenta come depositario di tale pseudoscienza, come un counselor o come esperto che esso sia, un titolo di laurea inerente alle competenze “manifestatamente manipolate”. Invece care signore e signori, spesso anche accreditati professionisti, madri e padri di figli da formare e curare, fate male, a non chiedere lumi su formazione e curriculum. Perché è necessario conoscere bene quanto meno a livello di curriculum e titoli “validi”, esperienze nell’ambito di convegni e ricerche, pubblicazioni, chi abbiamo di fronte, prima di affidargli la nostra salute e quella dei nostri figli.

Già lo psicologo e sessuologo clinico deve sopportare, i corsi sulle fasce per portare i neonati, i baby wearing; gli esperti senza laurea che fanno i consulenti e gli educatori professionisti; quelli che fanno mindfulness; quelli “che respirano” senza le competenze anatomo/fisiologiche dell’apparato respiratorio; gli apologisti dello Yoga che sistemano le vite precedenti; i costellatori familiari che si sostituiscono alla psicanalisi: tutto questo nel massimo dell’abusivismo finanziario e con prezzi assolutamente competitivi. È chiaro senza pagare tasse si può fare lo sconto di famiglia!

“Sostituirsi allo psicologo costituisce un grave reato di abuso della professione, punito dal Codice penale perché mette a repentaglio la salute del cittadino”. Ma come si fa a capire come e quando si sostituisce “lo psicologo” se non siamo presenti? Come si può stabilire dove inizia un colloquio di formazione e quindi di educazione, dove occorrono studi universitari appropriati e si arriva ad un colloquio di “sostegno psicologico” dove devi essere un professionista iscritto ad un albo professionale riconosciuto? E per diventare psicoterapeuta arrivi a circa 2000 ore di tirocinio tra la laurea, gli esami di stato, facendo esperienze reali sul campo e spendendo migliaia di euro tra la terapia personale e la scuola! E nel mezzo degli studi altri quattro anni di Sessuologia clinica: quindi per fare un “colloquio terapeutico” nell’ambito della salute mentale e fisica uno psicosessuologo e psicoterapeuta deve studiare almeno 10 anni: invece con sei week end e un diploma di scuola media superiore sei autorizzato a fare un “colloquio” informativo, formativo, preventivo e soprattutto a farti “pagare”. Ah! Saperlo! Io che di lauree ne ho altre due, nell’ambito pedagogico e filosofico. Mi potevo risparmiare questa immane fatica tutti questi viaggi e infinito denaro e fare finta di sapere le cose! Nel nostro Bel Paese studiare non premia: fare i furbi sì, soprattutto restare in una sorta di “ambiguità” stilistica, nel dichiarare ciò che si è studiato, sempre molto poco, a scapito di quello che si è fatto e che si continua a fare “improvvisando” un mestiere in cui i veri professionisti che restano si contano sulla punta delle dita. Quelli veri. E poi la gente preferisce andare da maghi, santoni ed esperti perché lo psicologo fa paura, perché dovrebbero ammettere di avere qualcosa che non va. Mentre “i consigliori”, ti rassicurano, non ti mettono in discussione, rappresentano un male minore, e su mancanze personali dell’utente che si presenta allo sportello, danno colpe e responsabilità alle altrui nefandezze. Allora riformuliamo la fine così: è fondamentale capire se hai bisogno dello psicologo, dello psicoterapeuta con varie scuole e specializzazioni a seconda dei tuoi gusti e delle tue esigenze. Per capire se hai bisogno di una terapia dovresti andare da un terapeuta. Uno di quelli “veri” per favore! Per il resto quando incontri uno “pseudoterapeuta”, che in qualche sottende la tua buona fede, abbi la compiacenza di informarti sulle sue vere competenze, chiedendo i titoli reali e una laurea in campo psicopedagogico, psicologico e se ti serve anche in campo medico. Ricordiamo per esempio che gli psicofarmaci li può prescrivere soltanto uno psichiatra. D’altronde quando andiamo da un medico ci informiamo e guardiamo il titolo di studi sulla parete: perché non dovremmo farlo anche in altri campi? Se abbiamo bisogno di un ortopedico perché mai dovremmo andare da un meccanico?

 

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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