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I Disturbi della Letto-Scrittura secondo lo psicoterapeuta Raimondo Marrelli

Quando è possibile parlare di Dislessia e Disortografia? Chiarire gli ambiti e conoscere le differenze è fondamentale per evitare evoluzioni negative del vissuto psicologico della persona.
È molto frequente che i bambini che presentano un Disturbo Specifico della Lettura (Dislessia), presentino, in diversa misura, un disturbo specifico della scrittura (Disortografia). Questo in quanto entrambi i disturbi hanno una radice comune.
Per molti autori sia l’esordio dei Disturbi di Lettura che quello dei Disturbi di Scrittura può essere atteso nei bambini che in età prescolare hanno mostrato un Disturbo del Linguaggio inteso sia a livello dell’esecuzione dei movimenti articolatori, sia a livello delle conoscenze fonologiche cioè della conoscenza dei singoli suoni che compongono una lingua. Questi bambini incontrano anche difficoltà nell’apprendere le competenze di Letto-Scrittura perché le difficoltà di decodifica dei segni scritti può essere considerata una conseguenza della primaria difficoltà di decodifica fonologica presentata da questi bambini in età prescolare, tutto questo spesso si manifesta primariamente con una difficoltà nell’apprendere la scrittura e successivamente si manifesta anche nell’apprendimento della lettura.
Per la scrittura le difficoltà possono riguardare sia l’identificazione dei singoli suoni che compongono le parole, per esempio al posto di scrivere “palazzo” possono scrivere “palzo”; sia la discriminazione dei suoni simili (luna, l’una; lago, l’ago; etc.); sia la corretta corrispondenza tra i suoni e le lettere che li rappresentano. Sono sempre presenti quindi un gran numero di errori grammaticali, ortografici e lessicali proprio dovuti alla combinazione di questi tre fattori come per esempio: “sciemo” al posto di scemo, oppure io sono “lungo” al posto di alto, o ancora “vado nella nonna” al posto di vado dalla nonna. Sono anche tipici anche gli errori con le “doppie” (casa al posto di cassa), gli errori con gli accenti (e al posto di è), e la sistematica assenza dell’H dove è necessaria.
Per la lettura le difficoltà invece si possono esprimere in un faticoso ed impreciso riconoscimento delle lettere scritte, oppure nella lentezza delle operazioni di decodifica segno-suono, od anche nella difficoltà a realizzare la sintesi fonemica (T-A-V-O-L-O non porta poi alla parola tavolo). Valgono poi le difficoltà di identificazione, discriminazione e corrispondenza già viste per la scrittura le quali poi si manifestano nella difficoltà di comprensione di un testo, vedasi per esempio il significato della frase: ”all’una di notte si vedeva la luna piena” all’interno di una difficoltà che mi rende impossibile distinguere la differenza tra “l’una e luna”.
Il problema non è semplice e ha una lunga evoluzione modificandosi con il passare degli anni e del ciclo scolastico. In ogni fase l’atteggiamento dei docenti, dei compagni di classe e della famiglia ha un grande peso nel determinare evoluzioni positive o negative del vissuto psicologico di questi ragazzi. È provato infatti che l’insuccesso scolastico tende ad abbassare nell’alunno l’autostima personale e la motivazione allo studio. Questi fattori, a loro volta, porteranno ad ulteriori insuccessi, innescando un dannoso e preoccupante processo a spirale.
Secondo alcuni studi buona parte dei bambini con problemi di apprendimento presentano anche problemi di tipo relazionale, presentano minore adattamento sociale ed emotivo, maggiore ansia, ritiro in sé stessi e bassa autostima. L’alunno con Disturbo dell’Apprendimento, per un sano meccanismo di difesa personale, tende ad evitare le situazioni che lo mettono in difficoltà e ansia. È probabile quindi che si rifiuti di leggere a voce alta in classe e a casa quando fa i compiti, non legga spontaneamente dei libri per piacere personale, eviti nel complesso tutte quelle attività che richiedono il processo di lettura e di scrittura. Alcuni mettono in atto reazioni comportamentali di tipo esplosivo, cioè le reazioni di rifiuto molto intense fino ad arrivare anche a livelli importanti di aggressività. Spesso sono alunni che effettuano lotte furibonde con i genitori per non fare i compiti, cercando di passare il maggior tempo possibile in altre attività in cui si sentono capaci e forti. Altri, invece, possono manifestare reazioni comportamentali più di tipo implosivo, cioè rivolte verso di sé; alcuni, quando si tratta di andare a scuola o fare i compiti, lamentano disturbi somatici, quali mal di testa, mal di pancia, nausea, ecc; altri si colpevolizzano in continuazione per le proprie incapacità tanto da sviluppare anche sintomi depressivi.

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