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Acireale il 17 e 18 novembre seminario su la Sindrome del barone di Munchausen per procura

Acireale – Il 17 e il 18 novembre presso il Convento San Biagio Hotel di Acireale l’Associazione culturale  Officine psicologiche del libero pensiero organizza un seminario su la Sindrome del barone di Munchausen per procura. L’evento vuole accendere un faro sul fenomeno poco conosciuto e, forse anche a causa di ciò, poche volte diagnosticato. Il nome dato a questa sindrome deriva dal famoso barone dalle inverosimili avventure, ma nella fattispecie i disturbi vengono provocati al bambino dalla madre o dal caregiver. La sindrome rientra fra le forme di maltrattamento infantile da ipercure ma viene spesso sottovalutata e/o misconosciuta.

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Pediatri, neuropsichiatri infantili e psichiatri attenti e informati su tale fenomeno possono diventare capaci di diagnosticare, e intervenire, in una situazione madre-figlio che presenta tali caratteristiche evitando a volte che si realizzi il peggio.

Il 17 e il 18 novembre presso il Convento San Biagio Hotel di Acireale, la prof.ssa Gabriella Perusia, esperta di Disturbi Fittizi, già docente presso l’Università di Torino, terrà un importante seminario sul tema. Insieme alla prof.ssa Ilenia Pettiti, illustrerà il concetto di simulazione, i disturbi fittizi, la dinamica ingannevole nell’abuso Munchausen nonché la diagnosi differenziale. Verranno illustrati gli interventi psicoterapeutici sia sulla vittima che sull’abusante, e verrà presa in considerazione la valutazione clinico-forense del fenomeno.

Interverrà il presidente del tribunale per i Minorenni, Dott.ssa Maria Francesca Pricoco e chiuderà i lavori la dott.ssa Carmelita Russo che condividerà la sua esperienza clinica presso il reparto di NPI dell’Ospedale di Acireale.

L’Associazione culturale “Le Officine psicologiche del libero pensiero”, è costituita da psicologhe e psicoterapeute con diverse formazioni che condividono l’obiettivo comune della promozione del benessere psicofisico e dello sviluppo umano, culturale e sociale, con attenzione per le specifiche età e fasi del ciclo vitale. L’associazione, oltre a fornire interventi di formazione ed eventi culturali, opera praticamente con attività di consulenza, percorsi di supporto alla genitorialità, progetti di coordinazione genitoriale, progetti di consulenze a famiglie, scuole ed enti.

Approfondimento necessario per gli operatori nel settore sanitario, la Sindrome di Munchausen, che dalle avventure del barone immaginario ha tratto il proprio nome, indica il comportamento di quegli adulti che hanno un disturbo creato artificialmente, una finta malattia che li porta a richiedere costantemente e pervicacemente l’intervento medico per proprie sindromi che sono inesistenti. La variante che qui interessa, che è per l’appunto la Sindrome di Munchausen per procura, riguarda chiunque induca in modo costante dei sintomi su un’altra persona, in modo che questa venga considerata malata. La definizione nella sua accezione più generale è diretta a generiche vittime, che possono anche essere adulti o anziani. Ma si tende a usarla essenzialmente quando le vittime siano bambini.

I criteri in base ai quali si considera presente la sindrome di Munchausen sono fondamentalmente 4:

  1. la malattia di un bambino causata da un genitore o da qualcuno che è in loco parentis (cioè chi si trova nelle condizioni di svolgere alcune delle funzioni tipiche dei genitori);
  2. il bimbo viene sottoposto a visite mediche prolungate e a trattamenti complessi;
  3. colui che danneggia il bambino nega di conoscere la causa della malattia;
  4. i sintomi acuti e i segni della malattia cessano quando il bambino viene allontanato da chi la causa.

Ad esempio molte madri affette da MSP hanno a loro volta precedenti di sindrome di Munchausen e se non vengono scoperte e curate tendono a portare avanti i loro inganni o aumentare la sintomatologia nei casi successivi.

Ma cosa spinge una madre a mettere in pericolo il proprio figlio?

Le cause scatenanti per questa sindrome sono le più varie. Talvolta il comportamento della madre evidenzia un attacco al marito che forse è un padre emotivamente distante o fisicamente assente; la crisi matrimoniale dà alla madre la giustificazione di vendicarsi dell’uomo che ha accanto e con il quale ha avuto un figlio proprio attaccando il bambino. È capitato che alcune madri hanno salvato il proprio figlio con la rianimazione cardiorespiratoria per cui sono diventate delle eroine. Sono affettuose e molto sensibili ai bisogni del bambino, i medici le apprezzano perché riferiscono correttamente la sintomatologia, quando in realtà è vero l’esatto opposto.

“Mi piaceva sentire la compassione degli altri, mia figlia doveva stare male perché io potessi sentirmi importante. In ospedale ero qualcuno. Erano persone intelligenti (riferendosi ai medici), mi piaceva essere presa in considerazione da loro”.

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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